Incendi boschivi, la nuova sfida si chiama prevenzione


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La nuova sfida della Toscana al rischio incendi si chiama prevenzione. In una regione che ha raggiunto livelli notevolissimi nella capacità di spegnimento (la media a incendio è di appena 1,62 ettari), prevenire significa potenziare quelle azioni che mirano a impedire che l'evento accada, o a contenerlo al massimo.

Questo tema è stato al centro di un convegno organizzato oggi a Firenze dalla Regione Toscana e dalla Pau Costa foundation, un'organizzazione spagnola che raccoglie esperti di massimo livello con l'obiettivo di diffondere su scala internazionale la conoscenza dell'ecologia del fuoco e l'analisi tecnica degli incendi boschivi.

All'iniziativa hanno partecipato amministratori e tecnici di varie regioni italiane e tecnici di Paesi all'avanguardia in questo settore come Spagna, Irlanda del Nord, Scozia e anche del Nuovo Galles del sud (Australia). La dimensione del problema è infatti globale: basti pensare che, nel 2017, sono andati in fumo in tutto il continente 700.000 ettari di bosco e vi sono state oltre 100 vittime.

Ed è proprio a partire da un anno, quello appena trascorso, estremamente difficile per la siccità (in Toscana sono andati distrutti 885 ettari di bosco) che la Regione ha voluto organizzare questo momento di confronto internazionale sulle azioni e le tecniche di prevenzione, anche alla luce delle modifiche introdotte nella legge forestale.

Un confronto preceduto da una giornata ‘sul campo' svoltasi ieri a Rincine, nel territorio dell'Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve. Qui gli interventi del pubblico, del privato e del settore della ricerca hanno permesso di dare vita al progetto Foresta Modello, ovvero una comunità locale che si integra e gestisce il patrimonio forestale. Ed è proprio il coinvolgimento delle comunità locali a presidio del bosco uno dei punti di forza delle azioni di prevenzione, come ha sottolineato l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi nel suo intervento introduttivo.

"Coniugare le politiche di conservazione degli ambienti naturali con quelle di utilizzo e gestione del bosco - ha detto - è fondamentale per realizzare una valida azione di prevenzione. Nella riforma delle legge forestale abbiamo individuato due strumenti con questa finalità: da una parte abbiamo previsto la pianificazione a fini di antincendio delle aree a maggior rischio, al fine di individuare i punti strategici di intervento e limitare così i danni causati da un possibile evento. Dall'altra abbiamo previsto in legge il coinvolgimento dei cittadini nelle azioni di gestione attraverso la comunità del bosco. Naturalmente faremo tesoro anche dei suggerimenti emersi in questa giornata".

Secondo uno studio dell'Università di Firenze per conto della Regione Toscana il costo per lo spegnimento di un incendio è stimato in circa 6.000 euro all'ettaro. Ma a questo importo vanno aggiunti i pericoli che corrono le persone in caso di incendi, e poi il valore del danno, che non è facilmente quantificabile perché è un valore ambientale, economico, paesaggistico. Ecco dunque l'importanza delle azioni di prevenzione illustrate nel corso della giornata e sintetizzate in un obiettivo unico: gestione attiva del bosco.

L'abbandono dell'attività agricola, soprattutto nelle aree montane, sta infatti determinando, accanto all'incremento della superficie forestale (dal 2000 al 2016 il bosco è cresciuto al ritmo di 12 ettari al giorno), il progressivo peggioramento delle condizioni di tali superfici con l'aumento di potenziale combustibile a terra. Recuperare la gestione attiva forestale significa lavorare sulla sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica del bosco. Il tutto coinvolgendo le comunità che vivono sui territori offrendo loro l'occasione per avviare o consolidare attività economiche sostenibili.

Inoltre, si è detto oggi, occorre continuare sulla strada dell'innovazione, attraverso il Centro di addestramento regionale Antincendi boschivi di Monticiano (Si) e tramite la partecipazione a specifici progetti europei che consentano di collaborare con le altre amministrazioni regionali, con gli altri Paesi Europei interessati e con gli Istituti di Ricerca e Universitari. La giornata di oggi si inserisce pienamente in questo percorso.

In Toscana l'83% degli incendi di bosco non supera un ettaro di estensione

Oltre 5.000 incendi che hanno mandato in fumo 8.200 ettari di bosco. E' questo il dato complessivo degli ultimi undici anni (2007-2017) per la Toscana. Un numero significativo, frutto di andamenti molto discontinui (si va dai 580 incendi del 2007 ai 137 del 2010, dai 120 del 2014 agli 885 di un anno fa, per una media annua di 460), ma con un dato di fondo importante: gran parte degli incendi sono stati infatti fortemente contenuti, addirittura l'83% prima di interessare un ettaro di bosco; solo in pochi casi (il 5%) gli incendi hanno superato i 5 ettari di estensione.

La media di questi dieci anni è di 1,62 ettari a incendio, la più bassa a livello nazionale. Leggermente più alto è questo dato se si guarda a un anno difficilissimo come quello scorso: ma i 2,5 ettari a incendio della Toscana vanno collocati in un contesto particolare causato dalla siccità, contesto in cui altre regioni colpite dai fenomeni come la nostra hanno avuto risultati ben diversi: 13 ettari a incendio per la Sardegna, addirittura 16 per il Lazio. Segno che, nonostante gli eventi non siano numericamente pochi, la capacità di intervento dell'organizzazione antincendi a protezione del nostro patrimonio boschivo (1 milione e 150.000 ettari) è elevata.

Una capacità che per il 2018 non ha avuto esigenza di dispiegarsi a causa della forte piovosità: nei primi quattro mesi dell'anno in corso si sono registrati 37 incendi che hanno interessato appena 19 ettari di bosco. L'auspicio è che queste medie possano confermarsi per i mesi estivi.

La Toscana è comunque pronta a affrontare gli eventi con la sua organizzazione: la Toscana può contare su una forza di intervento in ambito Antincendi boschivi (Aib) composta da circa 600 mezzi terrestri e 4.700 uomini operativi addestrati che fanno parte del volontariato (4.200 unità) e del personale degli Enti competenti (500 operai forestali).

I mezzi ‘terrestri' a disposizione sono invece 600 e fino a 10 (nei periodi di massimo rischio) gli elicotteri. Il cuore del sistema è la Sala Operativa Unificata Permanente (S.O.U.P.) gestita dalla Regione con un servizio H24 per 365 giorni l'anno. La SOUP coordina gli interventi in ambito interprovinciale, si raccorda con i Centri Operativi Provinciali (COP), tiene i rapporti con il Dipartimento della Protezione Civile per l'invio dei mezzi aerei.

Il numero verde della SOUP 800.425.425 riceve tutte le segnalazioni di incendio da parte dei cittadini e dalle centrali operative dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri Forestali.

In base a specifici accordi e convenzioni partecipano all'organizzazione regionale le strutture operative dei Carabinieri Forestali e dei Vigili del Fuoco. Sommando questa e tutte le voci il costo complessivo di tutto il sistema AIB è di circa 10 milioni all'anno.

Da segnalare che la Toscana, unica regione in Italia ha a disposizione, il centro di addestramento regionale della Pineta di Tocchi, a Monticiano (Siena), l'unico centro dedicato all'addestramento antincendi boschivi. Ogni anno si formano qui 1.300 operatori.

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Fonte: Regione Toscana



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