Taglio del nastro per la nuova centrale operativa del 118. Sono 204mila le richieste di soccorso arrivate nel 2013

La nuova centrale del 118 a Firenze

La nuova centrale del 118 a Firenze

Una struttura modernissima, con attrezzature di alta tecnologia, che dalla collina del piazzale Michelangelo domina tutta Firenze. E' la nuova sede della centrale operativa del 118 di Firenze, inaugurata stamani accanto allo Iot, l'ex Istituto ortopedico toscano Pietro Palagi. All'inaugurazione erano presenti la vicepresidente, e assessore al sociale e all'integrazione socio-sanitaria, e l'assessore al diritto alla salute, oltre al vicesindaco di Firenze, al direttore della Asl 10 di Firenze, alla responsabile del 118 di Firenze Lucia De Vito.

Dopo la benedizione impartita da padre Renato Ghilardi, assistente religioso dell'ex Iot, la visita della Centrale, un vero gioiello di tecnologia, con 24 postazioni (che possono arrivare fino a 40), una mappa-schermo gigante per seguire in tempo reale gli spostamenti dei mezzi di soccorso, schermi per vedere i movimenti degli elicotteri. La nuova struttura, che ospiterà anche la centrale del 118 di Prato (che già dal febbraio scorso è stata trasfeirta a Firenze), entrerà in funzione entro la fine di maggio.

La vicepresidente ha espresso grande soddisfazione, non solo per il luogo e la struttura, ma per la capacità e la potenzialità in termini di resa dei servizi. Ha sottolineato che si tratta di una Centrale di altissimo livello, di grande efficienza, bellezza e funzionalità, che può interagire con tutte le altre forze che si occupano dell'emergenza, per esempio i vigili del fuoco. Ha ringraziato Lucia De Vito, e tutto il personale, preparato e appassionato.

Anche l'assessore al diritto alla salute ha prima di tutto ringraziato tutte le persone che ci hanno lavorato, gli operatori, il volontariato. Il progetto era partito quando l'assessore era direttore generale della Asl fiorentina.

Si tratta, ha detto, di una struttura bellissima, realizzata secondo i più moderni criteri tecnologici e di sicurezza, quanto di meglio poteva essere messo in una Centrale operativa. L'obiettivo della Regione, ha aggiunto, è che tutte le Centrali abbiano dotazioni di questo tipo, di grande qualità e alta tecnologia. Inevitabile l'accenno alle polemiche di questi mesi intorno alla riorganizzazione del 118. Fare le riforme, che pure tutti vogliono, è molto difficile, ha sottolineato l'assessore. Da parte della Regione c'è la volontà di ascoltare tutti, ma anche di andare avanti con decisione. La realizzazione di questa Centrale fa parte della più ampia riorganizzazione del 118, che porterà le Centrali dalle attuali 12 a 6; resta l'obiettivo di arrivare a 3, che verrà valutato passo passo. Quello che conta soprattutto è realizzare un 118 di qualità, che assolva sempre meglio alla sua missione.

Il 118 buongiorno

«118 buongiorno». È la rassicurante voce di un operatore competente il primo approccio con il Servizio sanitario della Toscana di chi si è infortunato o vede qualcuno star male ed ha bisogno di aiuto.

Un numero d’emergenza – come il 112, il 113, il 115, il 117 – diventato forse il più noto a tutti i cittadini.

Al 118 dell’Azienda sanitaria di Firenze lo scorso anno sono giunte 204.306 richieste di soccorso. Più esattamente si tratta di “schede aperte” che comprendono anche le attività di continuità assistenziale e trasporto inter-ospedaliero: quasi 560 “richieste” al giorno di media in un anno.

La nuova centrale del 118 a Firenze

La nuova centrale del 118 a Firenze

Il numero scende a 106.308, ovvero più di 291 in media al giorno, se si considera le richieste alle quali, dopo la valutazione del personale qualificato che deve decifrare quale tipo di aiuto occorra e istruire la pratica per avviare il più idoneo intervento di soccorso, fa seguito l’invio di almeno un mezzo di soccorso, senza contare, perciò, i 4.444 trasferimenti effettuati.

Di quei 106.308 interventi, 51.273 erano codici gialli (48,2%), 33.953 verdi (31,9%), 15.418 rossi (14,5%) e 5.664 bianchi (5,3%). Ambulanze, volontari e medici sono dovuti accorrere in primo luogo nelle case di cittadini: 69.585 volte su 106.308 appunto, il 65%. Quindi per strada (18.146, il 17%). in uffici ed esercizi (8.301, il 7,8%), in luoghi di lavoro (1.662), in scuole (1.057) e impianti sportivi (1.138) oltre a 6.419 interventi catalogati “in altri luoghi” (6,4%).

Nella maggior parte dei casi (26.148, il 24,6%) i sanitari sono dovuti intervenire per patologie di natura traumatica e a ruota per problemi cardiocircolatori (22.274, il 20,9%). Seguono le patologie neurologiche (11.587), respiratorie (9.936), gastroenterologiche (7.144), tossicologiche (3.680), psichiatriche (3.318), urologiche (2.568), ostetrico-ginecologiche (1.588). Tutti sotto le mille unità gli interventi per problemi neoplastici, metabolici, otorinolaringoiatrici, oculistici, dermatologici, infettivi. I casi riferiti a “altra patologia” o a “patologia non identificata” sono stati 14.292.

Tutte le foto della inaugurazione

La nuova centrale del 118 a Firenze

La nuova centrale del 118 a Firenze

Ovviamente i mezzi inviati a prestare soccorso in molti casi sono stati più d’uno, perché più d’una erano le persone coinvolte nell’incidente o che si dovevano salvare. In totale i mezzi inviati nel 2013 sono stati 129.307, di cui 93.850 hanno dovuto trasportare il ferito per un ricovero, mentre in 29.215 casi l’assistenza si è risolta in loco a cura del personale intervenuto. Nel numero rimanente di casi (6.242) l’ambulanza non ha effettuato il soccorso.

Le persone decedute sul posto dove è giunto il mezzo del 118 sono state 1.451.

I pazienti soccorsi in tutto sono stati 105.823, di cui 54.134 donne (51,1%), 46.270 uomini (43,7%) e 5.419 persone (5,2%) a cui non è stata barrata la casella corrispondente al sesso.

Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone oltre i 75 anni (38.518), seguite da quelle tra i 15 e i 60 anni (38.342), tra i 61 e i 75 (16.366) e tra gli 0 e i 14 (5.045). In 7.552 casi il dato sull’età non è stato registrato.

Nel primo trimestre di quest’anno le schede aperte sono state 54.475, a cui ha fatto seguito in 31.674 casi l’invio di almeno un mezzo di soccorso e complessivamente di 38.108 mezzi che hanno soccorso 32.047 pazienti.

La nuova centrale del 118 a Firenze

La nuova centrale del 118 a Firenze

La rete del pronto soccorso

I chilometri quadrati tenuti sotto osservazione dalla centrale operativa del 118 di Firenze sono 2.778, ai quali si aggiungono, dal febbraio scorso, i 365 dei 7 Comuni di competenza della Asl 4 di Prato. Senza contare, ovviamente, i quasi 23 mila del territorio regionale sorvolati dai 3 elicotteri Pegaso della Regione che l’ordine di decollo, con la meta da raggiungere e il punto dove far ritorno, lo ricevono sempre dalla squadra diretta dalla dottoressa Lucia De Vito con al suo fianco il coordinatore infermieristico Paolo Pratesi.

La centrale operativa del 118, che fa parte del Dipartimento dell’Emergenza e medicina critica della Asl 10 diretto dal dottor Luciano Bagnoli, garantisce gli interventi di emergenza e il trasporto interospedaliero d’urgenza – quindi anche per le Aziende universitarie ospedaliere di Careggi e Meyer – nei 33 Comuni assistiti dall’Azienda sanitaria di Firenze e in 15 di essi provvede anche a raccogliere le richieste di continuità assistenziale ed attivare la Guardia medica.

La centrale ha anche il compito di dare supporto alle attività di soccorso sanitario nei cantieri delle grandi opere – quelli della terza corsia dell’Autostrada, della Variante di valico, dei lavori per l’alta velocità ferroviaria – e di coordinare le attività operative di soccorso nel caso di manifestazioni di massa anche ad organizzazione autonoma.

Svolge infine un ruolo fondamentale nella ricezione delle segnalazioni di potenziali donatori di organi e tessuti dai presidi ospedalieri della Asl 10 e nell’attivazione del gruppo operativo di coordinamento delle donazioni.

Per fare tutto questo senza soste o interruzioni il 118 fiorentino dispone di 43 medici dipendenti e 51 convenzionati e di 108 infermieri che svolgono la loro opera o nella centrale, dove si deve capire bene di cosa c’è bisogno e cosa si deve fare, oppure a bordo dei mezzi che accorrono per prestare soccorso e assistenza.

Poi c’è il fondamentale ruolo svolto dalle associazioni del volontariato che operano in maniera capillare su tutto il territorio dell’Azienda sanitaria avvalendosi di personale che è stato debitamente formato per intervenire con competenza e professionalità.

I mezzi di soccorso pronti a partire si trovano in 71 punti del territorio. Per lo più si tratta delle sedi delle Misericordie, della Croce rossa, delle Pubbliche assistenze come l’Humanitas, la Fratellanza militare, la Croce azzurra, oltre ad alcuni presidi ospedalieri e territoriali della Asl.

Sparpagliate nei 2.778 chilometri quadrati di competenza della Asl 10 ci sono 6 postazioni da cui partono ambulanze di soccorso e rianimazione con infermiere a bordo, 15 postazioni con ambulanze di soccorso e rianimazione con medico a bordo, 5 punti dove c’è un’auto medica che dispone di un professionista sanitario.

Le ambulanze del 118 spesso risolvono in loco il problema e quando non possono farlo dispongono dei pronto soccorso sparsi sul territorio: i 5 negli ospedali dell’Azienda sanitaria di Firenze – Santa Maria Nuova, Torregalli, Ponte a Niccheri, Borgo San Lorenzo e Figline Valdarno – oltre a Careggi e al Meyer.

Un bunker in grado di funzionare ,se la terra trema o c’è il black out 

Un edificio in grado di funzionare in qualsiasi evenienza, perché è proprio nei momenti di emergenza che c’è bisogno dei servizi di emergenza com’è il 118.

Perciò il settimo e l’ottavo livello dell’Iot dove ora trova sede la centrale operativa del 118 è stato progettato per restare in piedi anche quando la terra trema nel peggiore dei modi. L'edificio, per la funzione che svolge, deve garantire una tenuta strutturale in caso di sisma ed è dunque stato costruito secondo il concetto di isolamento sismico, ovvero sia dividendo la struttura portante – le travi e i pilastri – dalla sottostruttura – baggioli e platea di fondazione – e collegando le due parti con appoggi elastici  che fanno da isolatori sismici.

I dispositivi che consentono questa sorta di “ammortizzamento” sono alloggiati nel piano interrato nel quale si può accedere tanto per la manutenzione di essi quanto per quella del gruppo di continuità in grado di rifornire di energia elettrica l’edificio anche se salta la corrente all’intera città. Sicure e a norma, ovviamente, le porte dei locali di lavoro, le vie e le uscite di emergenza così come i dispositivi antincendio.

Gli accorgimenti tecnici per rendere sicuro e “inattaccabile” l’edificio da qualsiasi calamità naturale sono stati combinati a quelli che garantiscono buone prestazioni termiche, oltre alla gradevolezza dell’opera e alla sua funzionalità.

Particolare attenzione è stata posta alle centrali tecnologiche, in parte impiegate anche per l’intero complesso sanitario: per l’erogazione dei gas medicali impiegati nelle sale operatorie del vecchio fabbricato, per la fornitura di energia, per la  centrale termica, per l’approvvigionamento idrico. Proprio a quest’ultimo fine è stato deciso di non demolire, com’era stato ipotizzato in passato, la torre idrica piezometrica collocata in prossimità di Casa Martelli a nord del nuovo padiglione del corpo a pettine.

Anche le caratteristiche di illuminazione e areazione naturale degli ambienti sono state pensate con gran cura e avendo presente le attività specifiche svolte all'interno dei singoli ambienti e la durata di permanenza in essi. Questo ha comportato seguire precise regole nella scelta dei vetri impiegati e dei sistemi di illuminazione “confinati” nelle aree dove non è prevista una attività prolungata da parte del personale. Analoghi accorgimenti per quanto riguarda gli infissi e il sistema di ricambio dell'aria, evitando la creazione di correnti.

Considerato che il personale deve stare molte ore fermo a un monitor con una cuffia telefonica in testa, e che i turni devono coprire le 24 ore, molta attenzione è stata rivolta ai servizi igienici, agli spogliatoi, alle aree dove ristorarsi durante una pausa. Scrupoli particolari sono stati seguiti nella progettazione degli scarichi delle acque reflue e delle reti di ventilazione della fossa biologica.

I materiali di finitura sono stati scelti mirando anche ad ottimizzare i costi di gestione: evitando la rapida usura, facilitando la manutenzione ordinaria a partire dalla lavabilità delle superfici e dalla semplice possibilità di ritocco, dalla igienizzazione rapida. Controsoffitti e pavimento galleggiante consentono una facile manutenzione delle reti impiantistiche e una elevata flessibilità legata alla evoluzione delle macchine elettroniche.

Le sale riunioni possono essere rapidamente adattate per ospitare ulteriori postazioni rete, radio, ed elettriche.

La copertura è facilmente accessibile e consente la facile manutenzione dei pannelli fotovoltaici e dei pannelli solari.

L'area operativa prevede al momento 24 postazioni che possono all’occorrenza essere ampliate fino a 40.

Un concentrato di alta tecnologia,per affrontare l’emergenza più dura

All'occorrenza righello, squadra e goniometro, strumenti che nessuno usa più e in pochi sanno cosa sono, anche se, fino all’avvento massiccio dell’informatica, non se ne poteva fare a meno. Alla centrale del 118 ci sono ancora, perché metti si guasti una macchina, venga meno la connessione, salti la corrente, l’equipaggio dell’elicottero deve sapere esattamente quale punto raggiungere per salvare una vita umana.

Nell'era dei telefoni cellulari, degli smartphone e delle app, i moderni “Virgilio” delle ambulanze dispongono ancora anche di radio come quelle dei radioamatori, non si sa mai, metti vada tutto in tilt e si debba comunicare come si faceva un tempo quando non c’erano tutte queste diavolerie.

Però le diavolerie ci sono eccome: monitor in grado di dire al millimetro dove si trova il numero civico di una strada, di guidare un mezzo di soccorso come se tutto intorno fosse solo nebbia e non si vede niente. L’intero territorio da tenere sotto controllo per portare le prime cure a chi ne ha bisogno è “georeferenziato”, lo si vede su una piantina o come guardando da un satellite. Le telecamere dei Vigili urbani di Firenze consentono di vedere anche molti posti in diretta e con la diffusione delle webcam si vedrà ancor meglio un incrocio dove c’è un ingorgo ed anche a sirene spiegate è impossibile passare.
Una centrale tecnologicamente all’avanguardia, già in grado di segnalare per alcuni pazienti con patologie particolari, conoscendo il loro nome, cognome, indirizzo ed età, che magari è allergico o comunque le principali informazioni sanitarie che lo riguardano. È il volto fraterno del Grande fratello.
La nuova sede al Palagi consente di migliorare ulteriormente il fronte tecnologico dell’intervento d’emergenza. I cavi telefonici, per esempio, giungono da due parti, non da una sola, nel caso una ruspa da un lato della collina tranci tutta la rete: la centrale non resta isolata. E, all’occorrenza, ci sono righello, squadra e goniometro.

 

Intorno a una villa del Quattrocento,un’opera da catalogo di architettura

In principio era una villa. Una villa dei Serristori. Notizie su di essa risalgono al 1427 quando fu registrata nel primo catasto fiorentino. Nella cosiddetta veduta della “Catena”, databile 1471-1482, la si scorge tra i poderi di San Miniato.
Durante la peste del 1630 a Firenze il monastero di San Miniato al Monte fu trasformato in lazzaretto e la villa dei Serristori in convalescenziario. Proprio con i rimborsi che il Magistrato della Sanità dette per quella “ospitalità” intorno al 1632 fu effettuato un importante restauro.
Il secolo successivo furono aggiunte le due ali laterali che ancora adesso risultano di altezza inferiore rispetto al nucleo centrale della villa, la quale costituisce il corpo centrale dell’ex Istituto ortopedico toscano. La villa, vasti appezzamenti di terreno e numerosi edifici che si trovano nelle sue vicinanze subiscono nel corso dei secoli molti passaggi di proprietà fino ai primi anni del secolo scorso, quando fu acquistata dall’Istituto ortopedico toscano.
In ricordo rispettivamente del loro figlio e fratello Gino, le signore Matilde Forti Orvieto e Alice Orvieto d’Ancona donarono il 21 aprile 1917, affinché venisse utilizzato per l’assistenza agli invalidi e ai mutilati di guerra, un immobile di cui disponevano in via Ponte alle Mosse 42, il quale risultò ben presto insufficiente a soddisfare le numerose richieste di degenza. Fu così acquistata, ricorrendo anche a molteplici donazioni, l’antica villa di Santa Margherita, che fu trasformata in ospedale dall’ingegner Ugo Giovannozzi. Il centro fu inaugurato il 19 marzo 1924 e direttore sanitario fu nominato il professor Piero Palagi, titolare della cattedra di chirurgia ortopedica.
Erano 12 ettari di terreno, con due case coloniche e la villa constava di «59 ambienti esclusi i passaggi, corridoi, latrine etc.».
A causa dell’aumento dei degenti nel dopoguerra fu necessario un ampliamento. Fra il 1962 e il 1966 furono progettati dagli architetti Cardini e Raspollini i padiglioni mimetizzati nel verde della valletta sottostante la villa. L’opera, realizzata tra il 1967 ed il 1985, è stata concepita secondo i canoni tipici di un ospedale con una parte che ospita l’ingresso generale, il pronto soccorso, l’accettazione e poi 4 piani di reparti con 500 posti letto e un sesto corpo di fabbrica per il reparto operatorio ortopedico. Particolarmente suggestiva la scala che unisce i vari padiglioni disposti a pettine sopra la quale “scorre” come una funivia di montagna l’ascensore. Parte del progetto finalizzato alla costruzione della nuova officina interna è stato realizzato nel 1982.
A causa dei mancati finanziamenti numerosi lavori non sono stati portati a termine così come la ristrutturazione del nucleo originario di villa S. Margherita. Nel 1999 è stato redatto il progetto complessivo di riorganizzazione e ampliamento attualmente in fase di esecuzione.

 

Un ruolo sempre più strategico,per il presidio nascosto fra gli ulivi

Con il trasferimento della centrale operativa del 118 dal presidio di lungarno Santarosa al Palagi, l’ex Istituto ortopedico toscano di viale Michelangelo assume un ruolo sempre più strategico nello scacchiere della salute pubblica fiorentina.
Situato in un punto non difficile da raggiungere con i mezzi propri e relativamente servito dai servizi pubblici (alcune corse del bussino D contrassegnate come DH arrivano proprio al presidio, mentre sul viale Michelangelo c’è una fermata del 13 e in piazza Ferrucci confluiscono numerose linee) l’Iot ospita un numero sempre maggiore di strutture e servizi, in alcuni casi punti di riferimento cittadini e addirittura toscani per una qualche specialità.
È il caso, per esempio, della Fisiopatologia respiratoria a cui fanno capo per le valutazioni altamente specialistiche gli ambulatori sparsi negli ospedali della Asl 10 dove si effettuano gli esami con gli spirometri. O anche del Centro unico di diagnosi prenatale, così come del Centro per la valutazione e il trattamento del piede diabetico messo in piedi presso il Day service diabetologico o gli Ambulatori di medicina vascolare.
Un’altra attività concentrata al Palagi è quella della Chirurgia della mano che opera nella struttura di Day surgery dove si svolgono gli interventi anche della struttura di Oculistica. Questa struttura, oltre agli interventi chirurgici e a quelli di laserterapia, effettua anche prestazioni, visite ed esami diagnostici come per esempio la fluorangiografia, l’OCT, il campo visivo, ed opera anche come Centro di riabilitazione visiva.
La caratteristica principale del Palagi è proprio quella di un centro organizzato per dare risposte che possono essere date nell’arco di una giornata senza dover ricorrere a ricoveri negli ospedali per acuti e contribuendo, anzi, così a ridurre le degenze. Un centro che tuttavia ha un forte legame con le strutture territoriali ed è pienamente inserito nella rete ospedaliera aziendale, svolgendo così un ruolo di cerniera fra queste due realtà e fornendo una risposta sanitaria per acuti e cronici.
Al Palagi, dunque, si trovano il Day service per la patologia endometrio, il Centro di isteroscopia, il Day service cardiologico. È qui che vengono eseguite le Interruzioni volontarie di gravidanza per tutta l'azienda sanitaria. Recentemente si è trasferita all’ex Iot tutta la struttura della Dermatologia che prima si trovava in piazza Indipendenza. È presente ed è destinata a crescere la Odontoiatria che già oggi dispone di alcuni ambulatori.
C’è inoltre la struttura della Terapia del dolore che effettua visite, sedute di agopuntura e trattamenti con lo stimolatore elettrico transcutaneo dei nervi (Tens).
Ci sono gli ambulatori di Geriatria e Neurologia, il Servizio dietico aziendale, quello di Nutrizione parenterale, la struttura della Reumatologia. La Radiodiagnostica dispone di ecografi, TAC, MOC, RMN e Artoscan.
E ancora il Consultorio ostetrico-ginecologico, l’Ufficio protesi ed ausili, il Centro di salute mentale e il Centro diurno Chellini. Numerose le attività di Riabilitazione: motoria, dell’arto superiore, riabilitazione pavimento pelvico, neuropsicologia, podologia e ortottica.
Nell’ottobre scorso è stato aperto proprio al Palagi il curatissimo ed ospitale padiglione dove operano gli oltre cento medici dell’Azienda sanitaria di Firenze che svolgono attività di Libera professione e che prima erano sparpagliati in una miriade di sedi.

Tutte le notizie di Firenze

<< Indietro
torna a inizio pagina