Come combattere l’ipertensione 'a bocca aperta'
In occasione della celebrazione dei 50 anni dalla fondazione dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifc), sono stati presentati i primi risultati di una ricerca tesa alla prevenzione e riduzione del rischio di ipertensione grazie all’estensione meccanica della bocca con un opportuno dispositivo, comunemente utilizzato dai dentisti per mantenere aperta la bocca dei pazienti.
L’intuizione iniziale è nata dall’osservazione che l’applicazione di uno stimolo meccanico nella regione facciale determina un effetto ipotensivo e bradicardico indotto dalla stimolazione del nervo trigemino, attraverso un riflesso noto come riflesso trigemino-cardiaco.
L’Ipertensione è una delle patologie più diffuse nella popolazione e la sua cura prevede generalmente un intervento farmacologico. Una delle principali ambizioni in ambito biomedico, è quello di poter ridurre il carico farmacologico a cui un paziente è sottoposto e la sperimentazione va proprio in questo senso.
Per indagare gli effetti dell’estensione mandibolare, è stato utilizzato un modello di ratto in cui è stata praticata un’estensione mandibolare per una durata di 10 minuti. La manovra ha generato una risposta ipotensiva e bradicardica accompagnata da una vasodilatazione a livello del microcircolo cerebrale. Queste osservazioni sono state fatte sia in ratti normotesi, sia in ratti resi farmacologicamente ipertesi e, in questi ultimi, l’effetto ipotensivo è sensibilmente più marcato.
Parallelamente, sono stati condotti alcuni studi su volontari normotesi in cui è stata vista una risposta bradicardica e ipotensiva all’estensione mandibolare, anche se meno marcata rispetto al modello animale. Inoltre, alcuni dati preliminari in soggetti umani ipertesi sembrano confermare l’effetto osservato nei volontari normotesi.
Più recentemente, è stato preso in considerazione un modello di ratto geneticamente iperteso (SHR: Spontaneously Hypertensive Rat) in cui gli effetti ipotensivi dell’estensione mandibolare sono stati studiati da un punto vista fisiologico, neuro-vascolare e biologico molecolare. Le indagini hanno rivelato che la manovra meccanica di estensione mandibolare ha effetti ipotensivi e bradicardici.
“I risultati ottenuti sono più che incoraggianti – conclude Laura Sabatino di Cnr-Ifc - l’estensione mandibolare potrebbe essere una valida procedura di prevenzione e supporto non farmacologico al trattamento acuto o cronico dell’ipertensione. I dati fino ad ora ottenuti inducono a proseguire questa sperimentazione nel modello animale al fine di trovare riscontri sempre più completi e ad ampio raggio che consentano di traslare i risultati ottenuti all’uomo in una nuova ed efficace prospettiva terapeutica”.
La ricerca sperimentale è stata condotta da Cnr-Ifc, dal Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa e dal Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II° di Napoli.
Fonte: Istituto Informatica e Telematica (Iit) Cnr Pisa