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Sequestro di pellame a Fucecchio, accolto il ricorso: "Non erano scarti, servivano per produrre guanti"

Le 800 tonnellate di pellame non erano rifiuti ma sottoprodotti destinati alla vendita: lo spiega l'avvocato Gabrio Bagnoli, legale dell'azienda di Fucecchio finita nel mirino della giustizia, affermando che il tribunale del Riesame di Firenze ha accolto il ricorso sul sequestro e che le contestazioni per raccolta di rifiuti non pericolosi e traffico illecito di essi sono state ritenute infondate. L'operazione risale a fine ottobre scorso: i carabinieri di Fucecchio avevano denunciato tre italiani (il proprietario del capannone e i membri della società), sequestrando il materiale accumulato dopo il controllo congiunto con l'Arpat.

In sede giudiziaria, i legali dell'azienda hanno specificato che le 800 tonnellate di materiale erano destinate in altra sede alla produzione di guanti di sicurezza in ambiente lavorativo, "senza ulteriori trattamenti diversi dalla normale pratica industriale". La quasi totalità del cuoio era già stato venduto con contratti di trasporto già stipulati e lettere di credito aperte.

Secondo quanto affermato inoltre, parte di quei pellami era stato già sottoposto a un controllo il 26 settembre 2017, un mese prima del sequestro, da parte dei finanzieri di Empoli durante un controllo stradale. Già allora non era partita alcuna contestazione.

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