Indipendenza Toscana, il Consiglio regionale ricorda Giuseppe Dolfi
La grande anima popolare e progressista di Giuseppe Dolfi, il panettiere di Borgo San Lorenzo di umili origini che divenne punto di riferimento per tutti coloro che desideravano vivere una nuova stagione di rinnovamento sociale ancor prima che politico, al centro delle celebrazioni per la festa dell’indipendenza Toscana che il Consiglio regionale ricorda ogni 27 aprile.
Nella sala Gonfalone di palazzo del Pegaso, sotto il cavallo alato che interpreta lo spirito toscano di libertà e democrazia, il presidente Eugenio Giani ha ricordato quella che considera la figura più democratica e popolare, l'uomo della sinistra e del periodo in cui fu raggiunta l'indipendenza nella nostra regione con l’abbandono del Granduca Leopoldo II il 27 aprile 1859.
All’uomo di grande spessore intellettuale che guidò la rivoluzione pacifica toscana, Giani ha dedicato un seminario di studi organizzato grazie al contributo della Fratellanza Artigiana d’Italia, fondata proprio da Dolfi nel 1861 su ispirazione di Giuseppe Mazzini, e da subito riconosciuta come la più importante associazione operaia nel panorama nazionale sia per numero di iscritti che per ambizioni e prospettive politiche. Un’associazione che, lo ha ricordato il presidente Armando Niccolai, vanta anche un altro importante primato: è stata la prima organizzazione al mondo a sostenere e applicare l’emancipazione femminile. L’ammissione dei soci, infatti, era esplicitamente fatta senza distinzione di sesso. Uomini e donne esercitavano, in egual modo, il proprio diritto di elettorato attivo e passivo.
Celebrare l’Indipendenza della Toscana attraverso Dolfi, a quasi 150 anni dalla morte (è scomparso il 26 luglio 1869), assume un significato storico e di rilettura storica particolarmente importante. Il ‘capopopolo’ è stato fondamentale nella storia della nostra Nazione, organizzò e guidò una rivoluzione pacifica, grazie alla sua abile capacità di convincere i militari, la Toscana è stata l’unico stato a liberarsi senza l’uso delle armi. La sua lungimiranza e profondità di animo sono occasione, oggi, per riscoprire idee e ideali che non sono superati ma che anzi, ha spiegato Niccolai, dovrebbero essere conosciuti e trasmessi per affrontare l’attuale periodo di ‘barbarie’ culturale.
Al seminario “Giuseppe Dolfi, il capopopolo del 1859, fra sovranità nazionale, democrazia, diritti sociali”, hanno preso parte, tra gli altri, anche Simonella Condemi curatrice della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti; Adalberto Scarlino del Comitato fiorentino per il Risorgimento.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio stampa