Consiglio regionale, respinta la sfiducia a Rossi
Il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani ha ricordato in aula stamattina che oggi, 2 maggio, ricorre il cinquecentenario della scomparsa di Leonardo da Vinci (morto ad Amboise in Francia il 2 maggio 1519). Giani ha sottolineato come le celebrazioni per la ricorrenza siano state organizzate in tutti i comuni della Toscana con grande impegno, a prescindere dal colore delle amministrazioni, e con una serie di appuntamenti di grande rilievo. Il presidente ha infine invitato l’aula ad un applauso in ricordo del personaggio che meglio di chiunque altro ha saputo rappresentare il genio toscano nel mondo.
RESPINTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA PER ROSSI
È stata respinta dal Consiglio regionale una mozione di sfiducia al presidente della Giunta regionale, presentata dai consiglieri di opposizione del centrodestra. Ha votato contro la maggioranza, mentre il resto dei gruppi di minoranza si è astenuto.
La discussione della mozione di sfiducia è stata collegata alla comunicazione in merito alle dichiarazioni del presidente Enrico Rossi, pubblicate da fonti di stampa, sul licenziamento della responsabile del dipartimento alla Salute, Monica Calamai. Un collegamento che il consigliere Paolo Marcheschi, il quale ha illustrato la mozione all’aula, ha definito opportuno, pur considerando deludente e restrittiva una comunicazione della Giunta così stringata. Una mozione di sfiducia, ha detto Marcheschi, non è un atto che si propone tutti i giorni, e la mancanza dell’interessato (Rossi non era in Aula) appare penalizzante e una mancanza di rispetto nei confronti dell’assemblea.
"La mozione di sfiducia è un atto politicamente definitivo. Abbiamo tentato di sfiduciare il Presidente Rossi non perché abbia licenziato il direttore generale della Sanità toscana Monica Calamai ma perché la gestione della Sanità da parte della Giunta è a dir poco deficitaria -sottolinea il Capogruppo Fdi Marcheschi- Rossi non si è neppure degnato di venire in aula e il Pd ha dato una risposta deludente, quasi irrisoria nei nostri confronti. Eppure il cambio di marcia in sanità non è soltanto una nostra esigenza ma è chiesto a gran voce dai 17mila pazienti in lista d'attesa, dai malati oncologici che vanno fuori regione a farsi curare, dai medici di fama mondiale che fuggono dagli ospedali toscani, dai medici e infermieri che hanno difficoltà a lavorare in un sistema di potere che non privilegia il merito ma, come dimostrato da recenti inchieste, privilegia gli amici degli amici. La classifica del Ministero della Salute vede precipitare la Sanità toscana al quarto posto. Segnali d'emergenza che, per altro, lo stesso Rossi, senza ammetterlo ovviamente, condivide perché se non fossimo stati in emergenza-urgenza non avrebbe rimosso la dott.essa Calamai, che aveva presentato un anno fa come colei che avrebbe risolto tutti i problemi della nostra sanità. Il Pd si è rifiutato, in aula, di prendere atto della drammatica situazione della sanità, ma non volendo ascoltare noi gira le spalle ai pazienti toscani. La Sanità vista come "isola felice" di qualche anno non esiste più, ci sarebbe stato bisogno di un cambio di marcia drastico fin da subito"
Il consigliere Paolo Sarti ha spiegato di aver sempre fatto opposizione sulle scelte fatte dalla maggioranza in campo sanitario, ma che in questo caso l’episodio indicato appare pretestuoso. Già da tempo, ha detto Sarti, avevamo chiesto l’allontanamento di Monica Calamai, ed è meglio che sia arrivato tardi piuttosto che mai.
Anche Giacomo Giannarelli ha spiegato che in questo caso le motivazioni addotte non sono convincenti e ha invitato il centrodestra a una maggiore coerenza, perché quando è stata presentata una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore alla Sanità per gli immobili non dichiarati, quello schieramento non l’ha votata.
Il portavoce dell’opposizione ha detto di sostenere con convinzione la mozione di sfiducia, perché Rossi ha gestito la sanità per venti anni e la sua cattiva gestione ha generato problemi gravissimi, a partire dai professori indagati e dai tanti primari in fuga dalla Toscana.
Andrea Quartini ha definito inaccettabile l’assenza del presidente e dell’assessore alla Sanità Stefania Saccardi in aula oggi. Secondo Quartini, è imbarazzante e grave la rimozione in tronco di una collaboratrice fortemente voluta da Rossi, fatta non di concerto con l’assessore Saccardi e scavalcando il Consiglio regionale. Vorremmo sapere, ha concluso, quali sono i veri motivi per cui Calamai è stata rimossa, visto che non regge certo la tesi che è stata fatta fuori perché si guardava intorno.
Anche Monica Pecori ha sottolineato che sarebbe stato opportuno avere motivazioni circostanziate e specifiche sulla rimozione di Calamai, anche se per legge quest’atto è una prerogativa di Rossi e dunque la mozione di sfiducia non è condivisibile.
«Abbiamo respinto con un colpo di tacco una burla del centrodestra che oggi dopo le vacanze pasquali ci voleva far perdere mezza giornata di lavoro in Consiglio in una discussione inutile».
Lo ha detto Leonardo Marras, capogruppo del Pd in Regione.
«Se non si tratta di un gioco – aveva detto in aula Marras – questa mozione è un atto di gravità assoluta, perché un conto è la politica sanitaria, un altro conto è mettere in discussione la facoltà di nominare e quindi revocare un dirigente apicale. Questa facoltà rimane un ambito intangibile. Si tratta quindi di un errore concettuale. Dispiace poi aver dovuto constatare – ha concluso il capogruppo – come questa discutibile iniziativa sia divenuta il pretesto per un attacco alla sanità toscana, descritta come da terzo mondo, cosa veramente incredibile».
"Questa mattina sono in Consiglio Regionale, a fare il mio lavoro di Consigliera, perché le istituzioni vengono prima della campagna elettorale". Così commenta la consigliera regionale e candidata alle Elezioni Europee Alessandra Nardini (PD)
"Cosa che purtroppo sfugge alla destra, tutta. Ad un anno dalla scadenza naturale del mandato, stamani si sono presentati in Consiglio Regionale con una surreale mozione di sfiducia al Presidente Rossi.
In Aula hanno tentato di descrivere la Toscana come un paese del Quarto Mondo, insultando anche lo straordinario lavoro di molti professionisti in settori avanzati come quello sanitario.
Per coprire le loro divisioni e la nullità della loro proposta politica si lanciano in un'iniziativa grottesca e scomposta che prova a destabilizzare l'istituzione di tutti i toscani in un anno crociale per il completamento di investimenti e progetti importanti. Il voto compatto della maggioranza ha respinto questa aggressione e segnalo positivamente che perfino il M5S ha ritenuto di doversi astenere di fronte a un'azione tanto estemporanea e spropositata"
«Discutere di questa mozione di sfiducia al governatore Rossi che aggrega, con varie sfumature, tutte le opposizioni nell’assenza dello stesso Enrico Rossi e anche dell’assessore alla sanità Stefania Saccardi è un’offesa verso quest’aula che l’assemblea toscana davvero non merita. Al di là dei tentativi di banalizzazione da parte della maggioranza, qui siamo dinanzi al fallimento del sistema sanitario toscano con un caso, la vicenda dell’assunzione e del licenziamento della dottoressa Calamai, che ricorda modalità da Scherzi a Parte.
Altro che ruzzo post-pasquale di cui veniamo tacciati noi della minoranza. Tutto questo è istituzionalmente lesivo, offensivo per i cittadini che rappresentiamo e rinfocola le motivazioni per il giudizio particolarmente negativo che andiamo esprimendo con quest’atto»: questo uno dei passaggi salienti con cui il Capogruppo di Forza Italia Consiglio regionale Maurizio Marchetti è intervenuto poco fa durante la seduta dell’assemblea toscana argomentando la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni all’indirizzo del presidente della Regione Enrico Rossi.
«Io capisco i ruoli e le posizioni – aveva esordito Marchetti – ma da parte del capogruppo Pd tentare di derubricare un atto di sfiducia condiviso da tutta la minoranza condivide in un momento di ruzzo post-colomba devo dire la verità: sarà perché io la colomba non l’ho mangiata né ho fatto vacanza, ma mi pare una minimizzazione impraticabile». La goccia che aveva fatto traboccare il vaso dando luogo alla mozione era stato il licenziamento in tronco della dirigente del dipartimento sanità e sociale Monica Calamai, apicale storico della sanità toscana scelta poco più di un anno fa da Enrico Rossi: «Come è stata assunta, ovvero con un atto di forza di Rossi ad avviso di reclutamento ancora aperto, così è stata mandata via, con un inconsueto “siccome voleva andarsene, la mando via io” da parte di Rossi. Qui più che ruzzo par d’essere su Scherzi a Parte. Se poi tutto questo finisce con il respingimento della sfiducia da parte della maggioranza va beh, sta nei numeri, ma le motivazioni per sfiduciare Rossi e le sue condotte ci sono tutte. Potrei richiamare le 17mila persone in lista d’attesa, la riforma del 118 e le preoccupazioni del volontariato, i medici in fuga… c’è un malessere diffuso che parte principalmente dalle disposizioni di legge della riforma sanitaria i cui riflessi negativi fisiologicamente si sentono adesso, a quattro anni di distanza».
«Discutere questo atto in aula in assenza del Presidente Rossi e dell’assessore Saccardi io veramente – sottolinea il Capogruppo di Forza Italia – credo sia il segno di un disprezzo verso questa aula che la stessa non credo meriti, con il buon assessore Bugli chiamato a leggere un dispaccio con i protagonisti contumaci. In questo atto noi abbiamo addotto delle motivazioni per la sfiducia, ma l’elenco poteva continuare per pagine e pagine. Nessuno vuol provocare allarme, ma c’è qualcuno che vuole esprimersi contro chi vuol banalizzare le grosse falle e difficoltà della sanità toscan sotto il profilo gestionale, dei servizi, della tenuta complessiva di un sistema di cui si è voluto privilegiare l’equilibrio contabile fallendo comunque anche sulle questioni di portafoglio».
“Abbiamo riscontrato una serie di anomalie: appena nominata Monica Calamai direttore dell’assessorato, con una delibera del 29 gennaio 2018, veniva riconosciuto a quella figura professionale, un aumento di stipendio, da 130mila euro annui a 147mila. Il tutto corredato da valutazioni che sottolineavano le grandi responsabilità di tale figura. Ma – spiega il consigliere regionale Jacopo Alberti - non appena Calamai è stata allontanata da quel ruolo, nello stesso giorno in cui il Governatore conferiva l’incarico al Dottor Carlo Rinaldo Tomassini (16 aprile 2019), una delibera della Direzione organizzazione e sistemi informativi stabiliva che lo stipendio di quest’ultimo doveva essere riportato a 130mila euro all’anno. Eppure le responsabilità del ruolo non mi sembra che siano cambiate in 12 mesi”.
“Inoltre, Monica Calamai è tornata a ricoprire il vecchio incarico come direttore dell’ospedale di Grosseto, usufruendo di 60 giorni di ferie non appena rientrata in servizio, ad attendere l’eventuale chiamata dal Lazio. Questi – conclude Alberti - sono i giochetti che fa la sinistra con la complicità del Pd: volevano farci credere che Calamai fosse stata silurata e vittima del sistema sanitario, ma forse è il sistema sanitario che è vittima della Calamai”.
Marco Casucci ha sottolineato come la vicenda Calamai sia stata gestita malissimo, e che occorre aprire un dibattito serio sui problemi della sanità, respingendo al mittente ogni tentativo di banalizzazione di una questione così grave.
Stefano Baccelli ha sarcasticamente rilevato di apprezzare il tempismo con cui il centrodestra ha presentato una mozione di sfiducia un anno prima della scadenza della legislatura.
Serena Spinelli ha ribadito che la questione posta non ha senso e che diventa pertanto difficile discutere seriamente nel merito dei problemi; si è detta convinta, infatti, che se Rossi non avesse allontanato Monica Calamai sicuramente gli stessi consiglieri avrebbero presentato la stessa mozione di sfiducia perché la dirigente era rimasta.
La presidente del principale gruppo di opposizione ha ribadito che la sanità toscana paga lo scotto di venti anni di cattiva gestione, e che pertanto andare a votare prima possibile è un metodo per risolvere una situazione che la maggioranza attuale non ha saputo risolvere.
Nella replica finale, l’assessore Vittorio Bugli ha detto che non si può parlare di mancanza di rispetto da parte di Rossi per la sua assenza, quando i primi a mancare di rispetto sono stati i consiglieri che hanno presentato un atto con motivazioni assolutamente pretestuose. Per l’assessore nessuna azienda avrebbe potuto tenere una persona che ambiva a lavorare per la concorrenza, e così la Regione Toscana ha assunto l’unico provvedimento che appariva risolutivo, davanti a una situazione che rischiava di diventare pericolosamente incerta in un momento estremamente delicato per la sanità regionale.
MOZIONE PER RADIO RADICALE
Assicurare la sopravvivenza e il futuro di Radio Radicale, difendere il patrimonio di informazione che essa ha garantito nei suoi trenta anni di esistenza, divulgando in maniera trasparente e completa le vicende politiche e sociali di un’intera nazione. È quanto si propone la mozione approvata dall’aula e presentata dalla maggioranza, illustrata dal primo firmatario Enrico Sostegni.
Salvare Radio Radicale significa salvare la funzione di servizio pubblico che l’emittente svolge da decenni con imparzialità attraverso la trasmissione delle dirette dal Parlamento, dei congressi dei partiti, delle udienze pubbliche dei tribunali. Un servizio che ha permesso agli ascoltatori di “conoscere per deliberare”, frase del Presidente Luigi Einaudi che ancora oggi resta un caposaldo della Radio».
Lo ha detto il consigliere regionale Enrico Sostegni (Pd) illustrando una sua mozione, poi approvata dall’aula oggi a maggioranza (con la sola astensione dei 5 Stelle), e ricordando come la decisione del Governo di tagliare il contributo per l’editoria a partire dal 1 gennaio del 2020 «rischierebbe di eliminare dal panorama dell’informazione italiana, oltre ad altre voci, una radio considerata da sempre libera, che in oltre quarant’anni di esistenza ha divulgato in maniera trasparente e completa le vicende politiche e sociali di un’intera nazione, dando la possibilità a ciascun cittadino di poter sviluppare una visione reale e personale delle questioni affrontate».
Nell’atto si chiede un impegno della Giunta «ad attivarsi, per quanto di propria competenza, anche mediante azioni di sensibilizzazione, affinché non venga interrotta l’erogazione del finanziamento pubblico per l’editoria e a prevedere la salvaguardia e la proroga della convenzione in essere, oltre il 21 maggio prossimo, fra Radio Radicale ed il Ministero dello Sviluppo Economico al fine di garantire un libero diritto di informazione».
«In Italia – ha concluso Sostegni – c’è qualche problema sul fronte della libertà di informazione e lo certificano anche le classifiche che vengono stilate annualmente, l’ultima delle quali ci dà al 43esimo posto. Una posizione molto bassa, che è il riflesso di reiterati attacchi alla stampa e ai giornalisti e in cui certamente pesano vicende come quella di Radio Radicale».
Il consigliere Marco Casucci ha annunciato il suo voto positivo, definendo la mozione un atto di buon senso e speculare ad altri atti che si vanno votando sullo stesso tema, anche in altri contesti. Il consigliere auspica una nuova convenzione a salvaguardia dell’importante strumento di informazione.
Nella mozione si ricorda che l’emittente, nata come radio libera tra la fine del 1975 e il 1976, da subito si caratterizzò per l’ispirazione libertaria e la sua particolare filosofia editoriale tesa a imparzialità, professionalità e innovazione e mai in contrasto con il servizio pubblico di informazione. Radio Radicale ha introdotto in Italia un modello di informazione politica innovativo trasmettendo le dirette del Parlamento e dei congressi dei partiti, dando pubblicità alle istituzioni.
L’atto muove dal fatto che la legge di bilancio 2018 ha prorogato la convenzione per la trasmissione delle sedute parlamentari per un solo semestre, stanziando la metà della cifra degli anni precedenti e ha previsto l’eliminazione del contributo per l’editoria dal 1 gennaio 2020; una decisione che metterebbe a rischio l’attività dell’emittente.
POSIZIONI ORGANIZZATIVE IN ATTESA DEL NUOVO ASSETTO
Gli incarichi di posizione organizzativa in essere mantengono la loro efficacia fino al completamento delle procedure di attribuzione previste dalle recenti norme legislative sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, e comunque non oltre il 31 ottobre 2019. È quanto prevede la legge regionale, illustrata direttamente in Aula dall’assessore Vittorio Bugli e approvata a maggioranza dal Consiglio toscano. Si tratta di norme transitorie ed urgenti, dalle quali non derivano però oneri finanziari nuovi o maggiori a carico del bilancio regionale.
L’assessore, parlando di un provvedimento di carattere tecnico che sta dietro l’annosa vicenda della produttività del personale del comparto, ha ricordato che il nuovo assetto delle posizioni organizzative, necessita l’armonizzazione dei trattamenti economici per il personale transitato dalle province e dalle città metropolitane con quello del personale regionale. Questa potrà essere definita solo all’interno di un quadro economico finanziario certo, con le risorse realmente disponibili per il salario accessorio. Per questo, nonostante l’accordo, raggiunto in sede di Conferenza unificata Stato Regioni sullo schema di decreto, si è reso necessario rinviare il riassetto complessivo, limitandosi, solo per il periodo intermedio, a mantenere l’efficacia degli incarichi in essere, sia per quelli attribuiti al personale transitato, sia per il personale già in forza presso la Regione.
Per garantire la piena funzionalità dell’ente sotto il profilo organizzativo, la legge oggi approvata entra in vigore il giorno stesso della pubblicazione sul Burt.
CAMILLA BIANCHI NUOVO GARANTE REGIONALE PER L'INFANZIA
La Toscana ha il nuovo Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, è Camilla Bianchi, a seguito della decisione del Consiglio regionale che ha approvato la nomina a maggioranza nella seduta di questa mattina, giovedì 2 maggio. La figura del Garante per l’infanzia e l’adolescenza è istituita con legge regionale (26/2010) per la promozione, la salvaguardia e la tutela delle persone di minore età che vivono sul territorio regionale e per verificare l’effettiva applicazione della convenzione sui diritti del fanciullo. Il Garante, nell’esercizio delle proprie funzioni, gode della piena indipendenza e non è sottoposto a forme di subordinazione gerarchica.
In sede di esame della proposta di deliberazione nella commissione competente (Affari istituzionali, guidata da Giacomo Bugliani), i nominativi proposti dai diversi gruppi consiliari erano in tutto tre. Oltre a Camilla Bianchi, espressioni di voto erano state date anche a Giorgio Fiorenzi, indicato da Marco Casucci e Maurizio Marchetti, e Roberta Luberti, indicata dal consigliere Gabriele Bianchi.
Camilla Bianchi si è laureata con lode in Scienze politiche a Pisa, ha conseguito un master in pubbliche relazioni e comunicazione di impresa ed un master in Pari opportunità a Milano. Dopo il dottorato di ricerca in diritto comparato all’Università di Palermo, è stata professore a contratto in Diritti umani, diritti dei minori e diritti delle donne all’università di Urbino e di Roma Tor Vergata.
Nel 1999 è stata consulente per l’Unità non discriminazione, pari opportunità, conciliazione lavoro e famiglia, servizi di cura all’infanzia nei luoghi di lavoro della Commissione europea a Bruxelles.
In rappresentanza del Dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, ha fatto parte del Comitato interministeriale dei diritti umani (Cidu) per la verifica dell’attuazione delle convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e sui diritti delle donne (2005-2007), è stata consulente con funzioni di programmazione e coordinamento nell’ambito dei fondi strutturali nell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (2010-2015), ha fatto parte del Tavolo interministeriale del Piano nazionale contro la violenza alle donne e ai minori (2013-2015) e del Tavolo tecnico interistituzionale per la promozione dell’allattamento al seno (2014-2015).
In rappresentanza del ministero dello Sviluppo economico (2010-2013) ha fatto parte del Tavolo di concertazione per la predisposizione di linee guida per l’avanzamento delle giovani donne nell’istruzione scientifica superiore e della Commissione nazionale per le pari opportunità quale esperto del ministro.
VOUCHER FORMATIVI CHE NON ARRIVANO, IL PUNTO
Primo piano sulle modalità di pagamento dei voucher formativi individuali, destinati ai disoccupati per l’attivazione dei corsi di formazione da parte della Regione Toscana. L’assessore regionale Cristina Grieco ha risposto a un’interrogazione presentata dalla consigliera Irene Galletti, che chiedeva a quanto ammontano le risorse messe a diposizione; quali sono la cause dei continui ritardi, spesso di molti mesi, del pagamento dei voucher; se esiste un monitoraggio per aree territoriali sulla tempistica di pagamento e sull’andamento dei corsi di formazione presso le Agenzie di formazione accreditate.
Grieco ha fornito il numero dei voucher oggetto di impegno di spesa a novembre 2018: 5.443 per una somma complessiva di 9milioni 363mila 963 euro. Le tempistiche medie per l’analisi della rendicontazione e di predisposizione dei decreti di liquidazione sono di circa 90 giorni. Nel corso del 2018 sono stati registrati alcuni ritardi dovuti alle problematiche meramente tecniche di allineamento dei decreti di impegno con il data base regionale e il Sibec. Tali difficoltà momentanee sono state di recente superate.
L’assessore ha precisato che non esiste un monitoraggio per aree territoriali sulla tempistica di pagamento: il dato è condizionato alla durata del corso e dai tempi con cui i richiedenti voucher presentano la rendicontazione delle spese. La stessa verifica di questa rendicontazione può essere assai complessa e influenzata da vari fattori, come ad esempio l’incompletezza della documentazione e la necessità di integrazione.
La consigliera Galletti si è detta soddisfatta per i dettagli tecnici specificati in risposta e per il quadro delle leggi di riferimento fornito. I ritardi, però, si sono registrati non solo nel 2018, ma anche nel 2017 e nel 2016, per cui vi sono problemi e condizioni che ogni anno determinano ritardi nei pagamenti. Nel 2019 sono stati segnalati i casi di persone che non possono essere assunte perché le Agenzie, per difficoltà legate anche ai ritardi nei pagamenti, non hanno attivato i corsi per i profili richiesti. È essenziale garantire che i pagamenti che devono essere fatti da Regione Toscana siano effettuati nei tempi dovuti; le criticità dovute ad altri fattori saranno comunque da superare, ma in ogni caso il ricollocamento a lavoro non deve essere ostacolato da mancanze della Regione.
MUGELLO, ASSICURARE OFFERTA FORMATIVA
L’offerta formativa e il dimensionamento della rete scolastica del Mugello sono al centro della mozione approvata dall’aula e sottoscritta da Tommaso Fattori, Paolo Sarti e Fiammetta Capirossi. La mozione considera che il Mugello è ad oggi area critica per il fenomeno della dispersione scolastica e che è urgente riconnettere l’offerta formativa scolastica con le esigenze del territorio, a partire dal sistema produttivo locale e dalle opportunità di impiego.
La Giunta è impegnata a modificare le linee guida sul dimensionamento della rete scolastica, in particolar modo a valutare l’opportunità di mantenere, principalmente nelle aree montane e nelle isole, un presidio scolastico significativo in termini quantitativi e qualitativi, tenendo conto della complessità territoriale (come ad esempio altitudine, difficoltà di raggiungimento, distanza dalle altre istituzioni, etc).
L’assessore regionale competente in materia, continua la mozione, deve farsi promotore in sede di Conferenza Stato-Regioni di una trattativa finalizzata a ottenere una revisione del ‘parametro medio’ per l’assegnazione dei dirigenti scolastici.
La mozione argomenta, tra l’altro, che i flussi scolastici seguono le direttrici del trasporto disponibili, ed è perciò necessario incrementare il sistema dei trasporti verso le aree meno popolate. È inoltre prioritario garantire le aree interne montane, anche come strategia di contrasto allo spopolamento, maggiori e sempre più qualificati servizi, nonché maggiori occasioni di buona occupazione.