Settanta anni fa moriva a Mauthausen Carlo Castellani: un simbolo dell'Empoli Calcio e della persecuzione nazifascista

Carlo Castellani

Settanta anni fa moriva Carlo Castellani. L'11 agosto 1944, a soli 35 anni, il calciatore italiano fu ucciso nel campo di concentramento di Mauthausen.

Giocatore dell'Empoli F.c. per nove stagioni tra gli anni 20' e 30' è stato un simbolo importante di questa squadra che ha riconsciuto la sua importanza dedicandogli lo stadio cittadino. Numeri alla mano la sua carriera ha avuto eco fino alla storia recente di questo club, dato che è stato il più prolifico marcatore fino al 2011: il suo curriculum parla di 61 marcature in 145 presenze, dietro solo a Francesco Tavano e Ighli Vannucchi.

Ma Castellani è stato soprattutto un simbolo di come il nazifascismo sia riuscito a troncare speranze, sogni e giovani vite: la sua esperienza si lega simbolicamente anche alla storia di tanti che come lui hanno subito sulla propria pelle l'occupazione nazifascista.

LA CARRIERA

Nato nel 1909 nella frazione di Fibbiana a Montelupo Fiorentino si è legato subito ai colori biancoblu che ha indossato già a 17 anni, quando l'Empoli F.C. era ancora in culla: la società nacque appena 6 anni prima.

Nella prima stagione 1926-27, i biancoblu raggiunsero le finali interregionali e con il quarto posto nel proprio girone, furono promossi nel Girone Nord della II divisione che allora costituiva la terza serie. Quell'anno segnò 16 reti.

Due stagioni dopo, quando l'Empoli ottenne la promozione, segnò ben 22 reti in 22 partite. Da record la partita contro il S. Giorgio Pistoia, quando segnò ben 5 reti: si tratta del maggior numero di reti segnate da un giocatore dell'Empoli in una sola partita. Il suo bottino personale nelle prime quattro stagioni a Empoli fu di 49 gol.

Nel 1930-31 Castellani sbarca in Serie A con la maglia del Livorno e raggiunse un altro primato: si tratta del primo giocatore empolese a solcare i campi della massima serie. I risultati, però, furono modesti con soli 3 gol segnati e la retrocessione in B. L'anno dopo il suo bottino personale si fermò addirittura a quota zero.

Dopo un anno nel Viareggio, Castellani tornò nella sua Empoli, allora in I divisione, dove ottenne la promozione nel nuovo campionato di serie C.

Nella stagione 1935-36 l'Empoli, rinominata nel 1931 Associazione Sportiva Fascista Empoli, dovette ritirarsi alla 9° stagione per il richiamo alle armi di molti suoi giocatori. Il club fu retrocesso in I divisione.

Nel 1936 l'Empoli assunse il nome di 'Dopolavoro Empolese', i suoi colori erano il grigio e il blu: quell'anno Castellani ottenne la promozione in C e segnò 13 gol.. Proprio a Empoli concluse la sua carriera.

 

LA DEPORTAZIONE A MAUTHAUSEN

Nel marzo 1944 il Cnl legò la propria azione al movimento operaio organizzando una serie di scioperi che seppur mossi da richieste di carattere economico (migliori salari e condizioni lavorative), avevano una dichiarata matrice antifascista.

Le fabbriche, sottoposte a legge militare, si bloccarono e la ritorsione delle autorità non si fece attendere. Lo sciopero nell'Empolese Valdelsa ebbe come conseguenza una grande operazione di rastrellamento: furono circa 92 le persone deportate nella notte tra il 7 e l'8 marzo 1944.

I nazifascisti rastrellarono le abitazioni, poi le fabbriche (celebre il caso della Taddei di Empoli) dove venivano catturati gli operai segnalati come eversivi.

Carlo Castellani,  la cui famiglia aveva da sempre simpatie socialiste, fu uno delle 22 persone prelevate a Montelupo Fiorentino. Il figlio Franco racconta che i fascisti entrarono nella loro casa per catturare il nonno David, di dichiarata fede socialista, ma Carlo si fece avanti e si offrì di seguire gli agenti in caserma.

Fu portato però a Firenze e da lì in Germania: destinazione il campo di concentramento di Mauthausen. Morì per dissenteria l'11 agosto del 1944.

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