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Un medico che ha lasciato il segno, la figura Carlo Urbani a Vincincontri

Una testimonianza che ha lasciato il segno, quella presentata una settimana fa, il 9 febbraio, durante la conferenza di Vincincontri sulla figura di Carlo Urbani, il medico della Sars.

Gli intervenuti hanno potuto conoscere un’esperienza, presentata dal giornalista della Rai Vincenzo Varagona, così singolare per la passione, il servizio, la generosità con cui questo medico aderente a Medici Senza Frontiere ha svolto la sua professione in varie parti del mondo e in particolare in Indocina.

Di fronte a una malattia infettiva non conosciuta che si stava diffondendo repentinamente, Carlo Urbani è riuscito per un verso a individuare ed a classificare il virus, ma nello stesso tempo, svolgendo funzioni di coordinamento per l'Organizzazione Mondiale della Sanità, si è adoperato verso il Vietnam e le altre nazioni limitrofe per bloccare i contatti umani e commerciali da vero diplomatico e politico. Non è un caso che oggi in questi paesi è considerato un eroe e la sua generosità è forse più conosciuta lì che in certe parti d’Italia.

“Quando è stato colpito lui stesso dalla Sars i primi di marzo del 2003 mentre si era recato a Bangkok per un convegno, ha chiesto subito che suoi tre figli, Tommaso di 17 anni, Luca di 10 e Maddalena di 2, ritornassero dal Vietnam in Italia rinunciando ad un ultimo abbraccio”: ha detto la moglie Giuliana Chiorrini, presente alla conferenza a Vinci, la quale, rimasta in Tailandia, lo ha visto morire il 29 marzo, esattamente 15 anni fa.

Carlo Urbani non ha mai pensato di fare azioni straordinarie, ma piuttosto di vivere affrontando e sfidando i problemi e le malattie che emergono nelle varie parti del mondo, di cui il dottor Blé dell’Ospedale di Empoli, esperto di malattie infettive e attivo in Africa per diversi anni, ha presentato un quadro attuale.

Così scriveva Carlo Urbani in una lettera del 23 giugno 2000. "Sono cresciuto inseguendo il miraggio di incarnare i sogni. Ed ora credo di esserci riuscito. Ho fatto dei miei sogni la mia vita e il mio lavoro. Anni di sacrifici mi permettono oggi di vivere vicino ai problemi, a quei problemi che mi hanno sempre interessato e turbato. Quei problemi oggi sono anche i miei, in quanto la loro soluzione costituisce la sfida quotidiana che devo accettare. Ma il sogno di distribuire accesso alla salute ai segmenti più sfavoriti delle popolazioni è diventato oggi il mio lavoro. E in quei problemi crescerò i miei figli, sperando di vederli consapevoli dei grandi orizzonti che li circondano, e magari vederli crescere inseguendo sogni apparentemente irraggiungibili, come ho fatto io".

Non è un caso, allora, che oggi lo stesso figlio maggiore Tommaso di 32 anni si trovi ad operare in Iraq, per conto di INTERSOS, un'organizzazione umanitaria in prima linea nelle emergenze umanitarie che aiuta donne e bambini vittime di guerre, violenze e disastri naturali.

 

Fonte: Ufficio Stampa

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