Acqua, la Toscana verso una holding pubblica

Non solo una comunicazione sullo stato dei servizi idrici in Toscana, ma soprattutto una proposta politica per una società interamente pubblica,  ovvero per una Holding. Questo il cuore dell’intervento del presidente Enrico Rossi  che, partendo dallo fotografia del complesso dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione per usi idropotabili, ha parlato di un sistema industriale tra i più solidi e affidabili, anche dal punto di vista normativo.
“La nostra regione può essere considerata, senza falsa modestia, l’esperienza più avanzata del panorama nazionale, con una legislazione di ‘riferimento’ per altre regioni – ha sottolineato Rossi – e con un ente di governo di ambito, l’Autorità idrica toscana (Ait), che è considerato la punta di diamante della regolazione locale nel settore dei servizi idrici”.

La conoscenza del territorio e delle peculiarità dei servizi nelle diverse aree della nostra regione rende sempre meno necessaria la presenza di un partner industriale esterno. La scelta degli anni Duemila di una forma di gestione di una società mista, come spiegato dal presidente, è stata infatti una parentesi – visto che i servizi idrici erano per lo più gestiti direttamente dai Comuni – ma oggi la situazione è ben diversa. “Le nostre aziende sono in grado di operare senza la diretta dipendenza operativa da un gruppo aziendale privato o estero – ha affermato – piuttosto la vera risorsa mancante è quella finanziaria”. E tale fabbisogno non appare in diminuzione per i prossimi anni: da un lato perché non è possibile interrompere il flusso degli investimenti, dall’altro (con i Comuni che “ripubblicizzano” il servizio, scelta in linea con le indicazioni emerse dal referendum del 2011) perché porta a liquidare le quote dei soci privati delle varie aziende.

“Quel referendum impressionò – ha affermato il presidente – il 96 per cento dei cittadini si espresse a favore dell’acqua pubblica e non possiamo prescindere da questo dato”. Rossi ha quindi ripercorso quanto accaduto negli anni successivi, vale a dire la legge nazionale del 2014 (che prevede che la società che copre il 25 per cento della popolazione rilevi le altre società miste), le dichiarazioni dei sindaci in linea con la pubblicizzazione dell’acqua, tutta una serie di “passaggi a cascata”, che per Rossi dovrebbero concludersi “con una legge regionale concertata”, aggiungendo “è una grande occasione per la Toscana e per il Consiglio regionale. Sarebbe importante chiudere la legislatura con questo atto, per rispondere al referendum del 2011”.

Vediamo alcune cifre: dal 2018 fino alla fine di ciascun affidamento, l’Ait ha programmato la realizzazione di oltre 2,2 miliardi di euro di investimenti per la manutenzione straordinaria e per la realizzazione di nuove opere; liquidare le quote private può richiedere dai 250 ai 300 milioni di euro.

Il presidente si è soffermato sulla proposta politica, dopo aver accennato a vincoli e orientamenti normativi cui dovranno attenersi i Comuni, sulla scelta della nuova forma di gestione, spaziando dalla legislazione nazionale alla ragionevole gradualità nel rilevare le gestioni esistenti, via via che giungano a scadenza le relative concessioni (Publiacqua nel 2021, Gaia nel 2034 ).

Ai Comuni il compito di individuare la società a completa partecipazione pubblica, secondo il modello cosiddetto in house providing , individuando un soggetto finanziario, anch’esso di estrazione pubblica (ad esempio collegato a Cassa Depositi e Prestiti e/o alla Banca europea degli investimenti),  e quindi di riallineare le  scadenze delle concessioni esistenti, con l’obiettivo di stabilizzare le tariffe per i cittadini, per accedere, infine, al mercato azionario.

Rossi ha ricordato che tale indirizzo deve essere messo in atto dai Comuni toscani, nell’ambito dei competenti organi dell’Ait, ma la Regione intende sostenere questo processo per quanto di sua competenza. Tale supporto sarà fornito, però, solo a due condizioni: che proseguano da parte delle aziende gli sforzi di efficientamento del sistema e che i canoni di concessione e gli utili societari siano destinati al sostegno finanziario del processo. “Sulla depurazione la Toscana ha fatto un gran lavoro – ha concluso – le risorse dovranno essere ora indirizzate per la manutenzione, attraverso un’operazione finanziaria di equilibrio gestita da una Holding pubblica”.

Comunicazione di Rossi in Consiglio regionale, Approvata risoluzione Pd

“Il quadro complessivo della comunicazione sembra tracciare l'esperienza toscana tra le più positive all'interno del panorama nazionale, sia dal punto di vista della qualità generale del servizio, che dal punto di vista normativo, e che tuttavia si individuano alcuni obiettivi di miglioramento complessivo della gestione del servizio idrico integrato. Il percorso proposto da Rossi di arrivare ad una nuova forma di gestione integralmente pubblica del servizio idrico integrato è da considerarsi positivo, ancorché da sottoporre a stringente valutazione in merito alla possibilità di garantire alcuni obiettivi generali del servizio, tra i quali: il non aumento del livello tariffario per i cittadini e le aziende toscane; la programmazione degli investimenti necessari, stimati in circa 2,2 miliardi di euro dall'AIT (es. migliorare l'efficienza della rete, intervenire sulle perdite delle reti di distribuzione, salvaguardare i  bacini imbriferi, continuare gli investimenti in termini di depurazione, trattamento delle acque reflue, ecc.); l’individuazione di un soggetto pubblico in grado di sostenere lo sforzo finanziario necessario a liquidare gli attuali partner privati e realizzare i sopra citati investimenti, in modo che non vengano gravati i Comuni dei costi necessari per portare a termine la pubblicizzazione del servizio. Il percorso delineato dovrà, pertanto, necessariamente prevedere il coinvolgimento dei Comuni toscani ai quali la normativa assegna l’affidamento dei servizi pubblici, quale quello del servizio idrico integrato. Ritenuto che sia pertanto opportuno attivare un confronto tra la Regione e i Comuni della Toscana per valutare assieme, anche alla luce delle scadenze delle concessioni esistenti, quale sia il percorso migliore per arrivare ad un nuovo assetto della gestione dei servizi idrici in Toscana”.

Questi, in sintesi, i contenuti principali della risoluzione presentata dal gruppo Pd e approvata dal Consiglio regionale a seguito della comunicazione sul servizio idrico in Toscana svolta dal presidente Enrico Rossi.

La risoluzione “impegna la giunta regionale ad attivare un confronto con AIT e con i Comuni toscani in merito alla proposta di riforma del servizio idrico avanzata nella Comunicazione in oggetto, a partire dagli obiettivi sopra richiamati; a proseguire il confronto con il Consiglio attraverso una comunicazione dettagliata sulla situazione attuale del sistema idrico toscano”.

La comunicazione è stata svolta anche in chiave di risposta a un’interrogazione presentata dal consigliere Pd Nicola Ciolini, che è intervenuto dichiarando la propria “moderata soddisfazione” per le risposte di Rossi e ha comunque segnalato “il fatto positivo che finalmente si apre una discussione in Consiglio regionale su questo tema così importante”.
«Siamo in un momento particolarmente delicato – ha spiegato Ciolini – perché i Comuni stanno decidendo circa la possibilità di prorogare l’esperienza con i partner privati, come ad esempio Acea per quanto riguarda Publiacqua. Sono valutazioni che spettano ai sindaci, ai loro Comuni, che hanno la competenza per decidere. E’ importante però tenere presente che oggi il governo del sistema idrico è pubblico e che se la situazione è fortemente migliorata è stato anche grazie agli investimenti fatti in questi anni anche grazie ai soci privati. I problemi sono due essenzialmente: le tariffe, che devono essere congrue e calcolate in maniera trasparente (l’attuale algoritmo grida vendetta) e gli utili che non sempre vengono reinvestiti nel sistema idrico. Su tutto ciò – ha concluso Ciolini – abbiamo avviato oggi una discussione che dovrà coinvolgere tutti e proseguire».

Nel suo intervento, il capogruppo Marras ha ricordato la storia recente del servizio idrico in Toscana e ha messo in rilievo i “passi da gigante” fatti negli ultimi anni.

«La storia della Toscana – ha detto Marras – non è tutta omogenea e commetteremmo un errore se guardassimo solo alla situazione di Firenze: abbiamo bisogno di un quadro conoscitivo ampio che ci porti a fare scelte appropriate per tutti i territori. Il compito della Regione è tutto politico, non gestionale, è quello di chiamare tutti i Comuni a una scelta condivisa, evitando che venga qualcuno dall’esterno della Toscana a dirci cosa fare. Partiamo da alcune consapevolezze: non abbiamo più bisogno di un management esterno perché nel corso degli anni lo abbiamo formato; non abbiamo bisogno di nuove leggi. Avviamo quindi questa riflessione condivisa con i sindaci – ha concluso Marras – per guardare non al presente ma ai prossimi decenni».

Rossi: "Lavoriamo per una grande holding pubblica"

Prefigurare un nuovo assetto pubblico dell'acqua con la realizzazione entro il 2034 di una grande holding pubblica, alla quale parteciperanno le altre società toscane tutte pubbliche. Un'operazione da concertare con i sindaci, che permetterà di avere più risorse da investire e darà la risposta sulla quale i cittadini si sono già espressi nettamente con il referendum.

E' la proposta del presidente Enrico Rossi che stamani in Consiglio regionale ha illustrato la comunicazione della Giunta sul servizio idrico in Toscana. "Il Consiglio regionale – ha sottolineato - ha l'opportunità insieme ai sindaci, che hanno un ruolo fondamentale, di regolare un processo di ripubblicizzazione dell'acqua per il quale i cittadini si erano già espressi in larghissima maggioranza nel 2011".
"Si tratta di gestire il percorso e la Regione Toscana intende sostenerlo, per quanto di sua competenza", ha aggiunto Rossi. "Ripubblicizzare è necessario perché c'è il sentimento diffuso che l'acqua è un bene comune e, se governato dal pubblico, ci possono essere più garanzie di lungimiranza. E poi perché i cittadini sono stufi di sapere che un pezzo delle loro tariffe finiscono a Roma, perché magari Acea partecipa alle società miste, o vanno nelle aziende di Caltagirone. I cittadini chiedono invece che le tariffe siano impiegate per far fronte a quel tema delicatissimo che è la manutenzione. La creazione di una holding permetterebbe un'operazione di equilibrio".
Le sette società hanno fatto molto, si sono strutturate, ha detto Rossi. "Rispetteremo entro il 2022 l'obiettivo della depurazione come ci è stato imposto dall'Unione Europea e questo ha voluto dire concentrare le risorse sui depuratori anziché sulle manutenzioni. Se dunque l'assemblea regionale dei sindaci, seguendo le indicazioni della legislazione vigente (che prevede che la società pubblica che supera il 25% della popolazione in ambito regionale rilevi le altre società), accoglierà ciò che i sindaci dei Comuni serviti da Publiacqua hanno già deciso all'unanimità di passare a una società interamente pubblica, il passo successivo sarà che entro il 2034, anno in cui scade l'ultima concessione per Gaia, Publiacqua avrà assorbito tutti le società e sarà effettivame nte il nuovo gestore unico".
Una volta perseguito dunque l'obiettivo della nuova gestione con una società a completa partecipazione pubblica dei Comuni toscani, si tratterà, ha spiegato Rossi, di individuare un soggetto finanziario, anch'esso di estrazione pubblica (ad esempio collegato a Cassa Depositi e Prestiti o alla Bei), che possa sostenere il notevole sforzo finanziario necessario a liquidare i partner privati attuali e a realizzare i nuovi investimenti programmati dall'Ait, l'Autorità idrica toscana (gli investimenti previsti dal 2018 al termine delle singole concessioni ammontano a circa 2,2 miliardi di euro).
Quindi, sarà necessario riallineare le scadenze delle concessioni esistenti, con l'obiettivo di stabilizzare le tariffe per i cittadini, senza interrompere il processo di realizzazione degli importanti investimenti programmati.
Ribadendo l'importante ruolo di concertazione che la Regione adesso può assumere per favorire il processo, Rossi ha concluso che "la Regione darà tutto il supporto legislativo, tecnico ed operativo a due condizioni: primo, che proseguano da parte delle aziende gli sforzi di efficientamento del sistema, riducendo i costi di gestione e abbattendo in modo consistente le perdite idriche delle nostre reti, in modo da favorire la definitiva stabilizzazione delle tariffe. Secondo, che le risorse derivanti ai Comuni dal servizio idrico integrato, ovvero i canoni di concessione (che complessivamente ammontano a circa 24 milioni annui, al netto del rimborso dei mutui) e gli utili societari (pari anch'essi a circa 24 milioni annui, di cui il 60-65% distribuito ai soci pubblici delle aziende digestione) siano destinate al sostegno finanziario del processo sopra descrit to e non siano più distolti dal settore dei servizi idrici".
 

IL DIBATTITO IN AULA

“Sette anni dopo il referendum sull’acqua si dichiara di voler rispettare la volontà della maggioranza assoluta degli italiani, che si è espressa per una gestione pubblica della risorsa idrica, e di questo sono molto felice. La domanda adesso è: quale forma giuridica del gestore ora si immagina?”. E’ questa la domanda che Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra), si è posto all’inizio del suo intervento. “Dobbiamo pensare a una forma di società pubblica, come ad esempio, l’azienda speciale - ha proseguito -. Ma il presidente Rossi dovrebbe ammettere onestamente che l’esperienza di gestione mista pubblico-privato inaugurata in Toscana 20 anni fa è stata fallimentare, perché centinaia di milioni che potevano essere investiti nel servizio sono stati intascati dai gestori. Inoltre, dobbiamo a questo punto pensare a strumenti di finanza pubblica di tipo non speculativo, premessa necessaria per una gestione totalmente pubblica. Serve un contributo della fiscalità generale, perché non si può pensare che sulle tariffe si riversino tutti i costi”.

Giacomo Giannarelli (M5S) ha sottolineato che “finalmente in questo Consiglio regionale si torna a parlare di temi importanti, ed è bene che alle dichiarazioni di Rossi a questo punto seguano fatti concreti”. “Per questo proponiamo  – ha spiegato il consigliere – di dare mandato alla Giunta regionale di elaborare una proposta di legge sull’argomento entro 60 giorni, e che nella prossima seduta di aula sia finalmente discussa una nostra proposta di legge presentata da tempo”. Giannarelli ha inoltre rilevato “una spaccatura nel Pd, che non è unito nel sostenere l’idea del presidente Rossi di ripubblicizzare il servizio idrico”. “Oggi – ha concluso – si vedrà da che parte stanno”.

Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt) ha posto l’accento sul fatto che in Toscana si registrino perdite di oltre il 40% dell’acqua potabile immessa in rete e che il 36% delle tubature sia di cemento e amianto. “Ora si parla di rendere di nuovo pubblico il servizio – ha detto – ma si propone una soluzione di azienda in house, dunque ricorrendo sempre a società per azioni che distribuiscono utili. Sarebbe invece necessario pensare a forme giuridiche afferenti al diritto pubblico, per impedire che le multinazionali diano l’assalto e si approprino della risorsa acqua”.

Secondo Elisa Montemagni (Lega) “di acqua si è parlato troppo poco, e anche il Comitato regionale per la qualità del servizio idrico si è riunito raramente”. “In Toscana su 7 gestori 1 è pubblico e si chiama Gaia - ha detto la consigliera -. Io spero che quando si pensa al servizio pubblico non si pensi al servizio di Gaia, che non ha certo offerto i migliori standard possibili. Ma il vero problema da affrontare sono gli interventi da fare sulla rete idrica: non è accettabile che in Toscana ci sia una dispersione del 40% di acqua potabile dalle tubature. Dobbiamo agire ora per capire che cosa non ha funzionato, e dobbiamo farlo ripartendo dal ruolo, fondamentale, dei Comuni”.

Nicola Ciolini (Pd), che proprio sul tema della comunicazione tenuta dal presidente Enrico Rossi aveva presentato un’interrogazione, si  è detto soddisfatto della risposta della Giunta e “di avere innescato una discussione su una questione che nessuno aveva sollevato”. Secondo Ciolini quanto accaduto negli ultimi anni non è sempre negativo: “Nella Piana ad esempio non c’era acqua a sufficienza per tutti – ha ricordato – e questo oggi non accade più, grazie agli interventi fatti”. “Certo – ha aggiunto – i problemi ci sono e devono essere affrontati, a partire dai tempi di sostituzione di una rete idrica ormai obsoleta e dal fatto che le tariffe debbano essere più congrue”.

“Nel 2021 scadranno le concessioni su tutto il territorio – ha osservato Serena Spinelli (Art. 1-Mdp) – e, dopo il referendum del 2011, resta da definire la migliore forma di gestione pubblica da adottare. Dobbiamo affrontare la questione e abbiamo un’opportunità storica per rivedere tutto il servizio”. “Non è ammissibile – ha detto ancora la consigliera – che gli utili siano dati a soggetti che non reinvestono nella qualità del servizio idrico. Dobbiamo riappropriarci della piena potestà di programmazione e indirizzo su tutto il territorio, lasciando che la gestione torni ai Comuni”.

Maurizio Marchetti (Fi) ha ricordato che anche quando erano i Comuni a gestire gli acquedotti c’erano molte difficoltà, e che “non tutto quello che è accaduto negli ultimi 20 anni di gestione del servizio idrico può essere definito negativo, perché sono stati fatti numerosi lavori per aumentare l’apporto di acqua, per gli impianti di depurazione e per intervenire sugli emungimenti”. Tuttavia “il dato sulla dispersione di risorsa in Toscana deve avviare a una seria riflessione su come intervenire. Credo – ha aggiunto – che i Comuni oggi avrebbero qualche difficoltà a riprendere in mano la gestione, e d’altra parte non mi convince l’idea di un unico gestore per tutta la Toscana. Difficilmente questi calderoni riescono a garantire funzionalità”.

Questo il commento di Spinelli (Mdp) capogruppo Articolo Uno Mdp in Consiglio regionale durante il dibattito: “Nel 2021 scadranno le concessioni per il servizio idrico integrato: siamo di fronte a un’opportunità storica che dobbiamo gestire come protagonisti, dando compiuta attuazione allo spirito del referendum del 2011. Non rinneghiamo l’esperienza fatta nel passato che ha comunque dato dei buoni risultati. Ma oggi il tempo è cambiato, le esigenze sono cambiate: sette anni fa il 96 per cento dei cittadini che ha partecipato al referendum sull’acqua ha fatto una scelta precisa. Gli enti pubblici, grazie all’esperienza maturata nel periodo di partecipazione nella gestione del settore, saranno in grado di intraprendere la strada ripublicizzazione, attraverso la creazione di una in House. I Sindaci dell’ambito tre dell’area fiorentina hanno già espresso la volontà di andare in questa direzione. Lancio questa sfida soprattutto ai colleghi del Pd invitandoli ad aprire un terreno di confronto con tutti i sindaci nel nome dell’interesse pubblico, dando ai cittadini un segnale chiaro su alcuni valori essenziali. Dal referendum del 2011 la gestione dell’acqua pubblica è stata oggetto di teorizzazioni così come di interventi e studi concreti, che tuttavia ad oggi non hanno portato a un assetto definitivo che possa definirsi pienamente soddisfacente. I problemi su come garantire il funzionamento del servizio, sposando al contempo le necessità di investimenti sulle strutture e scongiurando un continuo aumento delle tariffe, e su come conciliare la necessità di efficienza gestionale rafforzando il controllo pubblico, rimangono aperti. Possiamo affrontarli intraprendendo un percorso che tenga insieme la volontà espressa dai cittadini con una nuova fase nella gestione delle risorse; una fase in cui l’interesse pubblico prevalga su quello privato”.

“Il tema è tutto politico. La Regione può svolgere una funzione politica, il quadro attuale lo consente e la strada tracciata dal governatore è quella giusta”. Il capogruppo del Pd in Consiglio, Leonardo Marras, è convinto della ‘svolta’ emersa dalla comunicazione sullo stato dei servizi idrici in Toscana e la contestualizza: “Le leggi le abbiamo già fatte. Adesso occorre ragionare sul ruolo della Regione come attore reale dei servizi, partendo proprio dall’acqua e di concerto con i Comuni”. Il capogruppo ha poi stigmatizzato: “acqua pubblica non significa gratuita. Pensarlo ha fatto sì che non si affrontasse il disagio sociale” aggiungendo che servono misure di finanziamento extrabancario. La strada da seguire è, a detta di Marras, quella di un “approfondimento con i Comuni” e di un “aggiornamento costante” per arrivare ad una “decisione consapevole”.

“Ho difficoltà a vedere il modello pubblico annunciato da Rossi. Sembra più che altro una suggestione” ha detto Paolo Marcheschi (Fdi) che ha giudicato il dibattito “ideologico”. “Il tema non è parlare di pubblico e privato, che è ormai superato. Il tema è ragionare e adottare politiche che portino ad avere un sistema efficiente, economico e di tutela ambientale”. Quel che interessa al consigliere sono il “controllo” e la “linea strategica”. Un impulso ad attivare meccanismi “oggi inesistenti” per cercare una “multiutility toscana” capace di “dare risposte sulla gestione” magari “limitando gli utili e collegandoli agli investimenti”. Per il capogruppo Fdi ci sono, insomma, “strade percorribili”.

La svolta pubblica ha convinto Paolo Bambagioni (Pd) “l’acqua è un bene di tutti”, che ha però richiamato il presidente: “avrei voluto vederla altrettanto impegnata sul fronte del latte, al suo indotto e al sistema toscana”. Nell’esprimere “soddisfazione” per un Consiglio che “finalmente parla di politica che lo riguarda da vicino”, ha giudicato “fondamentale” il ruolo che la Regione deve assumere e tuttavia ha avvertito: “è necessario garantire il riconoscimento territoriale”. Tra i temi “veri” lanciati sul tavolo, anche quello dell’efficienza: “abbiamo le tariffe più alte d’Italia, non siamo in grado di investire in manutenzione né di dare risposte a tutte le utenze”, e del controllo “non diamo colpa ad altri perchè siamo molto deficitari”.

“L’Ambito non si tocca, almeno fin tanto che sarò presidente. Le tariffe non si aumentano”. È chiaro il presidente Enrico Rossi che a conclusione di un dibattito definito “serio, ma confuso” ha chiesto all’aula: “vogliamo gestire la situazione o lasciarla andare in automatico?”. “Possiamo esercitare un ruolo di moral suasion” ha avvertito confermando la sua posizione “netta e chiara”. “Il tema va affrontato d’intesa con i sindaci” e a quelli di centrodestra che governano in Toscana ha chiosato: “se avete idee più chiare faremo meglio e saremo più veloci. Nardella si è già espresso”, ha continuato ricordando la posizione del sindaco di Firenze. Il presidente ha chiuso il dibattito, cui sono seguite le dichiarazioni di voto sugli atti collegati, esortando a “concordare insieme un percorso”. “Abbiamo davanti un’occasione, ma voglio sapere se possiamo andare verso una legge”,  ha detto ribadendo la sua ferma volontà a non toccare l’Autorità idrica regionale grazie alla quale dal 2011, anno di costituzione (legge regionale 69), sono state fatte “cose egregie”.

“A nostro avviso - afferma invece Elisa Montemagni, Capogruppo in Consiglio regionale della Lega - il delicato tema dell’acqua non è stato mai trattato adeguatamente ed anche l’apposito Comitato regionale per la qualità del servizio idrico si è, colpevolmente, riunito troppo raramente. È bene considerare che in Toscana su sette gestori, uno è pubblico e risponde al nome di Gaia (in realtà, gli utenti hanno poco da stare allegri) che non ha mai offerto uno standard di servizio tale da essere apprezzato dai cittadini. La vera criticità sul tema, oltre al fatto non secondario che abbiamo le tariffe più care d’Italia è l’atavica questione relativa ai fondamentali interventi su una disastrata rete idrica che registra una dispersione pari al 40% di acqua potabile presente nelle tubature. Dobbiamo, dunque, muoverci per capire esattamente cosa non ha funzionato e questa operazione ricognitiva deve partire dando la giusta rilevanza al ruolo dei vari Comuni.”

È intervenuto anche Tommaso Fattori, oggi capogruppo di Sì Toscana a Sinistra e in passato fra i fondatori del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e fra i promotori del referendum del 2011.
“A distanza di 7 anni dal referendum si annuncia finalmente di voler ripubblicizzare in Toscana la gestione del servizio idrico integrato, rispettando la volontà della maggioranza assoluta degli italiani. La gestione dell’acqua non deve generare profitti, il che significa mettere alla porta gli azionisti privati ma anche superare la forma giuridica ‘società per azioni’”, afferma Fattori.
“La giunta ora ci comunica che è possibile ripubblicizzare perché non serve più un partner privato industriale. Ma sarebbe stato più onesto ammettere che la privatizzazione è stata fallimentare. Gli azionisti si sono intascati profitti per centinaia e centinaia di milioni di euro, le tariffe sono fra le più care d’Italia, gli investimenti sono ben al di sotto del necessario e l’età media delle tubature toscane, che perdono molta acqua, è aumentata notevolmente”.
“Il modello pubblico-privato non ha nulla a che vedere con il pubblico, tantomeno con la democrazia, ed è orientato a generare profitti per pochi attraverso la vendita di un bene di tutti. I soci privati nominano l’ amministratore delegato dell’azienda e hanno in mano la così detta ‘governance’ dell’acqua”.
“Ora serve un nuovo modello pubblico che sia trasparente e che preveda la partecipazione alle decisioni da parte dei cittadini. Qualcosa di ben distante dalle forme clientelari e lottizzate a cui troppo spesso in passato ci ha abituato un pezzo di classe politica avvezza e pensare i beni comuni come beni propri. L’acqua deve essere gestita da soggetti di diritto pubblico, come possono esserlo le aziende speciali”, ha continuato Fattori in aula.
“In questi anni il ricorso al capitale azionario privato e al capitale di terzi attraverso l’indebitamento con le Banche, peraltro in molti casi azioniste stesse delle Spa dell’acqua, ha portato all’impennata delle tariffe, essendo il modo più costoso per anticipare i capitali necessari per gli investimenti in un servizio capital intensive”, ha spiegato Fattori. “Le società interamente pubbliche possono trovare il modo per anticipare parte dei capitali necessari per le manutenzioni ordinarie o per liquidare gli investimenti non ancora ammortizzati facendo ricorso alla BEI, alla Cassa Depositi e Prestiti o a nuovi strumenti di finanza pubblica e non speculativa”.
“Il legislatore nazionale deve prendere atto del fallimento del ‘full recovery cost’, che carica sulle bollette anche il costo degli investimenti straordinari che invece devono essere sostenuti dalla fiscalità generale, come accade per le scuole o per gli ospedali”, aggiunge Fattori, rivolgendosi stavolta a Parlamento e Governo nazionali.
“Ma vedo molti segnali contradditori, qui in Toscana. Da una parte si afferma che l’ obiettivo è la ripubblicizzazione, dall’altra si moltiplicano preoccupanti richieste di proroga delle attuali concessioni, ultima in ordine di tempo quella di ASA e ciò, in concreto, significa posticipare la ripubblicizzazione del servizio”.
“Ma è contradditorio e sbagliato anche il modello proposto dal Presidente Rossi, ossia un megacolosso regionale per la gestione dell’acqua. Un simile mastodonte non avrebbe eguali in Europa e sarebbe disastroso perché disconnesso dai territori e dai bacini idrografici, lontano dai cittadini e con enormi problemi di diseconomie di scala”. “Serve invece un modello pubblico adeguato, con una pluralità di aziende speciali vicine ai territori, che prevedano la partecipazione dei cittadini e che siano disegnate sui bacini idrografici. Questo è peraltro ciò che abbiamo scritto nella nostra proposta di legge per la ripubblicizzazione del servizio idrico della Toscana, la prima presentata in questa Regione, ispirata alla norma scritta dai movimenti in Lazio. Se davvero si vuole ripubblicizzare l’acqua, si apra la discussione sulla nostra proposta, ferma da 9 mesi in commissione”.

Rossi a Giannarelli: "Perché non chiede alla sindaca Raggi di ritirare Acea dalle società toscane?"

"Il Comune di Roma si incamera con la sindaca Raggi i soldi dei cittadini toscani grazie al fatto che partecipa come socio a tutte le società pubbliche della Toscana. Perché non chiede alla sindaca di Roma di ritirare Acea da questa partecipazione?". Ha replicato così il presidente Enrico Rossi al consigliere regionale Giacomo Giannarelli (M5S) durante la comunicazione che Rossi ha fatto in consiglio sul servizio idrico regionale.

"Vorrei che il Movimento 5 Stelle, laddove ha funzioni di governo, fosse come lei, così schierato", ha proseguito Rossi. "Volete continuare a vedere Acea che porta a Roma i soldi dei toscani? Anche se fossero solo 100mila euro, ma in realtà si tratta di milioni, i toscani non credo siano d'accordo a rimpinguare le casse del comune di Roma o di quelle di Caltagirone".

Richiamando Giannarelli alla coerenza, Rossi ha aggiunto che "non si può essere sempre e per forza dalla parte del pubblico e poi a Roma, siccome fa comodo, resta tutto inalterato. Io ho una posizione netta e chiara su questo tema. E mando un avviso ai naviganti: questo problema non lo può affrontare solo il Consiglio regionale. Bisogna affrontarlo d'intesa con i sindaci, così come ebbe a fare il presidente Martini a suo tempo, così come, con tante discussioni, ho rifatto io nel 2011 insieme all'assessore Bramerini, che ancora ringrazio per quel capolavoro di legge, quando abbiamo deciso di fare l'Autorità unica regionale".

"Quindi - ha proseguito Rossi - siccome in questa regione il centro-destra governa in alcune città e il Movimento 5 Stelle a Livorno, per favore parlate ai vostri sindaci per sapere cosa pensano a questo riguardo. E avvertiteli di una cosa: che, così come è partita la vicenda, o si interviene per via legislativa oppure le loro aziende vengono fagocitate".

"Questa è la mia previsione" ha detto ancora. "Questo discenderà automaticamente, obbligatoriamente, in conseguenza del fatto che i sindaci del centro della Toscana di Publiacqua, da Prato al Mugello, dal sindaco Nardella (capo anche della Città metropolitana) fino a Pistoia, hanno deciso la ripubblicizzazione dell'acqua in un'assemblea. Questa è la decisione, lo ripeto perché bisognerà tenere conto dei fatti oggettivi e delle leggi. Bisogna sapere che se facciamo così concludiamo la legislatura senza intervenire. E non è che poi alla fine possiate dire: "noi si è discusso e la giunta non ha fatto".

"Dovete dirci cosa dobbiamo fare - ha concluso Rossi - e possiamo farlo solo con i sindaci. C'è solo un passaggio adesso: andare nell'assemblea regionale dell'Autorità Idrica e lì i sindaci diranno che ha fatto bene Publiacqua. Dopodiché, la decisione è effettiva, esecutiva. A quel punto inizia il processo di ripubblicizzazione con Publiacqua e mano a mano che le altre società vanno a scadenza della concessione, automaticamente, vengono assorbite dalla società Publiacqua".

Fonte: Toscana Consiglio Regionale



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