La prima volta a Pistoia del grande pittore e scultore Giorgio Celiberti

Un grande artista italiano che è dentro la storia e la fa palpitare in ogni sua piega. Attratto dalle potenzialità sensoriali e percettive, Giorgio Celiberti dipinge la storia mentre la vive, la materializza negli anni con i linguaggi e gli strumenti di espressione più diversificati, un interprete del suo tempo che continua a rigenerarsi dando voce al talento innato dell’arte poliglotta che non teme confini né contaminazioni. Per il maestro di Udine il futuro è la realtà che sperimenta e investe sulla forza dei segni e sull’alternanza contrapposta e ritmata del quotidiano, ora reale ora simbolico, ora gioioso ora conflittuale.

Sotto lo sguardo di un’amicizia che lo lega a Marino Marini dalla seconda metà del ventesimo secolo, apre i battenti la personale di Giorgio Celiberti, l’artista poliedrico che rappresenta il mosaico italiano dell’arte viva, dinamica, che vola sulla tela e scivola non senza ‘graffi’ sulla scultura, felice di toccare terra a contatto con le sue superfici ruvide e irregolari, viaggia nel tempo attraverso la plasticità arcaica della terracotta e prende forme rassicuranti nelle ceramiche abitate dal mondo animale, sogna l’eleganza preziosa dei gioielli e approda alla contemporaneità del design. In un fluire continuo e in un passaggio di stato che si realizza nella propagazione della materia e l’evocazione dei diversi momenti del vissuto personale e collettivo, Giorgio Celiberti racconta per la prima volta il suo percorso di scultore e pittore a Pistoia. Apre il suo mondo, fatto di farfalle, cuori e gatti, di spinte verso dimensioni lontane e di ritorni a casa, nella galleria dedicata all’arte contemporanea del Museo Marino Marini. Fino al 24 giugno la personale “Giorgio Celiberti, il segno e la materia” svela uno scrigno di emozioni, ricordi, memorie, tecniche, materie, appendici espressive di un lungo cammino artistico che negli spazi museali del Palazzo del Tau trovano una sintesi di alto spessore.

La mostra è promossa dalla Fondazione Marino Marini e realizzata grazie al contributo della Fondazione Banca Alta Toscana. Responsabile del progetto è Maria Teresa Tosi della Fondazione Marini, mentre il coordinamento e la segreteria organizzativa sono firmati da Ambra Tuci e Francesco Burchielli sempre della Fondazione. Curatori della mostra sono Giovanna e Mimma Massone della Galleria d’arte “Gli Angeli” di Bergamo, il testo critico è di Marco Bazzini. Dopo aver conosciuto il maestro nel suo habitat naturale dell’atelier di Udine Ambra Tuci ravvisa “un lavoro intenso e quotidiano, eseguito senza sosta, ma con l’entusiasmo di un bambino, da un uomo che ha attraversato un periodo storico particolarmente vivo e variegato ed ha raccolto nelle sue opere gioie e dolori di un mondo in continuo cambiamento”.

La trasferta toscana mette in primo piano alcuni degli aspetti centrali dell’arte e della poetica di Celiberti. Le opere esposte nella galleria del Museo Marino Marini, una trentina di opere tra sculture in gesso e terracotta, dipinti su tela e tavola, muri, vivranno non solo di scultura riflessa, tra gli squardi delle Pomone e le armonie conquistate di Cavalli e Cavalieri, ma di una luce propria che si alimenta del buio, il suo opposto. “Le tele, le carte, le tavole, le terrecotte – aggiunge Tuci - raccolgono segni e grafismi affollati e sovrapposti che raccontano di un passato e di un presente macerato e convulse”. Un gene che accomuna Celiberti e Marini, nell’intento di ripercorrere le origini, è la contemporaneità ancestrale. “Le superfici graffiate, corrose e scarne – prosegue - sembrano lavorate dal logorio della storia, sono superfici bidimensionali ma alla ricerca di una tridimensionalità”. E poi compare la luce della leggerezza che ripristina equilibrio e serenità, segni reali che scandiscono il tempo del sogno. Cuori, farfalle e gatti ne sono ignari responsabili.

Fonte: Fondazione Museo Marino Marini - Ufficio Stampa



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