La scuola senza voti, una provocazione o la rottura di un tabù?

La scuola media statale "Manzoni" di Pesaro

A scuola senza profitto, senza voti!Diventerebbe la scuola di Pinocchio, oppure un luogo dove si cresce più spediti e con una qualità migliore rispetto alla scuola tradizionale? La pedagogia su questo campo presenta opinioni contrastanti. C’è una letteratura della valutazione e delle tecniche che avrebbe bisogno di qualche biblioteca per essere raccolta,ma c’è anche tanta esperienza di scuola che relega il dare voti ad un livello più basso rispetto all’attività del dialogo educativo.

L’esperienza della scuola media statale Manzoni di Pesaro che emerge in questo articolo pubblicato su l’Avvenire, assomiglia a quella della scuola di Barbiana e a sentire Ferdinado Ciani i risultati sono confortanti.

Il voto compare solo alla fine dell’anno, durante i mesi dell’anno scolastico gli allievi costruiscono insieme con gli insegnati i percorsi di studi, realizzano i libri di testo utilizzando le moderne tecnologie. Con questo sistema vengono meno l’ansia e lo spirito di competizione, aumenta la motivazione, il risultato finale è una preparazione culturale e abilità specifiche migliori rispetto alla scuola tradizionale della spiegazione, dell’interrogazione e del voto. Sarebbe interessante una sperimentazione su queste questioni, ma è molto difficile. Come si parla di eliminare lo strapotere che il voto ottiene nella scuola si passa per quelli che non hanno voglia lavorare seriamente. Molti sostengono che il voto motiva e rende consapevoli, eppure le esperienze di Don Milani, oppure quelle della scuola di Pesaro indicano che ci sono altre possibilità.

 

L'ARTICOLO DI PAOLO GUIDUCCI SU 'L'AVVENIRE'

La scuola del gratuito
Né voti, né bocciature

Una scuola dove il voto compare sul registro solo a fine anno e i libri di testo sono il frutto di una scelta congiunta insegnanti e studenti. L’utopia entra nell’educazione e siede sui banchi? Alla scuola media statale "Manzoni" di Pesaro, in realtà accade già che tempi e modi dello studio sono decisi assieme, e i ragazzi entrano a pieno titolo nelle commissioni. «Con questo sistema il rendimento aumenta con percentuali elevate perché vengono meno l’ansia, la competizione, il ragazzo è libero di apprendere, e lo fa con passione», spiega Ferdinando Ciani, che sul tema della "classe senza voto" (come l’ha chiamata) ha ricavato due libri, "La scuola di Pinocchio" e "A scuola senza profitto". Ciani è anche responsabile del Gruppo di ricerca sulla Scuola del Gratuito, un’esperienza che ha cercato di tradurre sul campo alcune intuizioni di don Oreste Benzi, "l’apostolo della carità" come lo aveva definito Papa Benedetto XVI.

Dalla provocazione del sacerdote con la tonaca lisa – una società che si forma e si organizza sulle esigenze degli "ultimi" – la Comunità Papa Giovanni XXIII, dopo anni di ricerca e sperimentazione, ha elaborato un nuovo modello di scuola che proporrà nel corso del convegno "La Scuola del Gratuito - pedagogia della carità per una società più felice", in programma sabato e domenica all’Hotel San Giuseppe di Valdragone, a San Marino. Per ora sono stati avviati le "prove sul campo". Per la scuola vera e propria si attende di capire come e quando passare dalla proposta alla realizzazione. «Per una riforma della scuola servono sicuramente risorse, insegnanti, strutture adeguate, ma soprattutto nuove relazioni tra i soggetti coinvolti: insegnanti, studenti e famiglie», fa notare il responsabile generale della Giovanni XXIII, Paolo Ramonda.

Due i capisaldi di questa nuova scuola, scritti a lettere cubitali nel "manifesto della scuola del gratuito" approntato per l’occasione: da una parte una scuola più attenta alla persona e una pedagogia svincolata dai meccanismi del profitto, dall’altra l’integrazione effettiva degli studenti "diversi". «Oggi si parla tanto di "bisogni educativi speciali", riferiti agli alunni con handicap – mette in luce questo aspetto Primo Lazzari, vicepresidente della Comunità e insegnante –. In realtà ogni alunno è speciale e, al tempo stesso, anche i bambini considerati "scarti" sono portatori di un dono: educano i coetanei, gli insegnanti e i genitori alla ricchezza della diversità». Gli alunni diversamente abili come risorsa e non come problema: per questo sono stati invitati al convegno la direttrice e i genitori della scuola di Mugnano, nel napoletano, che hanno ritirato i propri figli dalla classe perché c’era un alunno disabile. Un caso eclatante, ma non isolato purtroppo, anche se – fa notare l’insegnante Riccardo Ghinelli – «casi del genere si sono registrati in Italia solo dopo le restrizioni al sostegno. In realtà, l’integrazione scolastica attiva dal 1977 ha migliorato la qualità della scuola».

Una scuola senza voti, la ricchezza della diversità, il gusto di conoscere. Le intuizioni di don Benzi tradotte in un modello pedagogico per una scuola del gratuito, in realtà hanno dei "genitori" illustri. Il riferimento più noto per questo tipo di esperienze è la Scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani, un’esperienza dove il valore di una persona non si confondeva con la sua capacità di incamerare nozioni. Più vicine a noi, esperienze del genere si registrano alla "Summerhill" in Gran Bretagna, alla "Kapriole" di Friburgo (Germania), "Hadera" in Israele o "Kiskanu" a Verona. Irene Stella (relatrice al convegno Insieme a studiosi come Riziero Zucchi, Università di Torino; Leonardo Becchetti, Università di Roma Tor Vergata; e Andrea Canevaro, Università di Bologna) e autore del libro "Liberi di imparare" sintetizza così lo spirito di queste scuole: «Il migliore adulto che un bambino può diventare è se stesso».

 

Paolo Guiducci, Avvenire 3 ottobre 2013