Montefalcone in Cerbaia, crocevia di pellegrini

Stemma degli Albizi

La prima notizia di un castello nel luogo detto Montefalcone, oggi nel comune di Castelfranco di Sotto, è del 1020 ed è contenuta nel diploma con cui Enrico II confermava agli abati dell’abbazia di Sesto (antico nome del lago di Bientina secondo E.Repetti), il possesso dei beni e dei diritti abbaziali nell’area lungo le rive dell’Usciana. Successivamente il castello e la sua «curia» rientrarono nel sistema giurisdizionale organizzato dai Cadolingi in Valdarno sino al 1114, quando, almeno per metà, passarono nelle mani della sede vescovile lucchese. Il castello era capoluogo di un distretto che inglobava gran parte delle Cerbaie. Verso la metà del secolo troviamo ad esercitare la giurisdizione nel territorio soggetto al «Districtus» del castello la famiglia lucchese degli Allucinghi che vi aveva incluso anche il «districtus» del castello di Poppio, abbandonato sin dalla metà del secolo XII e che sorgeva, a partire dal secolo X, nella piana fra gli attuali abitati di Castelfranco e Santa Croce.

Negli ultimi anni del secolo XII venne fondato presso Montefalcone, ad opera di un eremita, uno spedale con chiesa dedicata alla Santa Trinita. L’edificio doveva sorgere nei pressi del castello, nella località ancora oggi detta Spedaletto, e la sua fondazione, fu realizzata con l’accordo dei dòmini locali e con quello di Lucca, che andava approfittando del vuoto di potere seguito alla morte di Enrico VI per estendere il suo controllo sulla Valdamo.

Scrive Giulio Ciampoltrini in Castelfranchesi del duecento, che intorno al 1197, un eremita trasformò una capanna di frasche in un ospedale dotato di una chiesa: che sarà Santa Trinita di Montefalcone, nel luogo dove la Francigena incrocia il Rio Turbidus o Rimoro nella località detta poi nell’Ottocento, Ospedaletto. All’inizio del XIII secolo, nel territorio che sarà di Castelfranco, il centro amministrativo è il castello di Montefalconi posseduto dalla famiglia degli Allucinghi. Sempre da Ciampoltrini si apprende "uno scorcio sulla struttura urbanistica del castello di Montefalconi" già degli Albizi, che doveva sorgere nell’area dell’attuale villa - oggi Cerrini - di cui si riporta, con il permesso di Piero Cerrini, la foto di un affresco inedito situato in una sala della villa.

La società che opera in quel tempo a Montefalconi e nei boschi delle Cerbaie, è una società pastorale: allevamenti di pecore e porci, che si muovono sulle vie della transumanza dalla Garfagnana alla Val di Nievole verso le Maremme seguendo in parte la Francigena e altre vie. Ha rilievo il tracciato che raccorda il castello in corrispondenza con l’Ospedale di Santa Trinita vicinissimo al Galleno. L’ospedale, che acquistò beni fondiari con donazioni ed elemosine cospicue anche nei pressi di San Vito di Santa Croce, nei primi del Duecento, divenne molto importante per gli interessi lucchesi. Molte pergamene documentano gli stretti legami fra gli abitanti del castello, la famiglia signorile di origine lucchese che era titolare della sua giurisdizione, e lo spedale particolarmente caro agli abitanti del luogo.

Del resto il luogo detto Malatia (presso Poggio Adorno), costituiva da tempo un crocevia, un confine: nel 1279, anno di fondazione del monastero di Santa Cristiana, vi erano attestati i limiti del distretto castellano che seguiva la stessa via Francigena fino al Galleno. Per la sua posizione strategica, fra i boschi e il fiume Usciana e la Francigena, Montefalcone si trovò ad essere fra il Duecento e il Trecento, un presidio di soccorso per i pellegrini, di difesa dai briganti e di controllo del territorio, il cui fascino, da salvaguardare, rimane intatto ancora oggi.

Valerio Vallini

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