Elezioni 2018, Mazzantini: "Pd sotto il 40% nell'Empolese è sconfitta". Ottimismo per le comunali

Il Pd regge nell'Empolese Valdelsa, ma il colpo incassato è di quelli che fanno male: 11mila voti persi e un calo di circa il 9%. E anche se la percentuale di voti ottenuti sul territorio è tra i più alti a livello nazionale, la 'roccaforte' sembra essere sotto assedio.

Il risultato ottenuto non può far stare tranquillo il segretario Jacopo Mazzantini che non usa giri di parole: "Le urne parlano chiaro, nell'Empolese Valdelsa il risultato è al di sotto delle aspettative perché nel nostro territorio non raggiungere il 40% vale come una sconfitta. Dire che il risultato è tra i migliori di Italia non basta".

I dati sono stati commentati dal segretario e dal responsabile organizzazione Valentina Russoniello nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta oggi nella sede di via Fabiani a Empoli.

L'analisi del voto. "Ciò che emerge su scala nazionale è una riduzione di consenso del Pd a cui non si associa la crescita della sinistra, ma quella del M5S e della destra. Siamo in una stagione dove le destre hanno il vento in poppa e l'Italia è solo l'ultima tornata elettorale dove governi di sinistra escono ridimensionati. Credo che abbiano influito alcune tematiche come sicurezza e immigrazione e alcuni linguaggi politici usati dalle forze vincitrici", sono queste le parole con cui Mazzantini commenta il voto, corroborando di fatto l'analisi fatta da Matteo Renzi. Una posizione che circoscrive il fallimento elettorale al populismo, all'incattivirsi del linguaggio politico e all'utilizzo strumentale di tematiche come quelle dell'immigrazione e della sicurezza.

Quello di cui Mazzantini (e Renzi) sembra non voler discutere (diventato ormai un vero e proprio tabù nel partito) è l'allontanamento del PD da alcune posizioni politiche prima appartenenti al mondo della sinistra e ora passate nelle mani delle destre sociali e nel caso italiano in quelle del M5S. Un fenomeno europeo che si verifica ovunque e che è accompagnato di pari passo dalla sconfitta delle sinistre. In termini pratici prendere coscienza di questo strappo nei confronti di quella che una volta veniva chiamata 'base sociale' è importante per determinare il percorso che il partito vuole prendere sia in termini di programma, di comunicazione, ma anche di alleanze future.

Una piccola apertura su questo tema arriva anche da Mazzantini: "Dobbiamo prendere atto del voto espresso. C'è un pezzo di società che ha ritenuto che le proposte non erano quelle che desideravano. Da parte nostra serve un percorso di ascolto e recupero di quegli elettori. Non credo nel voto di pancia o di testa, credo si debba ricucire un rapporto di fiducia rispetto alla capacita del nostro partito di saper dare risposte che effettivamente chi non ha votato per noi".

Ma nessun passo indietro su quanto fatto: "La spesa sociale sul territorio è aumentata, la situazione del mondo del lavoro rispetto al 2013 è molto migliore e quanto abbiamo fatto non serve ripeterlo. Siamo una forza di sinistra e questo mi sembra l'abbiano capito tutti. Se non fosse così i voti sarebbero andati a LeU, invece sono andati alla destra".

Mazzanti commenta anche la scelta di dimissioni (posticipate) del segretario Renzi: "Risultato territoriale si inserisce in un quadro nazionale di sconfitta profonda e credo che Renzi abbia preso l'unica decisione possibile rassegnando le dimissioni. Adesso serve una fase di riflessione attenta e non superficiale"

Obiettivo nuove elezioni. Il segretario dell'Empolese Valdelsa ha voluto ribadire che il PD starà all'opposizione così come indicato da Matteo Renzi e che le porte sono chiuse per qualunque "inciucio": "È chiaro che noi rappresentiamo la minoranza. Abbiamo quindi il dovere di stare all'opposizione come hanno scelto i cittadini. Un inciucio non sarebbe capito dagli elettori. Agli altri spetta compito di trovare la maggioranza nel parlamento, se ne saranno capaci".

Quindi nessun governo 'tecnico' all'orizzonte, né governi di scopo. L'obiettivo, senza mezzi termini, è tornare alle elezioni: "Siamo stati chiari, - conclude il segretario - non faremo alleanze con nessun partito populista, c'è solo il voto". E Mazzantini non ammette ripensamenti neanche all'interno del suo partito: "Se la posizione nazionale cambiasse, siamo pronti a dire no e a fare un referendum territoriale per portare a Roma la nostra intransigenza su questo punto". Il PD sembra quindi non contemplare il ruolo di stampella: se le cose stanno così la governabilità è un miraggio e il ritorno alle urne è una possibilità concreta, questa volta si spera almeno con una nuova legge elettorale.

I candidati eletti. Di positivo sembra esserci solo l'elezione dei candidati toscani Dario Parrini, Laura Cantini e Luca Lotti: "Mi sento di dire che siamo soddisfatti per aver confermato i parlamentari del nostro territorio - dice Mazzantini - a cui vanno sentite congratulazioni per come hanno interpretato la campagna elettorale. Sono sicuro che sapranno portare le istanze del territorio a Roma".

All'orizzonte le Amministrative 2019. Con questi risultati il PD non può non essere preoccupato per le Amministrative del 2019: in ballo ci sono 180 comuni toscani, tra cui gli undici dell'Empolese Valdelsa. Se il vento fosse il solito sarebbe una debacle per l'intero partito. C'è da dire che sono elezioni di ben altro calibro, in cui influiscono molti altri fattori, nel circondario ad esempio la rielezione degli 11 sindaci che hanno ottenuto la fascia tricolore nel 2014, ipotizzando una ricandidatura quasi certa (solo Giulio Mangani non può farlo perché è al secondo mandato).

Perdere la Toscana, roccaforte storica del centrosinistra, potrebbe rappresentare la sentenza di fallimento del PD o quantomeno determinare uno tsunami all'interno della dirigenza del partito. E i precedenti di Livorno, Grosseto, Arezzo, Carrara o Cascina (tanto per citarne alcuni casi locali) non fanno dormire sonni tranquilli.

Il segretario Mazzantini, però, sembra ottimista: "Non abbiamo nessuna paura. Credo che gli elettori abbiano la capacità di discernere le tornate nazionali da quelle locali e i modi in cui ci si approcciano. Quello del 4 marzo è un giudizio sul Governo e non sull'operato locale. Queste elezioni ci mandano un messaggio che noi saremo in grado di recepire rispetto al partito nazionale. Un cittadino può avere un giudizio locale o nazionale diverso". E alla domanda più esplicita, ossia se è possibile una Cascina empolese il segretario è laconico: "No, non credo".

Giovanni Mennillo



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