Dal massimalismo socialista alla nascita dei fasci: come il comprensorio divenne 'nero'

Dalla fine della Grande Guerra, nel novembre 1918, cominciò a dipanarsi il filo rosso del massimalismo socialista, della protesta operaia e contadina, e contemporaneamente crebbe il filo nero della “vittoria mutilata” e lo scontento dei reduci offesi dai ‘pacifisti’ e delusi dalle mancate promesse delle assegnazioni di terre. La miseria e la disoccupazione alimentavano un vento di depressione morale e materiale in tutto il paese e anche, naturalmente, nelle nostre contrade. In questo clima di disagio profondo, di vera e propria esasperazione, le menti si facevano facilmente trascinare dalla demagogia e dalla paura.

Economicamente dal 1918 al 1920 a San Miniato e nel montopolese, prevalevano gli interessi agrari e delle attività collaterali e collegate. A Santa Croce e a Ponte a Egola a quelli ‘industriali’; ma per tutti e due i comuni e anche per altri, con la fine della guerra esplosero drammaticamente la disoccupazione, il caro-vita: penuria di beni dall’olio al pane alla carne, e la crescente inflazione.

Il corpo sociale era in fermento. Alle manifestazioni patriottiche dei monarchici e dei liberali per la vittoria e alle commemorazioni dei caduti e dei martiri da parte dei nazionalisti, si contrapposero manifestazioni di socialisti che sfociarono in parole d’ordine politiche e rivoluzionarie.

Le campagne dei nostri comuni si scossero da un torpore secolare e furono investite da lotte violente che videro, per la riforma del fitto colonico, in prima fila le Leghe rosse e bianche. La lotta dalle campagne fu trasferita poi nei centri urbani dove si ricostituirono le Camere del Lavoro e si rivitalizzarono le sezioni socialiste di Ponte a Egola, Santa Croce e Fucecchio.

Dal 1919 al 1920 si posero le radici di quelli che sarebbero stati, nella nostra zona, gli orientamenti futuri dell’elettorato e le divisioni sociali fino quasi ai nostri giorni. In alcune sezioni socialiste dei comuni di San Miniato, Fucecchio e Santa Croce, si anticipò quella frattura del socialismo che esploderà nel Congresso di Livorno del 1921. Fazioni massimaliste, riformiste e comuniste. I comunisti astensionisti di Bordiga ramificarono nel corpo sociale del Valdarno a tutto vantaggio, in quell’epoca ancora giolittiana, dell’affermarsi, per reazione, delle costituzioni dei Fasci.

Alle elezioni politiche del 1919, le prime con la proporzionale, ai socialisti si opponevano i monarchici, i liberali e il Partito Popolare che usufruì dell’appoggio delle Leghe bianche del Samminiatese e della Val d’Elsa. Nel Collegio di Empoli San Miniato i risultati videro primi i Socialisti con  il 60%, seguiti da Monarchici e liberali con il 23%, e i  Popolari con il 17%.

Allora i comuni governati dai socialisti, insieme alle organizzazioni sindacali che aderirono alla Camera del Lavoro di Empoli, inneggiavano allo slogan: “Tutto il potere ai soviet!”, riferendosi all’esperienza travolgente della vittoria socialista nell’Unione Sovietica. Contro tale propaganda massimalista i monarchici-liberali dettero vita ad una concentrazione liberale, e i cattolici costituirono ad Empoli la sezione del Partito Popolare Italiano nei locali dell’Istituto Calasanzio degli Scolopi, e nel 1920 a San Miniato.

Le notevoli affermazioni socialiste a Santa Croce, Santa Maria a Monte e Castelfranco di Sotto, segnalano già un tessuto sul quale fiorirà l’antifascismo e il comunismo. E proprio al fine di segnalare l’origine di quei nuclei che poi formeranno gruppi di comunisti contrapposti ai socialisti, furono importanti le vicende del XVI Congresso del P.S.I. che si tenne a Firenze. Gli echi e le polemiche fra rivoluzionari e riformisti, investirono le Sezioni di Fucecchio, Santa Croce e Ponte a Egola, in merito alla relazione di Lenin per la costituzione della III Internazionale.

La lotta di classe, politica, culturale e civile, che aveva cominciato ad insanguinare la penisola e che i socialisti, sbandierando ogni giorno sull’Avanti! la presa del potere, non erano riusciti a trasformare in rivoluzione, raggiunse soltanto l’obbiettivo anche nella nostra zona, di allarmare le classi medie, gli agrari e il clero. Iniziò da qui l’affermarsi degli strati sociali legati alle ideologie monarchiche, liberali e cattoliche, che si trovarono uniti in una opposizione comune al socialismo, sotto il comune denominatore nazionalista e fascista. Devastanti furono, in questo senso, i fatti di Empoli del 1° marzo 1921: una strage di innocenti marinai fuochisti ad opera di comunisti, che innescarono per reazione, come ben descrive Silvio Ficini nel suo Il comprensorio nella bufera, edizioni Bandecchi e Vivaldi, Pontedera 1998, 'La Fascistizzazione del Comprensorio'.

Durante gli anni 1921-1922, il periodo eroico e 'socialista' della 'Rivoluzione' mussoliniana e dannunziana, si costituirono i Fasci nei più importanti centri come Ponte a Egola, San Miniato, Santa Croce, Montopoli e Fucecchio. In quegli anni al fascismo non ancora regime, ma già fortemente intimidatorio, non mancava, come è documentato da molte fonti, un forte consenso popolare contadino e borghese, vuoi per la demagogia antisocialista, come per il sostegno agli ex combattenti e al clero.

Valerio Vallini

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