La sicurezza e la sua percezione: le nostre paure sono fondate?

Questo fine settimana ho iniziato nuovamente il corso di criminologia e criminalistica presso l’Ecole Universitaire Internationale a Firenze, ed abbiamo parlato essenzialmente di sicurezza e sopratutto di come questa viene percepita dalle persone. Mi sembrava un tema molto interessante ed attuale da condividere con voi. Quindi, cominciamo a fare un quadro della situazione affidandoci ai numeri. Oltre il 10% dei cittadini toscani non si sente sicuro camminando per strada di giorno nella zona in cui vive. Con il buio questa percentuale sale al 22%, praticamente più di un toscano su 5. L'11,3% si sente poco o niente sicuro anche a casa propria, se è solo ed è già buio. E ben il 37,6% dei cittadini toscani (il 46% delle donne e il 26,5% degli uomini) sostengono che la paura della criminalità influenza molto o abbastanza le proprie abitudini di vita. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal  rapporto sulla percezione della sicurezza dei cittadini toscani, prodotto dall'osservatorio regionale sulla sicurezza urbana.

Ricordiamoci che sicurezza e percezione della sicurezza sono concetti molto diversi, ma anche il secondo, in ogni caso, è un aspetto importante della vita nelle nostre comunità. Soprattutto indica quanto siamo riusciti a concretizzare il diritto alla serenità e alla vivibilità nelle proprie città. Ma la domanda di sicurezza locale è riconducibile non ad uno specifico fenomeno ma ad una serie di situazioni sociali complesse: da una parte i mutamenti sociali in genere, aumento della portata migratoria, i mutamenti demografici, le differenze culturali e religiose, la microcriminalità, la criminalità organizzata, dall'altra i fattori strutturali del territorio come dimensioni delle città e delle province, le periferie e i modelli di urbanistica. Le sensazioni di timore o paura che si provano all'idea di poter venire derubati o aggrediti, oltre ad essere conseguenza diretta di indici di criminalità reali, sono anche conseguenza di un altro importante fattore come la percezione della probabilità di subire un reato, percezione spesso indotta più che reale.

Il senso di ”vittimizzazione indiretto” si dice infatti derivi anche dalla conoscenza di eventi criminosi attraverso informazione da terzi o da mass-media. Soprattutto quest’ultimi sappiamo bene, come in particolar modo negli ultimi tempi, puntino sui fatti di cronaca nera, sempre più al centro dell’attenzione mediatica, enfatizzando così  il discorso sulla sicurezza attraverso l’adozione di una particolare attenzione di tale termine: quello di uno stato individuale e collettivo da tutelare dai rischi derivanti dalla criminalità e dalla devianza. In tale ottica, l’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata soprattutto sull'insicurezza derivante da alcune particolari fattispecie di reati e da alcune categorie sociali ben definite.

Quindi, nella progettazione delle politiche di sicurezza appare allora importante non soltanto lo studio del quantum di pressione criminale in un determinato luogo, ma diventa almeno altrettanto importante l’analisi accurata delle  logiche dei sentimenti di insicurezza. Concludo con una frase che spero  potrà portare chi la legge a fare una riflessione riguardo l’argomento sicurezza e percezione della sicurezza, ed è dello scienziato austriaco Heinz von Foerster, tratta da un un suo famoso libro, e dice:  “l’ambiente come noi lo percepiamo è una nostra invenzione.”

Giulia Meozzi

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