CAPACITA' DI ASCOLTO ATTIVO

 

La capacità di ascolto rappresenta un aspetto fondamentale e cardine delle relazioni interpersonali; significa non solo capire ciò che il nostro interlocutore sta dicendo con le parole, ma anche riuscire a cogliere ulteriori aspetti, come una sofferenza emotiva o un bisogno, che non vengono espressi in maniera diretta.

L’ascolto è un’abilità sociale che implica capacità cognitive ed emotive, ascoltare una persona porta alla creazione di un rapporto di fiducia, di comprensione, facendo sì che si vada a formare un legame significativo.

L’ascolto è un processo attivo, in quanto occorre prestare molta attenzione a tutti i messaggi verbali (parole) e non verbali (gesti) che il nostro interlocutore ci invia, colui che ascolta attentamente non lo fa solamente con le orecchie, ma anche con il cuore, con la mente e con gli occhi. Non dobbiamo comunque sottovalutare che ascoltare in maniera profonda risulta  molto faticoso quando sussiste un legame emotivo e significativo con il nostro interlocutore.

Lo psicologo statunitense Thomas Gordon ha individuato 4 step grazie ai quali si comunica all’interlocutore l’ascolto attivo:

1) ascolto passivo: durante la fase iniziale è essenziale ascoltare in silenzio e non interrompere, così facendo, si comunica che si è interessati all’argomento e predisposti per l’ascolto;

2)messaggi di accoglimento verbali e non verbali: in questa fase cerchiamo di usare frasi tipo “Sto cercando di capire” o “Ti sto ascoltando”, usiamo anche il linguaggio non verbale, come sorrisi, sguardi o cenni con il capo, che fanno capire all’ altro  che siamo interessati alle sue argomentazioni;

3)inviti all’ approfondimento: incoraggiamo chi parla ad approfondire l’argomento senza che l’ascoltatore giudichi o commenti quel che è stato detto. “Spiegami meglio” o “Raccontami” sono frasi utili da utilizzare spesso;

4)l’ascolto attivo è l’ultimo step durante il quale chi ascolta ripropone il contenuto del messaggio condiviso dall’altro con parole diverse. In questa fase però non entrano in gioco solo le parole, ma anche le emozioni e i sentimenti.

Le 12 barriere alla comunicazione da abbattere:

Thomas Gordon mette inoltre in evidenza  12 barriere alla comunicazione, cioè atteggiamenti che delineano il non ascolto e che limitano la capacità comunicativa. Per questo è auspicabile cercare di evitarle il più possibile o limitarle. Ecco di seguito le barriere da abbattere:

    • Ordinare, esigere e comandare: (“Bisogna che tu esegua i tuoi compiti”, “Devi farlo!”), esigere qualcosa senza tenere in considerazione i bisogni dell’altra persona che non si sente compresa.
    • Minacciare: (“E’ meglio per te se ti comporti bene, altrimenti non potrai salire di ruolo”, “Se non fai come ti dico io, farai una brutta figura”), questo stile comunicativo può far provare terrore, paura o sottomissione. Le minacce suscitano rabbia, ribellione e ostilità.
    • Fare la morale: (“Tu dovresti…”, “Non dovresti…), si comunica sfiducia o un giudizio morale.
    • Dare soluzioni già pronte: (“E’ chiaro che in questa situazione dovresti agire così…”), la persona non riesce a riflettere sul proprio problema e di conseguenza a cercare alternative; inoltre può andare incontro a dipendenza o resistenza.

 

  • Persuadere con argomentazioni logiche: (“So che pensi che questo sia il modo più corretto per gestire la situazione , però così facendo non riuscirai a terminare il progetto; forse ti converrebbe cambiare modalità”), questo stile comunicativo porta spesso l’interlocutore a smettere di ascoltare e farlo sentire inferiore o inadeguato.
  • Giudicare, disapprovare, criticare: (“Sei fatto così, non sei in grado di farlo…”), la persona si sente giudicata, disapprovata e criticata, tanto da interrompere la comunicazione per il timore di un giudizio negativo.
  • Fare complimenti e approvare immeritatamente: (“Penso che tu stia facendo un ottimo lavoro”, “Solo tu puoi farcela”, “Sei bravissimo”), questi messaggi possono essere interpretati come manipolatori, facendo sperimentare nell’altro ansia.

 

  • Umiliare, ridicolizzare: (“Sei lento”, “Non hai voglia di fare niente”, “Femminuccia”), sono tutte etichette e valutazioni che possono far sentire l’altro inadeguato e incapace.
  • Interpretare, analizzare i comportamenti altrui: (“Sei solo stanco…”, “Sai perfettamente perché…), questi messaggi comunicano che chi sta parlando ha compreso la situazione in maniera frettolosa, senza approfondire.
  • Consolare, minimizzare: (“Non è successo niente”, “Vedrai si risolve tutto”), la persona non si sente ascoltata e compresa.
  • Cambiare argomento: (“Stamattina ti sei svegliato con il piede sbagliato”), il problema viene evitato e non affrontato, l’interlocutore è scoraggiato e non si apre ulteriormente, sente che le sue difficoltà vengono minimizzare.
  • Indagare, interrogare: (“Perché? ”,” Cos’è successo?”, “Con chi eri?”), la persona può sentirsi sotto interrogatorio.

 

Leggendo queste barriere comunicative, ti sembrerà di metterle tutte in atto, sicuramente sarà così, alcune le userete maggiormente, altre forse non le usate proprio, ma è assolutamente una cosa normale, sono tutti modi di porsi che fanno parte della nostra quotidianità , possiamo cercare di porvi attenzione, ma non possiamo eliminarle del tutto.  L’importante è diventare consapevoli del modo in cui ci relazioniamo agli altri e riuscire a comprendere come l’altro possa sentirsi se inviamo determinati messaggi, per poter ridurre il loro utilizzo.

 

 Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com, e noi vi risponderemo o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.

 

Federica Giacinti