Mario Sollazzo in concerto a Careggi in Musica

Domenica 20 maggio a “Careggi in Musica”, stagione di musica in ospedale a cura di A.Gi.Mus. Firenze e Azienda Ospedaliero – Universitaria Careggi, si esibirà in concerto il clavicembalista Mario Sollazzo.

L’appuntamento è alle ore 10.30 all’Aula Magna del Nuovo Ingresso dell’Ospedale di Careggi, (Largo Brambilla 3, ingresso libero).

Il programma prevede l’esecuzione di musiche di Nicola Fago, G.M. Rutini, G.B. Platti, D. Scarlatti, G.P. Telemann, D. Alberti, B.Galuppi, J.S. Bach.

MARIO SOLLAZZO è nato a Napoli. E’ diplomato in pianoforte e musica da camera presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Ha proseguito gli studi presso l’Hochschule für Musik Detmold in Germania e ha studiato composizione e presso la Hochschule für Musik C.M. von Weber di Dresda. E’ laureato in Filosofia presso l’Università di Roma Tor Vergata. Ha studiato Clavicembalo, Fortepiano e musica antica con: Ludger Remy, Johnn Holloway, Stefano Montanari, Jordi Savall, Simon Standage, Paul Badura-Skoda, Alexander Lonquich. E’ attivo come pianista e clavicembalista con un repertorio molto vasto che va dal XVII secolo alla musica contemporanea. Ha suonato per istituzioni quali: Gewandhaus Leipzig, Europäisches Zentrum der Künste Dresden, Musikfestspiele Dresden, Amici della Musica Modena, Jeunesse Musical Wien, Agimus Firenze, Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma, Grandezze & Meraviglie Festival Modena, Bachfest Freiberg, Gioventù Musicale Modena, San Martino a Natale Festival, Teatro Comunale di Modena, Teatro Valli di Reggio Emilia, Rudolstadt Festival, Stiftung Michaelstein, Ekhof Festival Gotha, Villa Pennisi in Musica, Musica in Villa Torino, Le Printemps du Violon Paris. Collabora regolarmente come maestro collaboratore presso: Teatro Pavarotti Modena, Teatro Valli Reggio Emilia, Teatro Comunale Piacenza, Teatro Comunale Trento, Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma, Orchestra Sinfonica Toscanini Parma, Coro Lirico di Piacenza. La sua attività musicale è molto eterogenea, ha fondato due ensemble molto differenti: Alraune e Marammè. Alraune è un ensemble specializzato in musica antica e repertorio della prima metà del XX secolo ed ha una conformazione multidisciplinare con al suo interno musicisti ma anche coreografi, registi, artisti grafici. Oltre all’attività concertistica in pochi anni Alraune ha realizzato 6 tra CD e DVD molti dei quali con prime registrazioni di Ristori (Le Fate), Castello (I libro delle Sonate Concertate) e Cambini (Quartetti op. 21 con due viole). Alraune ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica per il valore culturale. Marammè è un gruppo dedicato alla musica popolare del sud Italia. Ha una regolare attività concertistica, ha prodotto due CD con composizioni proprie e repertorio tradizionale ed ha vinto il Creole World Music Preis. Dal 2013 Mario Solazzo è membro del gruppo di musica antica Italico Splendore, fondato da Alessandro Andriani. Dal 2001 al 2005 ha avuto un incarico di insegnamento alla Hochschule für Musik di Detmold, dal 2006 è docente presso il conservatorio ISSM Vecchi-Tonelli di Modena e dal 2018 presso la Hochschule “Franz Liszt” di Weimar (Germania). Dal 2007 al 2009 è stato direttore musicale della Gregor Seyffert Compagnie Berlin e Korrepetitorpresso l’Anhaltisches Theater Dessau. Diversi i partner di musica da camera tra cui: Francesca Aspromonte, Riccardo Minasi, Marina Comparato, Fabien Thouand, Paolo Taballione, Anton Martynov, David Romano, Jessica Pratt, Alessandro Andriani, Fabiano Merlante.

NOTE DI SALA:

Johann Sebastian Bach fu un re dell’improvvisazione e come molti suoi colleghi anche un maestro della composizione “in stile” o “alla maniera di”. Di Bach conserviamo Suite francesi e inglesi, trascrizioni di concerti di Vivaldi, overture alla francese e il Concerto Italiano. Non era improprio all’epoca servirsi di stili differenti a seconda della committenza e dell’occasione per cui si scriveva musica. Telemann fu in questo uno degli inarrivabili maestri del ’700 europeo. Questo concerto propone una manovra di avvicinamento al Concerto Italiano del sommo tedesco passando per una serie di composizioni italiane pubblicate in Europa all’epoca di Bach e usando la partita di Telemann come…cerniera. Uno sguardo ed un ascolto a queste composizioni mostrano come la musica del Settecento fosse da un lato estrememente legata alle scuole nazionali ma allo stesso tempo avesse un respiro europeo che permetteva lo scambio e l’arricchimento degli stili nazionali attraverso la contaminazione. Il Manoscritto Anonimo conservato nella biblioteca del Conservatorio di Firenze è stato edito di recente da Jolando Scarpa. Incerta è l’epoca oltre che l’autore, una frettolosa attribuzione a matita sulla prima pagina lo ascrive a Girolamo Frescoboaldi, è evidente però che il manoscritto è successivo e si colloca probabilmente a cavallo tra XVII e XVIII secolo. La rilegatura recante gli stemmi dei Medici potrebbe aiutare a collocare il manoscritto in un ambito temporale più preciso ma la connotazione stilistica della musica è di evidente stampo seicentesco. Esso presenta una successione di brani per tastiera che alterna brani in stile prettamente italiano afferenti alla scuoladerivata da Frescobaldi ad Arie alla Francese. Si tratta di una collezione di brani conclusa e coerente che presenta la musica italiana per tastiera come complessa, artificiosa e carica di effetti contrapposta alla semplice melodiosità delle Arie francesi. La Toccata di Nicola Fago è un brano dai tipici caratteri mediterranei, estroso ed estremo, di un virtuosismo molto espressivo e di grande resa sullo strumento. Di Francesco Geminiani si conservano due collezioni di musiche per Clavicembalo basate sui suoi concerti grossi e sonate per violino. Non si tratta di mere trasposizioni bensì di articolate composizioni che ben testimoniano l’evoluzione della tecnica tastieristica in un ambito conservatore e di stampo corelliano. La nota principale delle collezioni di Geminiani è il virtuosismo, il chiaro riferimento alla scuola compositiva di Corelli ed una certa, voluta insistenza su forme melodiche riconoscibili. Il minuetto variato presentato in questo concerto è un perfetto esempio di variazioni figurate, il tema viene variato fondamentalmente attraverso diminuzioni ed abbellimenti che vanno via via a riempire la linea melodica fino al parossismo cinetico dell’ultima variazione in cui la mano sinistra si appropria del ruolo di protagonista con un moto perpetuo di quartine che accompagnano la melodia ripresentata nella sua forma originale. Le sonate di Platti furono pubblicate in Germania e sono sia formalmente che come ispirazione assolutamente dei capisaldi della letteratura sonatistica. La composizione in più tempi e la presentazione in nuce di una forma sonata preclassica sono le due caratteristiche formali più importanti. All’interno di questa forma Platti inserisce idee musicali molto connotate e riconoscibili che combina in maniera tematica in ciò anticipando alcuni stilemi del sonatismo di Haydn. Legami musicali tra Platti e Bach sono evidenti non solo per la vicinanza geografica. La musica di Bach era nota e studiata nelle corti tedesche e Platti (impiegato a Norimberga) ne ebbe sicuramente notizia, la sua musica per tastiera dimostra la conoscenza approfondita di molti artifici tecnici della musica tedesca della scuola di Froberger, Pachelbel, Buxtehude, Telemann e Bach. La Sonata K 208 di Domenico Scarlatti è un brano in cui la possibilità melodica del clavicembalo trova uno tra i suoi esempi più alti. E’ culturalmente legata alla bizzarra atmosfera ispanico-lusitana ed al suo isolamento culturale e risulta perciò abbastanza estranea alla cantabilità presente in Platti o più tardi in Galuppi. Qui è assente qualsiasi “galanteria”, il basso pare quasi imitare lontane campane o accordi di chitarra isolati su cui si svolge una sinuosa melodia dal carattere improvvisato e melismatico. La Partita di Telemann, nella sconfinata produzione di questo geniale compositore, è un semplice esempio di partita… “europea”. Ogni singolo brano presenta uno stile, all’insegna della varietà dell’intrattenimento e del multiculturalismo della committenza. Ad un preludio in stile tipicamente tedesco improntato su un’imitazione condotta a due voci segue un aria dal dolce carattere italiano, una melodia che lascia molto spazio alla variazione e alla fioritura. I due minuetti in stile francese sono caratterizzati da una leggera melodiosità il primo e da una severa e stringente struttura ritmica il secondo. La giga all’inglese che chiude la partita è un leggerissimo saggio di composizione “popolare” in cui sono evidenti gli echi del fiddle. Di Domenico Alberti si presenta una Sonata il cui tipico basso è un esempio lampante della formula di accompagnamento che dal compositore prenderà il nome: il Basso Albertino. Questa formula di accompagnamento deriva da una realizzazione delle armonie del basso attraverso quartine regolari ed è un segnale della definitiva affermazione della melodia sul ritmo armonico avvenuta nella seconda metà del Settecento. Sarà un fondamentale e duttile elemento costruttivo per la musica fin al primo Romanticismo. Facendo un salto temporale oltre Bach arriviamo alla Sonata di Baldassarre Galuppi: ad evidenziare una possibile evoluzione dello stile sonatistico italiano. Le sonate di Galuppi sono denotate da una grande ricchezza ritmica e melodica e, similmente a quelle di Platti, si avvalgono di vere e proprie idee tematiche. Le Sonate sono di evidente stampo veneziano, in esse si ritrovano echi della musica strumentale di Vivaldi e formule ritmico-armoniche tipiche della scuola musicale della Serenissima. Il Concerto Italiano di Johann Sebastian Bach venne pubblicato come parte degli Esercizi per il Clavicembalo e rappresenta insieme alle Ouverture in Stile Francese uno splendido esempio di come Bach componga brani “in stile” imprimendovi una tale caratteristica personale che rende ogni singola composizione una Summa, un punto di arrivo e riferimento nella storia della musica. Il Concerto Italiano è composto da tre tempi nella tipica struttura che dal concerto vivaldiano approderà al concerto solistico classico di fine Settecento. La sua destinazione per clavicembalo lo rende un brano astratto e privo degli effetti coloristici particolari e propri di una compagine orchestrale e concentra l’attenzione sulle caratteristiche strutturali, tematiche e soprattutto ritmiche della composizione. Al di là dell’evidente qualità dell’invenzione melodica è proprio la strutturazione ritmica che denota il Concerto Italiano, essa è organizzata su piani paralleli gestiti con la sapienza polifonica tipica di Bach. Giochi di incastri tra mano destra e sinistra, artifici sulla sovrapposizione delle scale, figure apparentemente indipendenti che si incontrano sul finire delle sezioni fino ad arrivare alla totale indipendenza di melodia, basso ed accompagnamento del secondo tempo sono alcuni degli artifici usati da Bach nella composizione del Concerto Italiano. La caratteristica motoria è una costante nel Concerto e non viene abbandonata nemmeno nel tempo lento che si pone come il vero centro della composizione, una meditazione incastonata tra due movimenti veloci di irresistibile vitalità e vigore.



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