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Lorenzo Orsetti, la famiglia: "Sbagliato processare chi lotta contro l'Isis"

Lorenzo Orsetti (foto da Facebook)

 

Chiamati a raccolta dai consiglieri di Firenze riparte a sinistra Tommaso Grassi e Donella Verdi e dalla consigliera di Potere al Popolo Miriam Amato, i giornalisti della stampa cittadina hanno incontrato questa mattina a Palazzo Vecchio la famiglia di Lorenzo Orsetti, caduto da combattente volontario in Siria per mano dell'Isis, e i rappresentanti della comunità kurda della Toscana.

Il padre Alessandro, la madre Annalisa, lo zio Luca, la sorella minore Chiara hanno testimoniato la loro esperienza e condiviso l'emozione dei momenti terribili vissuti dopo aver appreso la notizia della morte di Lorenzo.

Il corpo di Lorenzo Orsetti custodito in un ospedale nel Kurdistan iracheno. La conferma è giunta dalla Farnesina. "Ora i genitori decideranno cosa fare" ha annunciato Luca Rasoti, zio di Lorenzo, nel corso di una conferenza stampa oggi a Firenze.
La Farnesina ha contattato la famiglia Orsetti il giorno dopo la morte del combattente ucciso dall'Isis. "Questo mi è molto dispiaciuto - ha commentato Alessandro, padre di Lorenzo Orsetti-. Mio cognato ha chiesto perché e loro hanno risposto che dovevano pensarci polizia e carabinieri... ma non voglio fare polemiche in questo momento. Ieri sera gli hanno detto questa cosa: forse ci risentiremo per il corpo, ci contatteranno per chiederci cosa fare".

Il corpo di Lorenzo è stato recuperato dai miliziani curdi con un'azione militare. Ha aggiunto Alessandro Orsetti "Lorenzo avrebbe voluto essere sepolto nel cimitero dei martiri curdi, ma ha lasciato a noi la scelta: una scelta che non auguro mai a nessun genitore di dover prendere", ha aggiunto.

Il corpo di Lorenzo potrebbe tornare a Firenze. "Annalisa - ha detto, riferendosi a un dialogo con la moglie - ha detto 'fai te'. A me come babbo farebbe piacere tornasse, l'ho accennato a loro, penso non ci sia tanto tempo per decidere, deciderò in giornata. E' emotiva la cosa, i corpi dei morti servono ai vivi. Siccome in Siria non credo che avrò occasione di andarci, anche se ci hanno invitato, preferirei avere una tomba su cui piangere qua".

Chi parte per combattere l'Isis al suo rientro in Italia rischia di essere considerato 'scialmente pericoloso' o di finire a processo. Alessandro Orsetti commenta: "C'è un clima che sinceramente non condivido molto: da un lato si sbandiera la lotta contro l'Isis, poi quando tornano questi ragazzi vanno a processo". "Vorrei fossimo solidali con questi ragazzi, far sentire la loro voce", e "riscoprirli come parte della nostra comunità, del popolo italiano", ha aggiunto il padre del 33enne fiorentino, combattente con le milizie curde, ucciso in Siria da miliziani dell'Isis. "Sono degli  eroi, non sono da processare, è vergognoso", ha sottolineato la madre Annalisa.

Alessandro Orsetti partecipò con suo figlio Lorenzo, allora quindicenne, alle manifestazioni di piazza per il G8 di Genova nel 2001 subito dopo la morte di Carlo Giuliani. Fu Lorenzo a convincere il padre.

"Mi ricordo - ha detto - che sono stato a Genova a suo tempo: fu lui, giovanissimo, a dire 'guarda, è morto un ragazzo, ci sono stati scontri, domani andiamo'. Io sarei stato a casa a vederlo alla televisione, e mi sono trovato in mezzo al secondo giorno di scontri a Genova: se non siamo andati alla Diaz è stato per un pelino, si ripartiva alle tre di notte". Secondo Orsetti "a volte i giovani potrebbero dare il là a noi adulti da questo punto di vista: spero che Lorenzo ci smuova un po', che il suo sacrificio metta in moto le parti sane", ovvero "la parte buona del muoversi, del fare, del riscoprire la politica, i valori, tornare in piazza, confrontarsi, anche arrabbiarsi su certe cose".

"Siamo al loro fianco – hanno dichiarato Grassi, Verdi e Amato –. Raccogliamo l'invito del babbo di Lorenzo di impegnarci perché i ragazzi e le ragazze che compiono la sua stessa scelta, quella di lottare per la libertà del popolo kurdo, non siano trattati come criminali da tenere sotto controllo al rientro in Italia. Un destino che sarebbe stato anche quello di Lorenzo, se solo fosse scampato all'agguato dove ha trovato la morte insieme ai propri compagni. Sosterremo ogni iniziativa per ricordare un partigiano e un fiorentino che lascia molto alla sua città: un'eredità di ideali che non andranno persi".

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