Discarica del Bulera, le Rsu: "Un progetto che garantirà sviluppo e occupazione"

 

ULTIMAMENTE le RSU della SCL sono state additate come incapaci e non all’altezza del loro compito, in riferimento sia alle situazioni prettamente aziendali che a problematiche riguardanti il territorio. In effetti non usiamo propagande a mezzo stampa o volantinaggi per denunciare situazioni problematiche in azienda, per cui la gente di fatto non ci conosce e non conosce che cosa facciamo all’interno di SCL. È logico quindi che ci additino e ci reputino non all’altezza, magari condite con illazioni montate ad arte per denigrare e sconsacrare.

Per questo vorremmo dare delle risposte anche perché la verità di solito non sta mai da una sola parte.

Innanzitutto siamo stati regolarmente eletti (due rappresentanti CGIL ed uno CISL). Dei tre rappresentanti uno è stato eletto come RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza). Quindi siamo legittimati a fungere da rappresentanti di tutti i lavoratori SCL sia a Larderello che a Milano.

Negli ultimi anni molte cose si sono modificate in SCL e questi cambiamenti sono sempre stati concordati e condivisi con la Direzione, spesso proprio su proposta delle RSU (vedi ad esempio il ripristino, dopo oltre 10 anni, della figura di Capoturno, o il corposo lavoro di bonifica dei manufatti contenenti amianto). Gli impianti di Larderello, hanno avuto dei miglioramenti, sia riguardo a problematiche di sicurezza che organizzative che spesso hanno dovuto sopportare lunghe discussioni e compromessi. Tutto però rientrante sempre nelle normali relazioni sindacali.

Una premessa però deve essere fatta e sottolineata: le relazioni sindacali in Italia da qualche anno a questa parte sono cambiate e cambiate in maniera repentina e restrittiva, vedi Jobs-act o i contratti a termine o determinati. Non c’è più la volontà e la forza nei lavoratori di opporsi e mettere in atto azioni contrastanti. Per questo alle RSU non rimane altra arma che quella di trattare con l’Azienda per riuscire a ottimizzare il risultato fra cosa propone il Datore di Lavoro con ciò che si aspettano i lavoratori e portare a casa un risultato. Guardate bene, sempre e comunque però nella salvaguardia dell’occupazione, dell’ambiente e del rispetto reciproco delle parti.

E veniamo a quello che è diventato il così detto accordo per la nuova “terra dei fuochi”.  In Bulera operano maestranze sia di SCL che di molte ditte in appalto, che lavorano tutte nel rispetto sia della massima sicurezza e nel rispetto dell’ambiente in cui operano e vivono. Queste persone sono tutti lavoratori super esperti e con esperienze decennali in ambiti specifici. Si confrontano regolarmente con tutti gli organi di controllo preposti (ARPAT, NOE ecc) e di certificazione ambientale e di sicurezza. Operano nel rispetto delle regole e delle procedure. Sempre. Sono costantemente interpellati da queste RSU per conoscere le problematiche e le criticità del lavoro specifico.

La firma sul “protocollo d’intesa”, anche se materialmente apposta dai sindacalisti provinciali, è però scaturita da una discussione interna (iniziata a seguito della crisi SMITH del 2015) che ha portato alla fine ad esprimere  un giudizio positivo su tutto il progetto che ruota attorno a Bulera, perché lo riteniamo l’unica soluzione possibile per sviluppare lavoro e fare di Larderello il fulcro del futuro della Larderello Group (e non sono le 30 assunzioni dell’inizio progetto, ma tutte quelle che andranno a crearsi come indotto o derivanti dai nuovi progetti) e nel contempo valorizzare un area (fra 6-8anni) che attualmente e senza un tipo di iniziativa simile rimarrebbe sempre e comunque degradata. Nell’accordo i proventi derivanti dallo sfruttamento del Bulera saranno interamente reinvestiti in SCL per la creazione di un nuovo laboratorio di ricerca con strumentazione all’avanguardia, una serra sperimentale futuristica, dove ricreare i vari climi delle varie aree agricole mondiali e dove sperimentare fertilizzanti specifici per poi riprodurli su scala industriale in impianto Fertiglobal (entrato in esercizio in settembre) ed una fattoria anch’essa con culture innovative atta a valorizzare ed espandere il brand Toscana anche in Val di Cecina.

Un progetto che garantirà sviluppo e occupazione nel rispetto dell’ambiente e che avrà e valorizzerà, nel lungo termine, la nostra zona. Attrarrà maestranze, perché sarà un volano di nuove opportunità. Un suggerimento per i comitati: visionate la discarica dal lato opposto e vedrete l’anomalia ambientale da risanare, sono li che andranno conferiti i nuovi rifiuti.

In fine vorremmo sfatare e tranquillizzare gli scettici affermando che:

  1. in Bulera non ci sono “rifiuti radioattivi” o rifiuti tali da rendere il luogo pericoloso, sia per chi ci lavora che per chi vi abita nelle vicinanze. Non esiste rilevanza analitica di questo ne le autorità preposte hanno mai rilevato ciò
  2. In Bulera i soli rifiuti “cancerogeni” sono e saranno solo quelli provenienti dalle bonifiche a terra dell’amianto dell’aree ENEL GP di Larderello e Amiata (se sarà prescritta dalle autorità una cella monodedicata)
  3. Controlli sul tipo di rifiuti conferiti in passato, eseguiti tramite carotaggi profondi, sono già stati eseguito in Bulera da due procure della Repubblica (in circostanze successive), quella di Montepulciano e quella di Agrigento, senza che dette indagini abbiano riscontrato irregolarità, confermando la bontà dell’impianto e della gestione
  4. Tutti i rifiuti in ingresso a Bulera sono registrati e video controllati tramite il sistema SISTRI collegato con il Min Ambiente
  5. Tutti i rifiuti in ingresso ed il percolato in uscita sono omologati, verificati giornalmente (campione medio dei rifiuti giornalieri conferiti) ed analizzati nei principali inquinanti. Tutto rigorosamente secondo le procedure interne e le normative di riferimento.
  6. Giornalmente sono controllati ed analizzati tutti i maggiori parametri critici sulle acque del rio Bulera, nel rispetto dei limiti di guardia e di attenzione imposti dalle autorità
  7. Tutto il percolato del corpo rifiuti è captato e recuperati (con sistemi drenanti verso i pozzi di estrazione) in continuo all’interno della vasca di accumulo del percolato e da qui inviato agli impianti di trattamento o di SCL (l’impianto IRP SCL è a circuito chiuso, quindi non emette emissioni in atmosfera) o a depuratori esterni autorizzati
  8. Del milione di tonnellate di rifiuti (650 mila metri cubi) da conferire, secondo il progetto, il maggior quantitativo sarà depositato nell’area che si andrà a creare spostando e smantellando l’attuale vasca di accumulo del percolato. Quindi avrà un impatto minimale rispetto alla paventata sopraelevazione di 10m
  9. Saranno tutti rifiuti non “odorigeni” di natura inorganica

 

 

Le RSU SCL Italia SpA

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