gonews.it

Morto durante controllo di polizia, 15 persone ascoltate. Salvini: "Dovevano offrirgli un cappuccino?"

(foto gonews.it)

Quindici persone ascoltate per la morte di Arafet Arfaoui, il trentenne originario della Tunisia morto in un negozio di money transfer a Empoli durante un controllo di polizia. Testimoni, medici e sanitari del 118 e i quattro agenti sono stati ascoltati dagli inquirenti. Ricordiamo che il fascicolo di indagine per omicidio colposo è stato aperto dalla procura e al momento è ancora a carico di ignoti. Non ci sono dunque persone direttamente accusate.

I dubbi sulle procedure di polizia

Le versioni dei quattro poliziotti intervenuti sarebbero concordanti e non avrebbero fatto emergere dubbi sulla regolarità delle procedure. Arfaoui è stato bloccato a terra in posizione seduta, con un cordino che bloccava le gambe per evitare che scalciasse. Il malore occorso ha impegnato i sanitari per più di un'ora in operazioni di rianimazione che non hanno sortito effetti.

I filmati della videosorveglianza

Oltre alle testimonianze orali, quelle 'visive' delle telecamere di videosorveglianza avrebbero confermato che non vi sarebbero presunte irregolarità. Un consulente nominato dalla procura vedrà quegli stessi filmati, sia quelli in strada che all'interno del negozio dove Arfaoui ha trovato la morte.

"Era una persona pericolosa"

Così ha raccontato alle telecamere del Tgr Rai Toscana la moglie del titolare del money transfer Taj Mahal all'angolo tra via del Papa e via Ferrucci a Empoli, dove Arfaoui è morto. Alessandra Giacomelli ha confermato che la banconota da 20 euro presentata dalla vittima era falsa: "Abbiamo una macchinetta per controllarla. Poi, essendo del mestiere, si vede la differenza tra la banconota falsa e quella vera”. La donna non ha dubbi sull'intervento degli agenti di Empoli: "Per quello che mi riguarda e che so io, gli agenti di polizia hanno fatto il loro dovere”.

Un avvocato per tutelare la famiglia della vittima

Acad (associazione contro gli abusi in divisa) rende noto di avere avuto fin dai momenti successivi alla scomparsa contatti con i familiari della vittima e che un avvocato dell'associazione si sta occupando, con il benestare della famiglia, di accertare che non ci siano stati abusi, motivo per il quale l'associazione si è attivata.

Ecco un estratto del comunicato diramato: "[...] I dettagli dei racconti dei testimoni ci hanno lasciati sconvolti, abbiamo fatto tutto il possibile per far capire alla famiglia che non è sola e che se vorrà potrà contare sulle forze di una rete solidale che sarà al suo fianco, e su avvocati preparati che sono stati già allertati e sono pronti insieme a periti legali a scrivere la vera verità sulla morte di Arafet. [...] Vi terremo aggiornati e chiediamo a tutti e tutte il massimo aiuto per mantenere alta l' attenzione su questo fatto gravissimo"

I commenti sul caso

Rimangono pochi i commenti del mondo della politica e delle istituzioni sul caso di Empoli, scottante per le parti chiamate in causa. Dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali è intervenuto Luigi Manconi, ex parlamentare e noto per le sue battaglie a favore dei dei diritti dei più deboli. Manconi in un comunicato specifica come "la vittima [avesse] oltre le manette ai polsi le caviglie legate [...] in una condizione di totale incapacità di recare danno ad altri e a sé. Com'è potuto accadere che in quello stato abbia perso la vita? [...] Mi chiedo se la corda usata per bloccargli le gambe sia regolamentare oppure occasionale, se fosse strettamente indispensabile. [...] Vi è qualche testimone che parla di una condizione di relativa calma del giovane tunisino, anche quest'ultimo fatto impone un'indagine, la più rapida e incisiva".

Il capo della polizia di Stato Franco Gabrielli ha invece chiesto rispetto per gli uomini coinvolti nella vicenda: "Io rispetto le vittime e i loro familiari, chiedo che analogo rispetto sia riferito a uomini e donne che lavorano per riaffermare le legalità. Se qualcuno ha sbagliato pagherà per un giusto processo e non per le farneticazioni del tribuno di turno".

Di diverso avviso Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, 31enne arrestato nel 2009 e morto 7 giorni dopo all'ospedale Pertini di Roma: "Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire". Cucchi ha paragonato il caso a quello di Riccardo Magherini, ex calciatore morto durante un controllo dei carabinieri. Recentemente la Cassazione ha assolto i tre militari per omicidio colposo. Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ha commentato in merito al metodo usato dagli agenti: "Che questo tipo di fermi porta alla morte delle persone è una valutazione tecnica". Aldrovandi morì a Ferrara nel 2005 durante un controllo di polizia, i tre agenti sono stati condannati per omicidio colposo.

Nei luoghi dell'accaduto, ha parlato anche il sindaco Brenda Barnini con un conciso post su Facebook: "In merito alla morte di Arafet Arfauoi anch'io come tutti gli empolesi sono rimasta profondamente colpita. La morte di un ragazzo a prescindere dalle circostanze in cui avviene è sempre un fatto molto triste che non può lasciare indifferenti. E sono sicura che i primi ad esserne turbati sono gli agenti del Commissariato di Empoli, che quotidianamente sono impegnati in un lavoro tanto difficile com'è quello di garantire la sicurezza e l'ordine pubblico. Adesso c'è un'indagine in corso e come sindaco rispetto e credo nel lavoro della giustizia come unico potere in grado di chiarire le circostanze. Non lasciamo che nessuno strumentalizzi questa vicenda".

Dal mondo della politica è giunto anche l'appoggio di Fratelli d'Italia agli uomini del commissariato di Empoli. Qui la cronaca della visita ai locali di piazza Gramsci.

"Buon sabato ai poliziotti che a Empoli facendo il loro lavoro hanno ammanettato un violento, un pregiudicato che poi purtroppo è stato colto da arresto cardiaco. Se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, ditemi voi cosa dovrebbero fare, rispondere con cappuccio e brioche?". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in diretta su Facebook.

"Quanto dichiarato dai sindacati di Polizia, in merito al tragico episodio che ha visto la morte di un immigrato tunisino fermato a Empoli da una volante, con la richiesta di dotare gli agenti di taser, conferma la bontà del DL Sicurezza convertito in legge del Ministro dell'Interno, Matteo Salvini che prevede appunto, la dotazione di pistola taser, per i membri delle Forze dell'ordine." Marco Cordone

“Tutto quello che sappiamo sulla vicenda di Arafet Arfaoui, l’uomo di 32anni, italiano di origini tunisine, è che è morto nelle mani dello Stato. Legato mani e piedi. In una stanza, l’unica senza telecamere, di un negozio. Alla presenza di soli poliziotti. Siamo in uno stato di diritto e le sentenze le fanno i tribunali, questo vorremmo ricordarlo al ministro dell’Interno Salvini: i suoi tweet non sostituiscono indagini, referti medici, e decisioni dei giudici. Soprattutto su una questione così delicata, soprattutto nel paese di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva e altri morti per mano dello Stato”, lo dichiarano Silvja Manzi e Antonella Soldo, rispettivamente Segretaria e Tesoriera di Radicali Italiani.

"Ogni caso è a sé, ogni caso è diverso dall'altro, non so se ci sono analogie con la vicenda di mio figlio Riccardo. Però anche nel fatto di Empoli è stato detto che tirava calci, che era in forte agitazione, che non riuscivano a tenerlo. E poi anche questo ragazzo è morto. Sembra una prassi. Si vede che la colpa è sempre di chi muore". "Non c'è niente da fare, è una prassi che forse dobbiamo accettare. Noi non ce l'abbiamo con i carabinieri o la polizia, sappiamo che è gente che lavora, anche in condizioni difficili. Ma quando inciampano in errori non si può fare finta di niente. Quando si è in mano dello Stato, lo Stato si deve comportare da Stato. Invece su Empoli è scattata la solita prassi per cui leggo che questo giovane viene presentato come un delinquente, uno che spaccia banconote false, uno con tanti precedenti. Come a voler preparare il terreno per dire che alla fine è colpa sua. Intanto però è morto durante un controllo, un fatto che, nelle circostanze in cui è avvenuto, al cittadino giusto dispiace moltissimo. Fu fatto così anche con mio figlio presentarono Riccardo come un energumeno, un tossicomane, un ex calciatore fallito, uno che stava dando problemi. Anche con Riky fu preparato il terreno per dire che loro sono quelli bravi e se uno muore durante un controllo delle forze dell'ordine, la colpa è sua, la colpa è di quello che muore.  Nella nostra famiglia è grande il rispetto per le forze dell'ordine, il nonno materno dei miei figli è stato un grande carabiniere, fece due anni di campo di concentramento tedesco da deportato nella Seconda Guerra Mondiale". Così Guido Magherini, padre dell'ex calciatore Riccardo Magherini morto nel marzo 2014 a Firenze.

"Vorrei rivolgere un invito ad una maggiore cautela e prudenza quando, in casi come quello di Empoli - dove una persona è deceduta durante un controllo di polizia - si ritiene di poter colpevolizzare o assolvere a prescindere in una rincorsa alla delegittimazione o al consenso. Non ho dubbi sulla buona fede e sull’onestà dei colleghi che sono intervenuti ad Empoli perché sono convinto che non ci siano per le strade sceriffi o giustizieri ma donne e uomini, madri e padri in divisa che operano coscienziosamente in un delicatissimo territorio ed in un altrettanto delicatissimo contesto socio-economico dove sembra prevalere lo scontro anziché il confronto, l’intolleranza anziché la coesione sociale. Come poliziotti e come cittadini, senza peraltro voler fare del vittimismo o per giustificare episodi su cui solo la magistratura, nella quale riponiamo la massima fiducia, potrà fare chiarezza, dobbiamo considerare alcuni e non esclusivi fattori i quali, a mio avviso, incidono sulla qualità, professionalità e regolarità dell’operato in generale dei poliziotti in contesti sempre più complessi in cui è necessario disporre di adeguate forme e modalità di comunicazione e anche di preparazione fisica. L’Istituzione Polizia esiste da 167 anni, c’era prima di noi, ci sarà dopo di noi. Dobbiamo, per favore, lasciarla libera da momentanei accostamenti o personalizzazioni che rischiano di allontanarla da una parte di cittadini se vogliamo che possa continuare ad ergersi a garanzia della democrazia e di tutti, gialli, verdi o rossi e se vogliamo che tutti possano averne fiducia" scrive Antonio Giordano, segretario generale Silp Cgil Firenze.

La risposta dell'Anm (Associazione Nazionale Magistrati) a Salvini non si è fatta attendere: "Le dichiarazioni del Ministro dell'Interno appaiono inopportune e non  rispettose delle prerogative della magistratura. Sarebbe stato  necessario attendere la conclusione dei doverosi accertamenti  che stanno coordinando i magistrati, gli unici ad essere  competenti, sulla base di rigidi parametri costituzionali, a  dirigere le attività investigative in corso volte all'accertamento dei fatti".

Exit mobile version