Consiglio regionale, la legge sui vitalizi regionali e l'irruzione delle femministe
Inizio movimentato per la seduta del Consiglio regionale di oggi, martedì 28 maggio. Le femministe del comitato Non una di meno ha interrotto ancora, come già successo lo scorso 14 maggio, l'inizio della seduta. Il presidente Eugenio Giani ha invocato lo 'sgombero' da parte dei vigilantes presenti in Consiglio regionale, minacciando anche la denuncia penale. Alla richiesta di identificazione delle manifestanti, il personale di sicurezza ha però risposto di non avere potere per farlo.
Passiamo agli argomenti trattati in assemblea
Sicurezza: ecco la nuova legge
L’aula di palazzo del Pegaso ha approvato la legge regionale che disciplina forme di collaborazione interistituzionali in tema di sicurezza del lavoro, ambiente, salute e cultura della legalità. Su 30 consiglieri presenti, 26 hanno votato a favore e 4 si sono astenuti (Movimento 5 stelle).
Come ricordato dal presidente della commissione Affari istituzionali e Bilancio, Giacomo Bugliani (Pd), la legge, di iniziativa della Giunta, mette in norma ciò che già esiste nella prassi: muove dai protocolli e dagli accordi che sono stati sottoscritti nelle ultime legislature regionali, in attuazione dei piani di sviluppo. Accordi con uffici giudiziari, varie amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e forze dell’ordine. “L’obiettivo è la salvaguardia e lo sviluppo della collaborazione tra soggetti pubblici e, ove necessario, soggetti privati, per condurre azioni coordinate nelle materie di competenza regionale, con particolare riferimento alla sicurezza nei luoghi di lavoro – ha sottolineato Bugliani – al diritto alla salute del cittadino e del consumatore mediante la salvaguardia della produzione agroalimentare toscana; alla tutela dell’ambiente e alla tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico”.
I soggetti rilevanti ai fini della legge sono i soggetti pubblici competenti nelle varie materie, comprese le forze dell’ordine e gli uffici giudiziari sia inquirenti che giudicanti e, tra i soggetti privati, i soggetti associativi che hanno nelle finalità statutarie la salvaguardia dei valori e lo sviluppo di azioni nelle stesse materie, comprese le organizzazioni datoriali e le organizzazioni sindacali. La collaborazione avviene mediante la sottoscrizione di accordi; sono previste forme stabili di consultazione per la definizione delle politiche condivise, costituite da una Cabina di regia e da tavoli tecnici.
Per rafforzare l’operatività amministrativa degli uffici giudiziari toscani, la Regione può distaccare proprio personale; dare indirizzi agli enti del servizio sanitario regionale per la messa a disposizione di proprio personale e assegnare a tali uffici i giovani del servizio civile regionale. Ogni anno, entro il 31 marzo, la Giunta trasmette al Consiglio regionale una relazione sulle attività svolte mediante gli accordi.
Gabriele Bianchi (M5S), interrogandosi sulla ratio della legge, ha definito “dispersive” queste forme di collaborazione, annunciando il voto di astensione. Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt), parlando di tema molto sentito, si è espressa a favore, rinnovando la richiesta a interessarsi al personale addetto alla prevenzione. Stessa espressione di parere anche per Marco Casucci (Lega): “Non possiamo che condividere questa collaborazione interistituzionale”. Il consigliere ha anche illustrato un emendamento tecnico, poi respinto dall’aula; questo in sintesi: la relazione da parte della Giunta, sulle attività svolte, potrebbe essere trasmessa alla commissione competente, invece che al Consiglio.
Soddisfazione per la legge è stata dichiarata dalla consigliera Ilaria Bugetti (Pd), che ha parlato di “importante percorso storico e non facile”, vista la difficoltà a mettere tutti i soggetti in campo. “Grazie alla Giunta regionale – ha affermato – questo è il modo migliore per garantire l’ambiente, la sicurezza e lo sviluppo”.
Prevedere forme di collaborazione tra soggetti pubblici per la sicurezza sui luoghi di lavoro ma anche sui temi del diritto alla salute dei cittadini, con particolare attenzione alla salvaguardia della produzione agroalimentare toscana, della tutela dell’ambiente, della tutela e della valorizzazione del patrimonio paesaggistico. È l’obiettivo della proposta di legge approvata in Consiglio regionale, illustrata all’aula da Giacomo Bugliani, presidente commissione Affari istituzionali. “Buone prassi che ora diventano legge, forme di collaborazione interistituzionale che muovono da protocolli o accordi sottoscritti dalle pubbliche amministrazioni anche con associazioni di categoria, uffici giudiziari, organizzazioni sindacali e forze dell’ordine. – ha spiegato Bugliani - Un esempio è quello messo in atto per la sicurezza sul lavoro a Prato a seguito della tragedia del Macrolotto, o ancora per la sicurezza del lavoro in cava, dopo le tante morti bianche, o ancora nei porti, per poi passare a azioni simili messe in campo per prevenire e reprimere frodi in ambito agroalimentari. La collaborazione si struttura, come già avvenuto, mediante la sottoscrizione di accordi; sono previste forme stabili di consultazione per la definizione delle politiche condivise, costituite da una Cabina di regia e da tavoli tecnici, la redazione di un programma annuale delle attività svolte e di rapporti periodici. Per rafforzare l’operatività amministrativa degli uffici giudiziari toscani, la Regione può distaccare proprio personale; dare indirizzi agli enti del servizio sanitario regionale per la messa a disposizione di proprio personale e assegnare a tali uffici i giovani del servizio civile regionale”.
Sanità: via libera alla riformulazione del debito pregresso
Via libera a maggioranza, astenuti Lega e M5s, alla legge che modifica, dal solo punto di vista tecnico formale, la variazione al bilancio votata dal Consiglio regionale lo scorso 10 aprile: la soluzione di pagamento per i debiti pregressi della sanità Toscana. Il Tavolo di monitoraggio a livello ministeriale ha infatti accettato nella sostanza la soluzione che prevede il versamento di 8milioni e 820 mila euro per diciannove anni, su risorse della Regione. Si è venuto così a superare quanto si era venuto a creare nel tavolo ministeriale. Il 29 aprile scorso, era arrivata la lettera di diffida del presidente del Consiglio dei ministri che, come riportato da notizie di stampa, paventava il commissariamento della sanità toscana. È quanto ha precisato l’assessore regionale al Bilancio, Vittorio Bugli, che in aula ha compiuto un excursus sui provvedimenti che si sono succeduti nel tempo, cominciando proprio dall’intervento portato in aula in occasione dell’approvazione della legge, “quando ho illustrato questi stessi fatti”.
La vicenda, ha spiegato Bugli, riguarda le perdite portate a nuovo nei bilanci della Aziende sanitarie toscane, così come nelle aziende di molte regioni italiane, che sostennero investimenti in sanità dal 2001 al 2011”. Investimenti che avvennero precedentemente all’entrata in vigore della normativa nazionale che nel 2011 mutò il sistema di contabilità nello Stato. “Si trattava di anni i cui gli investimenti in sanità andavano fatti”, ha detto Bugli; ma gli strumenti statali ai quali ordinariamente si ricorreva, ovvero l’articolo 20 introdotto dalla Finanziaria n.67 dell’88, erano fermi o bloccati.
Le verifiche ministeriali sugli andamenti economici dei servizi sanitari gestiti dalle Regioni erano ancora in una logica di tipo finanziario. Il sistema sanitario delle Regioni era considerato in equilibrio nonostante le quote di ammortamenti, “che non facevano debiti”.
Nel 2011 muta il sistema di contabilità dello Stato, gli ammortamenti cessano di essere considerati irrilevanti ai fini dell’equilibrio complessivo del bilancio. Il Tavolo tecnico chiede alle Regioni di dichiarare le perdite pregresse facendo una norma ad hoc: il decreto legislativo n. 35 del 2013, che “concesse” di prendere un mutuo di 35 anni da parte delle Regioni per ottemperare a quanto era stato concesso fino a quel momento. La Toscana, ha precisato Bugli, aveva “870 milioni circa di ammortamenti che derivavano dalle operazioni pregresse: con il decreto 35, e il mutuo 35nnale, ripianammo circa 673milioni. Rimanevano da sistemare 197 milioni”. Con la trattativa che si attivò successivamente – conclusa anni dopo con il riconoscimento di 30 milioni provenienti dai fondi regionali –, “si giunse a 167 milioni e 500mila euro da ripianare”.
Il 2 aprile scorso dal Tavolo proviene “un invito perentorio a sanare queste situazioni e produrre in tempi brevi un programma per il ripristino anche di queste risorse”.
A seguire la variazione di bilancio presentata e votata in aula, il 10 dello stesso mese. Viene predisposto di restituire in 19 anni queste risorse, per l’impegno di 8 milioni e 820mila euro l’anno. Il 30 aprile il presidente della Regione ha inviato la richiesta di rimettersi al Tavolo per verificare se la soluzione individuata fosse corretta. Bugli ha spiegato che, quando è arrivata la lettera del presidente del Consiglio, il presidente della Giunta ha risposto di aver già adempiuto. “Venerdì scorso, al Tavolo, è stato definito che nella sostanza quel che era scritto nella prima variazione di bilancio era giusto. È stato però chiesto che fossero corrette alcune questioni tecniche alla legge di variazione: secondo quello concordato si precisa che l’importo è pari a 8 milioni e 820 mila euro (mentre prima si indicava fino a un massimo di 8 milioni e 820 mila euro, ndr) e che le risorse regionali con cui sono finanziati sono di natura corrente”.
“Grazie a Bugli per la spiegazione, ma per ragioni di opportunità politica mi avrebbe fatto piacere che venisse il presidente Rossi a riferire direttamente all’aula”. Così Andrea Quartini (M5S), nel dibattito seguito all’illustrazione delle modifiche alla variazione di bilancio che, lo scorso 10 aprile, aveva formulato la modalità di pagamento dei debiti pregressi del sistema sanitario regionale (8milioni e 820 mila euro annui per diciannove anni). “L’ammanco regionale che il Tavolo di monitoraggio ministeriale aveva ipotizzato era di circa 200milioni, e si poteva configurare un’ipotesi di commissariamento della sanità toscana”, ha precisato Quartini. ”Ben venga la soluzione trovata al tavolo di monitoraggio – ha aggiunto –; i nostri interventi sono stati per scongiurare il commissariamento, che avrebbe portato al congelamento complessivo della sanità toscana”. Il consigliere ha annunciato l’astensione del suo gruppo.
Leonardo Marras (capogruppo Pd), ha ricordato “la posizione politica” storicamente tenuta dalla Toscana, di “contrasto all’idea che gli investimenti finanziato da risorse nazionali in sanità venissero ammortizzati nei bilanci delle aziende sanitarie”. Marras, ricordando le sensazioni sollevate dal clima elettorale riguardo alle ultime vicende, ha precisato che “l’Emilia-Romagna qualche mese fa aveva ottenuto di poter dilazionare nel tempo quella quota: perché allora chiedere alla Toscana di pagare 167 milioni in un’unica soluzione?”. Di qui l’apprezzamento per la soluzione individuata con la legge al voto.
Elisa Montemagni (Lega), annunciando il voto di astensione, ha ricordato quanto sia “spinoso il tema dei servizi offerti al cittadino”. “L’unica cosa che ci lascia perplessi – ha precisato – è che avremmo potuto procedere prima con la comunicazione in aula, per conoscere lo stato dei fatti”. Ricordando che “altre Regioni non hanno avuto i problemi che ha avuto la Toscana”, la capogruppo della Lega ha invitato tutti a “farsi qualche domanda” per capire “dove si è sbagliato”. “Il servizio ai cittadini – ha concluso – viene prima di tutto”.
Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra) si è detto lieto “della lucida spiegazione di Bugli”, ma ha ribadito la “preoccupazione per la tenuta del sistema pubblico della sanità”. “Bisogna metterci i soldi”, perché il cittadino possa avere quanto necessita: “Bisogna investire; aspettavamo che Lega e soprattutto M5S investissero; per ora hanno solo chiesto conti e pareggi”.
Per Serena Spinelli (Art.1–Mdp) la sfida riguarda il “sistema sanitario che deve avere la capacità di dare risposte ai cittadini, il che per definizione determina un cambiamento progressivo. Ora voglio vedere se il Governo affronterà il problema dei nuovi farmaci, l’utilizzo di farmaci biosimilari”. La riflessione investe, appunto, chi governa: “Si sta parlando di investimenti e non di servizi”. “Pensare di tenere il sistema fermo è un modo per non fare quello che tutto il Consiglio ha detto di voler fare: dare i servizi al cittadino”.
Nella replica, l’assessore alle finanze Vittorio Bugli ha precisato che la Toscana non è stata diversa da altre regioni, che pure hanno utilizzato le normative nazionali: “Noi abbiamo fatto più investimenti di altri, e così l’Emilia-Romagna”. Riguardo al commissariamento l’assessore ha spiegato: “Scatta automaticamente, dal momento che arriva la lettera di diffida. La questione è che noi abbiamo sistemato la cosa il 10 aprile, la lettera di diffida è arrivata il 29”.
Agroalimentare e comparto ovicaprino, Galletti (M5S): “Non è mai stato dato un adeguato sostegno agli allevatori"
“Il decreto Emergenze agricole appena diventato legge dello Stato tutela l’intero comparto caseario ovicaprino a livello nazionale e spiace vedere che alcuni amministratori regionali, in particolare l’assessore regionale all’Agricoltura della Toscana, per motivare il saldo negativo registrato nel mercato interno dal pecorino toscano mettano sotto accusa il surplus di produzione di latte sardo.
Finalmente, grazie a un provvedimento che il MoVimento 5 Stelle ha voluto fortemente, la piena tracciabilità del latte e del formaggio prodotto in Italia e importato dall’estero tramite la registrazione al Sian consentirà di tenere sotto controllo le eventuali produzioni in esubero. Con questa registrazione riusciremo a programmare insieme a tutti gli attori della filiera la diversificazione e la valorizzazione della produzione, tutelando e promuovendo l’intera filiera a livello nazionale. Le eccellenze del nostro made in Italy saranno così tutelate in maniera efficace e i produttori di pecorino di tutta Italia trarranno giovamento da una norma che tutela al tempo stesso produttori e consumatori”.
Lo affermano in una nota i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Agricoltura Chiara Gagnarli e Luciano Cadeddu.
“Anche sul piano lupo la Regione mostra una contrarietà preconcetta e incomprensibile. A nostro avviso serve un atteggiamento collaborativo con il governo per tutelare allevatori, cittadini e al tempo stesso una specie protetta: le istituzioni diano il buon esempio" concludono i deputati del MoVimento 5 Stelle.
Anche la consigliera regionale M5S, vicepresidente della Seconda Commissione Sviluppo economico e rurale, cultura, istruzione, formazione, Irene Galletti interviene sulla questione del comparto caseario ovicaprino: “Riguardo alla produzione - spiega - non è mai stato dato un adeguato sostegno agli allevatori e l'assessore Remaschi dovrebbe pensare più a quella che è la tutela della filiera del proprio prodotto piuttosto che attaccare il Governo o non mostrarsi collaborativo. Del resto le politiche regionali in campo di allevamento e agricoltura finora sono state fallimentari così come la Legge Obiettivo per la gestione degli ungulati. Il settore è stato abbandonato a se stesso negli anni e le conseguenze sono queste, la responsabilità è unicamente regionale”. Sul Piano lupo la consigliera M5S aggiunge:
“L'assessore Remaschi insiste a fingere che la soluzione al problema delle predazioni sia l'abbattimento in deroga quando invece sa benissimo che non è la soluzione e che prima di tutto dovremmo agire come hanno fatto altre regioni più virtuose e investire sulla prevenzione. Ci sono esperti che ad esempio in Abruzzo e in regioni del nord hanno avuto esperienze di successo”.
Vitalizi regionali, la rideterminazione è legge. Arriva l'unanimità
In 35 sono stati chiamati ad esprimere il proprio voto per appello nominale, trattandosi di una legge sullo status di consigliere regionale, e in 35 hanno votato a favore della rideterminazione dei vitalizi. È quanto è accaduto in aula di palazzo Panciatichi, con la norma – proposta da Eugenio Giani, Lucia De Robertis e Antonio Mazzeo – che dà attuazione all’intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra Stato-Regioni il 3 aprile 2019, in applicazione della legge di bilancio per l’anno finanziario 2019; una legge che ha previsto la rideterminazione della misura dei vitalizi in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di presidente, di assessore o di consigliere di una Regione, con l’applicazione del metodo contributivo, cioè sulla base di quanto effettivamente versato dal consigliere.
A dare il “la” al dibattito è stato il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, ringraziando l’assessore Vittorio Bugli per il prezioso lavoro svolto in sede di Conferenza Stato-Regioni, e augurandosi di aver fatto altrettanto, nella Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali. “Questo testo è stato concordato con il presidente della Camera Roberto Fico – ha sottolineato Giani – per arrivare a leggi regionali armonizzate e condivise, secondo un onesto lavoro di riscontro tra istituzioni”. “Se la Toscana, una delle regioni più virtuose, non lo approvasse nei tempi utili – ha concluso il presidente – andrebbe incontro a sanzioni non indifferenti, ovvero al taglio dell’80 per cento dei contributi statali”.
Come ricordato dal presidente della commissione Affari istituzionali e Bilancio, Giacomo Bugliani (Pd), nell’illustrazione dell’atto, l’intesa sottoscritta in sede di Conferenza permanente ha, tra l’altro, previsto alcuni correttivi, denominati “clausole di salvaguardia”, tesi ad evitare riduzioni superiori al 30 per cento dell’importo degli spettanti vitalizi. La differenza, nella nostra Regione è nell’ordine del 4,40 per cento, che risulta assai inferiore all’incremento massimo della spesa del 26 per cento consentita dall’Intesa. La proposta di legge recepisce, inoltre, il documento di indirizzo approvato contestualmente all’intesa dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, con il quale le Regioni hanno accolto l’indicazione di procedere all’eliminazione del divieto di cumulo tra vitalizi regionali e parlamentari,ripristinando il diritto a percepire il vitalizio a chi era stato interessato dal divieto di cumulo.
Nello specifico, ha affermato Bugliani, “la legge provvede a individuare in maniera puntuale i destinatari delle nuove norme, cioè i consiglieri cessati dal mandato che abbiano svolto le funzioni entro la nona legislatura (2010-2015), compresi coloro ai quali l’assegno vitalizio risulti sospeso (perché ad esempio eletti parlamentari) e coloro per i quali il vitalizio è ripristinato per effetto dell’eliminazione del divieto di cumulo”. Nell’atto si definiscono la base contributiva e le quote di contribuzione rispettivamente a carico del consigliere e della Regione, riportando nel dettaglio le modalità di calcolo del nuovo ammontare dei vitalizi. La norma, ancora, stabilisce da un lato la misura massima dell’assegno vitalizio individuato nella somma che spettava o sarebbe spettata al consigliere cessato dalla carica secondo le norme in vigore fino al 31 maggio 2019, calcolata con il sistema retributivo; dall’altro, la misura minima, individuata in applicazione delle clausole di salvaguardia, pari al doppio del trattamento minimo Inps, salvo che il trattamento precedente fosse comunque già inferiore a tale soglia.
La legge fissa al primo giugno 2019 la decorrenza del nuovo regime. Il testo, infine, è completato da tre tabelle relative alla base imponibile contributiva, al montante individuale e al coefficiente di trasformazione, e alle clausole di salvaguardia.
Gabriele Bianchi (M5S), dopo aver ricordato che a livello nazionale si risparmiano 150milioni di euro in 5 anni, e 100mila euro in Toscana, è intervenuto per presentare una serie di emendamenti: il primo sulla rivalutazione Istat dei vitalizi, uguale per i consiglieri regionali e per i lavoratori; il secondo sull’età anagrafica; il terzo sul limite di cumulo.
Il capogruppo del Partito democratico Leonardo Marras ha ricordato che “siamo vincolati ad una intesa sottoscritta con tutte le Regioni italiane: pacta sunt servanda”. Da qui l’invito al Consiglio a votare un testo “frutto di un accordo politico, soprattutto in una Regione come la Toscana, che si è sempre distinta per la sobrietà”.
E se il consigliere Giacomo Giannarelli (M5S) ha chiesto di discutere gli emendamenti, come lo stesso Marco Casucci (Lega), dichiarandosi in favore della legge ma disponibile anche a migliorarla, Marras si è soffermato sulla non correttezza di tale comportamento, tanto più da parte di forze di Governo. Opinione sposata dal presidente Giani e dall’assessore Bugli: “abbiamo trovato un accordo con tutte le Regioni, anche per evitare contenziosi in tutto il Paese, approvare una legge diversa ci esporrebbe”.
Il Consiglio è stato quindi sospeso per una decina di minuti e una volta ripresi i lavori, il consigliere Bianchi ha annunciato il ritiro degli emendamenti. L’aula ha quindi approvato la legge all’unanimità.
Ente terre toscane, sì a bilancio preventivo e piano investimenti
Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il bilancio economico di previsione 2019 e il piano degli investimenti 2019-2021 di Ente terre regionali toscane, l’ente pubblico istituito per valorizzare il patrimonio agricolo-forestale nella disponibilità della Regione.
Il bilancio preventivo 2019 presenta un valore della produzione di 3milioni e 704mila euro con costi di produzione pari a 3milioni e 544mila. Sul piano degli investimenti, si prevede un impegno per il triennio di un milione e 459mila euro ripartiti in: 848mila euro per il 2019, 307mila per il 2020, 304mila per il 2021. Tra le spese si registrano i miglioramenti di beni terzi, recinzioni, sostituzione di macchine agricole, rifacimento della tettoia, la fine del nuovo vigneto Cesa 4.0 e spese su beni propri.
L’Ente, nato dalla trasformazione dell’Azienda regionale agricola di Alberese, ha tra le sue varie competenze la gestione della banca della terra; la promozione, il coordinamento e l’attuazione di interventi di gestione forestale sostenibile e di sviluppo dell'economia verde; l’approvazione di indirizzi operativi per la gestione ottimale dei beni del patrimonio agricolo-forestale. Tra le attività più rilevanti quelle legate all’agrobiodiversità, a favorire il trasferimento dell’innovazione in agricoltura tramite processi “Demofarms” (finalizzati a mostrare alle aziende agricole l’applicazione sul campo di nuove tecnologie), alla gestione del parco stalloni di Pisa; poi, di recente sviluppo, la prima sezione della banca del germoplasma animale mentre nella sua fase finale il progetto “centomila orti di Toscana”. Tra le novità la tenuta di Suvignano, l’azienda agricola confiscata alla mafia nel 2007 e assegnata, a febbraio, ad Ente Terre. L’azienda diventerà un contenitore per iniziative sulla legalità, ad esempio ospiterà i campi estivi per i ragazzi.
In sede di dichiarazione di voto il consigliere della Lega Roberto Salvini ha manifestato alcune perplessità sui conti, in particolare su voci di spesa per consulenze a suo dire non chiare. “Il bilancio di Ente Terre presenta luci ed ombre, l’azienda sta diventando un costo pur avendo territori molto appetibili e infatti non si capisce come si riesca a creare profitto”, ha spiegato.
Voto di astensione è stato dichiarato anche da Monica Pecori (Gruppo Misto/Tpt): “Apprezzo quanto fatto, ma serve uno sforzo ulteriore, specie sul fronte banca delle terre”, ha affermato la consigliera.
Case della salute, via libera alle nuove norme
La Casa della Salute come presidio territoriale, parte integrante dell’organizzazione dei servizi del sistema sanitario regionale. Questo il cuore della legge approvata a maggioranza dal Consiglio regionale della Toscana, si sono astenuti Lega e Forza Italia.
Di iniziativa dei consiglieri di Sì-Toscana a Sinistra, Paolo Sarti e Tommaso Fattori, il nuovo testo punta a rendere la Casa della salute un modello ancora più forte per la sanità territoriale, attraverso la cui realizzazione i cittadini disporranno di un presidio organizzato per la presa in carico delle domande di salute e di cura. La nuova legge legge stabilisce le finalità della Casa della salute, gli obiettivi che deve realizzare, la costituzione, in ogni Casa, del Comitato di partecipazione dei cittadini e la revisione, da parte della Giunta, delle attuali linee di indirizzo sul tema alle aziende sanitarie.
Ringraziamenti a Fattori e Sarti sono arrivati dal presidente della commissione Sanità, Stefano Scaramelli, che ha parlato di una iniziativa bipartisan molto importante, tesa a “migliorare la legislazione”. Sarti ha ricordato che le Case della salute non sono certo una novità, “esistevano ma non per quello che dovevano essere”, ha spiegato. La nuova legge, a suo dire, punta a “renderle parte integrante del servizio pubblico”.
Soddisfatta del provvedimento anche Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt) che ha però rilevato quanto “ci sia ancora molto da fare. La strada è in salita, ma occorre far partire queste strutture velocemente”.
“Questa legge significa voler ribadire una organizzazione omogenea in tutta la Toscana o, meglio, significa dare atto di un modello di presa in carico dei cittadini”, ha detto Serena Spinelli, capogrppo Art.1-Mdp. Secondo la consigliera, le aziende “devono avere una visione maggiore” e “strutturare i territori in termini di salute e bisogni”.
“Le case della salute non devono essere confuse con la Società della salute, sono strutture che lavorano sui bisogni dei cittadini”, ha detto Andrea Quartini (M5S), esprimendo soddisfazione per il testo ma anche avanzando una preoccupazione: “Non vorrei restassero case vuote. Occorre lavorare perché abbiano la dotazione necessaria”, ha spiegato citando servizi quali Cup, continuità assistenziale, riabilitazione, una minima chirurgia ambulatoriale.
Pari opportunità: apprezzamento per l’attività 2018 della Commissione regionale
L’aula di palazzo del Pegaso ha approvato a maggioranza la proposta di risoluzione che esprime ‘apprezzamento’ per l’attività svolta nel 2018 dalla Commissione regionale pari opportunità (Crpo).
È stato il consigliere Giacomo Bugliani (Pd), presidente della commissione Affari istituzionali, a illustrare l’atto, una volta sentita in commissione la presidente della Crpo, Rosanna Pugnalini.
La risoluzione mette in evidenza una breve sintesi dell’attività svolta nel 2018 dall’organismo che ha funzioni consultive, propositive e di controllo sulle politiche regionali per superare le discriminazioni e favorire le pari opportunità. Ne riconosce “l’intensa attività istituzionale”, rimarcando il “vivace dibattito e confronto” tra le componenti della Crpo, capace di riportare in quel contesto “le specifiche problematiche emergenti dal territorio di appartenenza, cui è stata prestata una particolare attenzione, con l’obiettivo di una effettiva incisione su tutto il territorio regionale della presenza della commissione”.
Nel corso dello scorso anno, come ricordato da Bugliani, la commissione ha svolto iniziative pubbliche, tra seminari, convegni e approfondimenti, organizzate direttamente o in collaborazione con altri soggetti, marcando la partecipazione a coordinamenti nazionali, presenze in scuole e Università, attivandosi nell’allestimento di mostre di arte “al femminile”, premiazioni, presentazioni di libri, pubblicazioni curate direttamente nella collana “Quaderni” del Consiglio. Un percorso rivolto alla cultura di genere che la risoluzione definisce “vivace”.
Riconosciuto anche l’impegno “attraverso iniziative esterne per affrontare le tematiche emergenti sui temi che accompagnano la reale consapevolezza del rispetto della dignità delle donne, con particolare riferimento alla violenza di genere”. Il riferimento è anche alle molte attività condotte con ordini professionali, associazioni, centri antiviolenza e con tutti gli altri soggetti pubblici e privati con cui si è reso possibile realizzare collaborazioni proficue per “approfondimenti e per la promozione” della cultura pari opportunità uomo-donna.
“Siamo oggettivamente soddisfatti del lavoro svolto dalla commissione – ha esordito Marco Casucci (Lega) – che sta intervenendo in campi diversi, dall’occupazione alla politica, e siamo anche soddisfatti di essere guidati da Elisa Montemagni, di avere un capogruppo donna”. Il consigliere ha anche presentato un emendamento del proprio gruppo, poi respinto dall’aula, per “supportare la commissione regionale per le Pari opportunità affinché venga approfondito, con il supporto delle Università toscane, anche il fenomeno della violenza domestica verso gli uomini”.
Per Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra), “la commissione Pari Opportunità ha così tanto lavoro da fare, che non sarebbe giusto distoglierla dalle proprie competenze”.