Comunicare senza ferire: la Comunicazione Non Violenta

Molte volte ci troviamo in situazioni in cui è estremamente difficile comunicare in modo pacifico, pensate a esempio a una delle classiche litigate che possono avvenire in una coppia, il recriminarsi "NON FAI NIENTE!!!" 

Chi non si è trovato almeno una volta nella vita a urlare in faccia al il /la partner questa frase, ma vi siete mai messi a riflettere sul perché di queste parole? Immediatamente dopo averle pronunciate, vi siete mai chiesti il motivo che vi spinge a dirle? Il motivo è che ognuno di noi legge a suo modo la situazione in cui si trova, spesso risulta difficile fermarsi e provare a vedere la situazione anche da altre angolazioni.

Provare a comunicare in modo pacifico che vorremo che il/la partner fosse più collaborativo/a alle volte è difficile, non ci chiediamo come mai, in quel momento ci sentiamo tristi, arrabbiati e soli e omettiamo di comunicarlo al partner.

Ed ecco che in quel frangente vediamo solo la nostra angolazione, vediamo solo come dovrebbero essere fatte le cose secondo noi, secondo i nostri modi.

Adesso, che abbiamo immaginato la litigata, quelle tre parole lanciate come se fossimo dei lanciatori coltelli, proviamo ad immaginare come sarebbe vedere la stessa situazione in modo diverso, provare a vederla con gli occhi del partner appena accusato.

La coppia è un mix di esperienze passate diverse, di valori e concetti che provengono da due mondi separati che si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto, e la difficoltà  spesso sta nel riconoscere queste differenti esperienze passate e imparare a comunicare in modo non violento.

La tipologia di linguaggio che ho appena descritto in Comunicazione Nonviolenta (CNV) è chiamato "linguaggio sciacallo" per evidenziare come esso crei un ambiente di gerarchie, di sospetti, di competizione, di "furbizie", di lotta per la sopravvivenza e di violenza tipico delle dinamiche degli sciacalli.

Questo linguaggio non è proprio della nostra natura umana, non ci appartiene e crea dunque una serie di insoddisfazioni psicofisiche, emotive e relazionali, come nel caso illustrato incomprensione e insoddisfazione all'interno della vita di coppia.

Utilizzando una Comunicazione Nonviolenta abbiamo invece, la possibilità  di parlare un linguaggio molto più conforme alla nostra natura relazionale, un linguaggio che non giudica, che si basa sulla comprensione e sull'onestà  costruttiva, che permette di esprimere ciò che è vivo dentro di noi e di creare relazioni di profonda connessione con gli altri e il mondo esterno.

La Comunicazione Nonviolenta è stata sviluppata da Marshall Rosenberg, psicologo americano fondatore del CNVC (Centro per la Comunicazione Nonviolenta), raccogliendo una serie di elementi comunicativi propri della nostra natura e sviluppati già  da altri pensatori e in altre culture. Ha chiamato il suo modello Comunicazione Nonviolenta (CNV) o Comunicazione Empatica o anche "linguaggio giraffa" poiché la giraffa è l'animale terrestre che ha il cuore più grande, non è un predatore e al contempo si sa ben difendere dai predatori.

Essere empatici e nonviolenti non significa subire la vita, bensì essere in grado di viverla con fierezza e benevolenza, nel pieno rispetto di se e degli altri, senza che una parte prevalga sull'altra. Con il linguaggio giraffa abbiamo la possibilità  di creare relazioni autentiche in cui i bisogni di tutti vengono considerati e onorati. In questo modo le relazioni diventano una casa accogliente e non più un mondo di ombre e di sofferenza. Relazioni nuove nella vita privata, in famiglia, al lavoro, in società .

Per comprendere a fondo quello che sto dicendo proverò a farvi degli esempi pratici, da poter utilizzare anche nella vita quotidiana:

  1. Osservazione senza valutazioni soggettive.

    Quando parliamo, evitiamo di mischiare un giudizio o una valutazione con la descrizione oggettiva dei fatti. Proviamo a descrivere ciò che accade, senza mischiare ciò che noi pensiamo di quella situazione. Per esempio al posto di: "il capo ha parlato troppo alla riunione" utilizzando una CNV possiamo dire: "il capo non ha chiesto la mia opinione durante la "

    Questo primo passo ci aiuterà  ad identificare esattamente cosa non ha funzionato per noi.

  2. Riconoscere ed esprimere i sentimenti.

    I sentimenti forniscono delle informazioni importanti sul nostro stato emotivo/energetico, sono una risorsa relazionale che abbiamo per natura e con la CNV possiamo prenderne maggiore consapevolezza e dimestichezza.

    Torniamo all'esempio iniziale, il recriminare al/la partner che non è abbastanza collaborativo/a, può contenere "mi sento umiliato/a", "ignorato/a", ma questi non esprimono i nostri sentimenti bensì i nostri pensieri/valutazioni su ciò che fanno gli altri (penso che mi stia ignorando). D'altra parte, espressioni come "mi sento male", "mi sento bene", non esprimono quello che accade dentro di noi con precisione.

    La CNV ci offre la possibilità  di prendere contatto con il nostro specifico vissuto istante per istante, possiamo quindi dire al nostro partner: "Mi sentoignorato/a", "Ho paura", "Mi sento contrariato", "mi sento a disagio", "Sono molto scoraggiato", ecc.

  3. Prendere contatto con ciò che è vivo in noi: i bisogni.

    Questo riguarda la presa di coscienza dei bisogni che tutti abbiamo e che tutti in ogni istante cerchiamo di soddisfare al meglio, i quali sono un'altra risorsa relazionale che abbiamo per natura. Riconoscere e dare valore ai nostri bisogni come a quelli degli altri, assumersi ognuno la responsabilità  dei propri bisogni, incontrarci a livello dei bisogni nella nostra comune umanità , imparare ad onorare i bisogni di tutti senza vincenti ne perdenti,... sono solo alcuni dei risvolti pratici che portano ad un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere e di relazionarci.

    Pe esempio al posto di: "sono triste perchè non sei venuto a trovarmi" (Sto colpevolizzando l'altro e attribuendo all'altro la responsabilità del mio sentimento di tristezza) utilizzando uno stile comunicativo non violento (la CNV) possiamo dire: "Sono triste perchè in questo momento ho bisogno di vicinanza e sostegno" (Prendo coscienza ed esprimo i miei bisogni di vicinanza e sostegno, non incolpo l'altro, bensì gli offro l'opportunità  di vedere ciò che per me è importante e che vorrei soddisfare maggiormente).

  4. Fare richieste. Domandare ciò che vorrei che l'altro facesse per rendere la mia vita più bella, per soddisfare i miei bisogni.

    Dopo aver identificato ed espresso i bisogni, impariamo a domandare in modo specifico e in un linguaggio positivo ciò che ci piacerebbe l'altro facesse per noi. Domandare offre all'altro l'occasione di esercitare la propria generosità , quella che Rosenberg chiama la propria benevolenza naturale, il donare dal cuore e non il risentimento, la paura, la vergogna, il timore (della punizione, del brutto voto, del licenziamento, ecc.). Non si tratta né di esigere, nè di minacciare, nè di ordinare, bensì di essere chiari riguardo le proprie preferenze e al contempo aperti a quelle altrui.

    Per esempio nel dire: "Mi piacerebbe conoscerti meglio", l'altro saprà  quali sono le nostre intenzioni, ma non saprà  ciò che voglio che faccia a questo proposito. Tutto diviene più chiaro se invece diciamo: "Mi piacerebbe conoscerti meglio, ti va di uscire a bere qualcosa sabato prossimo?" 

    L'intento della Comunicazione Non Violenta è di aiutare le persone a comunicare in modo da creare quella connessione profonda, sulla base della quale poter formulare le nostre richieste per renderci la vita reciprocamente più bella.

    Riuscire a utilizzare uno stile comunicativo non violento ci può aiutare a rendere la vita più bella, ci permette di soddisfare i bisogni di tutti, facilita la comunicazione empatica tra le persone, motiva atteggiamenti costruttivi, attraverso la gioia che si prova nel contribuire al benessere comune e infine, ma non di minor importanza possiamo imparare a “ricevere” liberamente dagli altri.

    Buon linguaggio Giraffa a Tutti!

    Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione, scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com e noi vi risponderemo, o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta

Chiara Paoli