Tragedia di Genova, il ponte 'incastrato' tra le case: esempio di cattiva urbanizzazione. Lo studio di Carlo Pagliai

A stabilire cause e colpe del crollo del ponte Morandi a Genova dovrà essere la magistratura, ci esimiamo quindi dal formulare perizie strutturali o sentenze impacchettate. Ma è con altrettanta fermezza che si può affermare che un ponte di quelle dimensioni letteralmente 'incastonato' tra quartieri residenziali è un brutto esempio di pianificazione urbanistica.

Hanno fatto discutere le immagini diffuse sul web che mostrano il ponte letteralmente appoggiato sui tetti delle case, costruzioni che già esistevano prima della realizzazione di quest'ultimo. Le case, con tutta probabilità, dovranno essere demolite insieme a quel che resta del ponte crollato, lasciando peraltro decine di famiglie senza un tetto sopra le testa: un altro dramma umano che si aggiunge alle decine di vite spezzate.

Sull'argomento riportiamo lo studio dell'ingegnere e urbanista empolese Carlo Pagliai che ha ricostruito, documenti alla mano, le 'tappe costruttive' dell'area fin dagli anni '50. Quel che emerge è soprattutto un monito alla politica affinché rifletta e legiferi in modo da sostenere modelli insediativi adeguati, un problema che non riguarda solo Genova: fin dagli anni '50 l'edilizia 'selvaggia' è stata uno dei settori trainanti dell'economia italiana, ma forse è sfuggita di mano al legislatore.

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