Un secolo di riviste, dal Lunario empolese al buio del periodo fascista

Era decisamente vivo e pieno di personaggi di spicco il periodo che Empoli visse a cavallo fra l’Otto ed il Novecento. Nella nostra città si respirava infatti un clima culturale frizzante grazie soprattutto alle tante riviste che videro la luce in quegli anni. Uno spaccato di storia cittadina che sabato scorso, nell’ambito del ciclo di conferenze dedicate alle celebrazioni del nono centenario dall’incastellamento della città, il professore ordinario di biblioteconomia dell’Università fiorentina nonché presidente della Società Storica Empolese, Mauro Guerrini, ha illustrato in un interessante incontro presso il Mu.Ve.

A chi si deve lo studio di questi periodici?

In primis ad Emilio Mancini, storico e giornalista, nel suo ‘I giornali umoristici’ e i ‘numeri unici’ empolesi del 1922. Fu poi l’avvocato Giuliano Lastraioli in una serie di articoli prima per «La Nazione» e poi per «Il Mattino» mentre, nel 1952, Corrado Masi, nel commemorare Vittorio Fabiani, rievocò la vicenda di «Vita Nuova», «Il Piccolo» e «L’Arno» di età giolittiana. Libertario Guerrini è il primo a spogliare sistematicamente i periodici locali conservati alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze e alla Marucelliana per la redazione della sua storia del movimento operaio empolese e fu poi Fortunato Morelli a pubblicare alcune schede di periodici su «Il segno di Empoli» dal luglio 1992 all’ottobre 1994.

Si arriva poi al Bullettino del 1994 a firma sua e dello stesso Morelli.

Si tratta del catalogo Periodici e numeri unici empolesi (1841-1941) edito nel volume undicesimo e come volume autonomo edito dalla Pro Empoli nel 1995, una descrizione bibliografica e storica basata sulla raccolta privata posseduta da Fortunato, ereditata dalla famiglia De Vivo, nonché sulle collezioni della Nazionale fiorentina e della Marucelliana, in assenza sorprendente dei periodici “storici” empolesi dalla Biblioteca comunale Renato Fucini.  Il catalogo descrive quarantotto periodici e quarantacinque numeri unici pubblicati a Empoli nell’arco di un secolo, dal 1841 al 1941 .

Da dove iniziamo, dai periodici?

Il «Lunario empolese per l’anno 1842», edito nel 1841, è il primo foglio edito a Empoli. Un annuario rarissimo che esce presumibilmente per la fiera di settembre per l’anno successivo rivolto agli agricoltori e a quanti desiderano avere dati certi e previsioni per l’anno successivo. Siamo a conoscenza di tre fascicoli editi dalla Stamperia e cartoleria Enrico Bertini.
Il primo periodico vero e proprio stampato a Empoli è invece «La voce dell’operaio» del 23 agosto 1867 con la curiosa formulazione: “Si pubblica tutti i giorni di mercato [giovedì] nelle ore antimeridiane”

Dal titolo si intuisce una tendenza politica di sinistra, è così?

Sì, questo e gli altri periodici empolesi ottocenteschi si caratterizzano per le loro simpatie socialiste, radicali e cattolico-sociali, tutti impegnati in quella che Umberto Sereni chiama una “civiltà progrediente”.  Ciò avviene soprattutto dopo il 1870, una data che, con la liberazione di Roma dal potere temporale, rappresenta per i contemporanei l’inizio di una nuova era. Ne sono testimonianza «Il chiappatutto» del 1871, «Il progresso» (continuazione de «Il chiappatutto») e «Il lavoro», entrambi del 1872, tutti e tre su posizioni progressiste, e successivamente il settimanale «La luce» del 1891. «Il lavoro» esce da giovedì 18 gennaio 1872 a domenica 4 gennaio 1874 per ben 103 fascicoli finanziato da famiglie empolesi della notabilità «laica» ed è collegato alla Società operaia di mutuo soccorso. Ci sono poi «La luce», «La Lanterna» e «L’avvenire»

Ad inizio del 1900 ecco due giornali molto importanti.

Il primo è «Vita Nuova» che esce nel 1901 e chiude nel 1921, pur con numerose interruzioni, “giornale socialista empolese”; il secondo è il «Il Piccolo», che appare nel 1906 e chiude nel 1928, espressione di alcuni giovani della piccola borghesia empolese di orientamento liberal-costituzionale e nazionalista con interesse al mondo cattolico. In questo contesto nasce nel 1912 «L’Arno», settimanale democratico di impegno civile con l’obiettivo di contrastare le posizioni de «Il Piccolo»

Si ha notizia di riviste umoristiche?

Sì, il «Lanternino» del 1909, di cui è proprietario responsabile e direttore Vittorio Mori, «È permesso?!» che esce tra il 1914 e il 1915 diretto da Mario Mazzinghi, divulgatore del futurismo marinettiano in Empoli e il «Frugnòlo» del 1922 che “pesca ogni 15 giorni”, con direttore Donato Lilloni e disegnatore Cafiero Tuti

Cosa succede con l’avvento del fascismo?

Il 15 maggio 1921 esce «Giovinezza», organo dei Fasci di combattimento del circondario di S. Miniato, espressione di un fascismo violento di stampo populista e diretto da Sergio Codeluppi, segretario politico del Fascio di Empoli. Collabora anche Vitruvio Cinelli, futuro sindaco e podestà, dopo un trascorso nello schieramento di sinistra, con sospetta complicità coi Fatti di Empoli del 1° marzo 1921. Il settimanale esce la domenica e combatte il “vecchio” establishment monarchico-liberale; ne fa le spese, per esempio, il pur giovane industriale Antonio Del Vivo, accusato di non aderire al fascismo

Cosa rappresenta questa rivista?

Chiude un ciclo perché i provvedimenti amministrativi adottati dal regime nei confronti della stampa locale, l’assorbimento dei vari giornali periferici da parte dell’organo federale, l’avvio della pubblicazione sul quotidiano fiorentino e su quello livornese di una pagina dedicata a Empoli ed al suo territorio di riferimento deprimono le iniziative locali. «Il Piccolo», ultimo foglio rimasto in vita a testimonianza di un periodo che ufficialmente si voleva cancellare, chiudeva nel febbraio del 1928. Anche se, coerente con la sua vicenda, non aveva avuto difficoltà ad allinearsi al fascismo, quel giornale continuava a rappresentare un senso del vivere, un’idea del borgo, che i tempi più non consentivano

Ultimo flash sulle tipografie che ebbero un ruolo rilevante.

Se a Empoli poté vivere un giornalismo così vispo ed animato, il merito fu anche dell’industria tipografica locale, profondamente radicata nel tessuto produttivo della città, dal Bertini al Capaccioli, dai Guainai al Monti, dal Priori al Traversari, dai Noccioli (in primis Raffaello, onorevolmente emulato dai figli Lindoro e Anchise) al Lambruschini e al Caparrini.  L’avvocato Lastraioli termina la sua prefazione al catalogo dei periodici empolesi auspicando che "Sarebbe oltremodo avvincente poter ricostruire il quadro delle tirature e della diffusione effettiva delle copie stampate. I frequenti appelli agli abbonati morosi e le collette di soccorso fanno presumere che la maggior parte dei giornali empolesi, forse con la sola eccezione de «Il Piccolo», che godeva dello stabile appoggio dei maggiorenti e di un regolare gettito pubblicitari, abbia sempre navigato in acque burrascose dal punto di vista finanziario. Anche uno studio delle inserzioni reclamistiche riuscirebbe interessante per accertare il progressivo incremento delle attività economiche cittadine".

Marco Mainardi

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