Consiglio regionale, si parla di Terme di Montecatini e rifiuti
foto di archivio
Rifiuti: funzione sanzionatoria torna in capo alle Province
La funzione sanzionatoria in materia ambientale, specificatamente per quanto riguarda i rifiuti, torna immediatamente in capo alle Province. Quella relativa alle autorizzazioni semplificate sarà espletata, in via provvisoria e comunque non oltre giugno 2020, dalla Regione se gli enti locali ne faranno richiesta. È quanto stabilisce la proposta di legge della Giunta toscana approvata a maggioranza dal Consiglio regionale.
Il dispositivo, illustrato dall’assessore Vittorio Bugli, si è reso necessario a seguito della sentenza della Corte Costituzionale 129/2019, che ha dichiarato illegittimo l’articolo 2, comma 1 lettera d), della legge regionale 22/2015.
La proposta di legge, già anticipata dallo stesso Bugli con una comunicazione, prevede il supporto della Regione a Province e Città Metropolitana per lo svolgimento di attività istruttorie. La legge di riordino delle funzioni varata nel 2015 viene quindi modificata con l’inserimento di un articolo 44 bis, che al comma 1 dispone come gli enti locali competenti alla verifica e al controllo dei requisiti per l’applicazione delle procedure semplificate possano avvalersi della struttura regionale per svolgere, in via transitoria e a titolo gratuito, le iscrizioni e le verifiche previste dal Codice dell’Ambiente, specificatamente agli articoli che regolano le attività di smaltimento dei rifiuti non pericolosi (215 comma 3) e le prescrizioni nelle operazioni di recupero (216 comma 3).
I termini di svolgimento dell’attività istruttoria, sono differenziati e ricompresi tra i trenta e i cinquanta giorni. Nel caso in cui sia necessario rilasciare l’autorizzazione unica ambientale, sarà la Regione a provvedere anche agli adempimenti di competenza dell’ente locale se questi ne farà richiesta.
La proposta di legge approvata, entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sul Burt per “garantire la tempestiva attuazione del sostegno regionale ed evitare ritardi nei procedimenti di interesse”.
dei cittadini e delle imprese interessati.
In sede di dibattito, il capogruppo Pd Leonardo Marras ha definito “errate, fuorvianti e strumentali” le dichiarazioni sul pronunciamento della Corte fatte da alcuni rappresentanti istituzionali, “in particolare a Grosseto”, ha chiarito Marras. La sentenza, a detta del capogruppo, si esprime su aspetti marginali che però “rischiano di creare confusione tra le imprese. Oggi interveniamo per garantire continuità nella gestione del servizio”.
Il capogruppo Sì-Toscana a sinistra Tommaso Fattori ha definito il provvedimento “Molto appropriato”. “Ogni intervento che indirizza la pubblica amministrazione verso i bisogni delle imprese, è positivo” è stato il commento di Giacomo Giannarelli del Movimento 5 stelle. Critica, invece, la capogruppo della Lega Elisa Montemagni che ha annunciato voto di astensione: “Siamo a questo punto per la smania di accentramento di potere da parte della Regione”.
Rifiuti: interrogazione su adeguamento statuto di Retiambiente
La capogruppo della Lega, Elisa Montemagni, interroga il presidente e la Giunta regionale per conoscere “se ritiene legittimo l’adeguamento dello Statuto di Retiambiente Spa alle previsioni di cui al d.lgs 175/2016 e alle linee guida Anac n.7 per l’acquisizione dello status di società in house providing, oppure se ritiene, sulla base dell’articolo 7 del d.lgs. 175/2016 necessaria una preventiva convocazione dei consigli comunali così che tutte le assemblee rappresentative dei cittadini si esprimono per la costituzione di una nuova società pubblica in house providing”; chiede ancora di sapere “su quale base tecnico giuridica il presidente di Retiambiente Spa ha potuto ritenere non indispensabile un preventivo parere dei consigli comunali”; e, infine, “quali azioni intende assumere al fine di monitorare le procedure finalizzate all’attivazione anche nell’Ato Costa di un unico gestore del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani assimilati alla luce del “tempo perduto” e delle criticità che caratterizzano attualmente il servizio sia in termini qualitativi sia in termini tariffari”.
La società Retiambiente Spa, si legge nell’interrogazione, ha proceduto a adeguare il proprio statuto alle previsioni dal decreto legislativo del 19 agosto 2016, senza il preventivo parere autorizzatorio da parte dei consigli comunali, saltando così il necessario controllo pubblico.
Come affermato dall’assessore Federica Fratoni, l’assemblea straordinaria di Retiambiente Spa è legittima e valida: “Ogni comune socio avrebbe comunque potuto, se ritenuto necessario, offrire al proprio consiglio comunale la discussione dell’ordine del giorno in questione, come Viareggio, che ha svolto il passaggio politico in Consiglio”.
“Le modifiche statutarie di Retiambiente sono state procurate al fine di candidare la società quale affidataria diretta, in house providing, dei servizi del ciclo integrato dei rifiuti dell’Ato Toscana Costa”, ha ricordato Fratoni.
Ringraziando l’assessore della risposta, la capogruppo Montemagni ha parlato di una sorta di “prova di forza, con comuni che si sono sentiti tagliati fuori”.
Irpet: Consiglio approva bilancio di esercizio 2018
Il Consiglio regionale approva a maggioranza il bilancio 2018 dell’Irpet . L’esercizio 2018 si chiude, come ha illustrato il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) con un utile di 452mila 176 euro, che nella misura del 20 per cento sarà accantonato a fondo di riserva per la copertura di future perdite (90mila 435 euro) e per l’80 per cento sarà restituito alla Regione Toscana (361mila 741 euro). Alla Regione saranno restituiti anche una parte dei fondi di riserva ritenuti sovradimensionati per 553mila 259 euro.
In sede di dibattito, il consigliere del Movimento 5 stelle Gabriele Bianchi ha anticipato un voto di astensione pur riconoscendo come “positiva” la gestione dell’istituto di programmazione economica. “Vorremmo – ha dichiarato – un maggior coinvolgimento delle opposizioni”. In linea con Bianchi anche il consigliere della Lega Marco Casucci: “La nostra è un’astensione critica e vuole essere un monito a fare meglio. Tuttavia vorremmo scongiurare un Irpet a direzione unica. Il Consiglio, e le minoranze, dovrebbero essere più coinvolte” ha spiegato.
Il bilancio in sintesi
Il valore della produzione è pari a 3milioni 990mila 314 euro, in aumento di circa il 6 per cento rispetto all’anno precedente, ma, al netto dei proventi straordinari, risulta pari a 3milioni 732mila 981euro, di poco inferiore (0,3 per cento) al corrispondente valore del 2017. Rispetto all’esercizio precedente, si registra una significativa inversione di tendenza. Le entrate cosiddette ‘commerciali’, cioè i ricavi delle vendite e delle prestazioni rese a soggetti diversi dalla Regione Toscana, aumentano di 2,5 volte rispetto al 2017, con una ripresa che riguarda sia i proventi da soggetti pubblici (da euro 13mila 125 nel 2017 ad euro 52mila 975 nel 2018) che quelli da soggetti privati (da euro 23mila nel 2017 ad euro 37mila nel 2018). Diminuiscono rispetto all’anno precedente del 2,4 per cento i contributi in conto esercizio dalla Regione Toscana e del 10,1 per cento i contributi per attività di ricerca svolte in comune con organismi pubblici diversi dalla Regione.
Il totale dei costi della produzione ammonta a 3milioni 394mila 957 euro, in aumento dell’1,7 per cento rispetto al corrispondente importo relativo al 2017. L’incremento dei costi della produzione tra i due esercizi sale al 2,1 per cento, se si confrontano gli importi al netto delle componenti straordinarie. I costi di produzione nel 2018 sono infatti pari a 3milioni 377mila 606 euro, a fronte di un corrispondente importo di 3milioni 308mila euro relativo al 2017.
Le spese di funzionamento (utenze, spese postali, servizi di pulizia, portierato, vigilanza, premi assicurativi) ammontano a 116mila 940 euro, sono sostanzialmente pari al 2017, mentre aumentano in maniera significativa i costi di manutenzione e riparazione della sede ed ai relativi impianti ed attrezzature, pari a 37mila 274 euro a fronte di 13mila 353 euro nell’esercizio precedente. Il costo di gestione del sistema informatico, pari ad 66mila 577 euro, è aumentato del 10,3 per cento rispetto al 2017 per l’acquisto di nuovi servizi di gestione delle risorse hardware e software. Va inoltre tenuto conto che, come nell’esercizio precedente, non ci sono oneri per il trattamento economico del direttore, perché collocato in pensione dal 1° settembre 2016.
La differenza tra valore e costi della produzione è pari a 595mila 358 euro, in aumento del 38,8 per cento rispetto al corrispondente valore dell’esercizio 2017. Tale andamento si ribalta però considerando i saldi al netto delle poste straordinarie, con una diminuzione del 14,4 per cento rispetto all’anno precedente (355mila 376 euro nel 2018 a fronte di 414mila 957 euro nel 2017). Le componenti finanziarie concorrono al risultato di amministrazione con un saldo negativo pari a 752 euro. Le imposte (Irap e Ires) ammontano a 142mila 430 euro, in aumento del 4,8 per cento rispetto all’esercizio precedente.
Interrogazione Giannarelli su situazione depuratori toscani
La Regione dica quale sia lo stato di funzionamento dei depuratori toscani e quale sia il livello di qualità dell’acqua potabile. È quanto chiede il consigliere del Movimento 5 stelle in Consiglio regionale, Giacomo Giannarelli, all’assessore Federica Fratoni.
Nelle premesse, il consigliere richiama la vicenda del depuratore Lavello di Carrara, in particolare ricorda che da “recenti accertamenti” è emerso un “generale grave malfunzionamento” delle due linee dell’impianto Lavello 1 su dissalatori, disoliatori e una “mancanza del sistema di abbattimento delle emissioni odorigene”.
Questo difetto, a detta di Giannarelli, avrebbe “immesso, in modo incontrollato, nelle acque del fosso Lavello e quindi in mare, anche fanghi”. Nonostante il sequestro dell’impianto da parte della capitaneria di porto, l’attività non è stata bloccata ma anzi la Regione, si legge ancora nel testo dell’interrogazione, ha “autorizzato provvisoriamente lo scarico fino alla fine del 2019”.
Nel citare che Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, effettua “regolarmente ispezioni agli impianti” - risultano censiti, a livello regionale, circa 200 depuratori -, Giannarelli ricorda come dai controlli emerga “sempre un numero significativo di violazioni di natura più o meno grave”. Da qui la richiesta alla Giunta a riferire sullo stato dell’arte del Piano regionale della tutela delle acque.
Con direttive e procedure di infrazione alla mano, l’assessore Fratoni ha ripercorso la vicenda del depuratore Lavello, parlando di messa a norma entro la fine del 2019, per concentrarsi poi sulla capillare opera di ricognizione e di messa a norma degli scarichi, parlando di “situazione relativa alla depurazione in continua evoluzione e in via di miglioramento, con interventi in corso o in fase di ultimazione”. L’assessore ha quindi concluso il proprio intervento informando che il Piano regionale di tutela delle acque è in corso di aggiornamento e nei prossimi mesi è prevista l’approvazione in Giunta, prima della trasmissione in Consiglio.
Giacomo Giannarelli, chiedendo risposta scritta corredata da tutta la documentazione, si è dichiarato “profondamente insoddisfatto”, per quanto affermato sui depuratori “generalmente funzionanti”; per la risposta non fornita sul livello di qualità dell’acqua potabile, “definita nel piano sanitario di scarsa qualità”; e per la notizia del Piano di tutela delle acque che, secondo il consigliere, dovrebbe arrivare in Consiglio prima del Piano sanitario.
Montecatini, interrogazione Marchetti su prospettive partecipazione Regione
La Regione dica cosa intende fare con le sue quote azionarie delle Terme di Montecatini Spa dopo che la prescrizione di produrre bilancio 2018 e piano industriale nei tempi di legge è stata disattesa. È quanto chiede il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti all’assessore Federica Fratoni.
Nell’interrogazione, Marchetti ricorda che le prospettive di partecipazione della Regione nella società termale erano subordinate alla presentazione di business plan e valutazione economica entro il 30 giugno scorso, così come stabilito con apposita delibera di maggio 2019.
L’assessore Fratoni ha ricordato che l’Amministratore ha convocato nei termini previsti l’assemblea dei soci per il 29 giugno in prima convocazione e il 29 luglio in seconda convocazione. Tale assemblea, non essendosi costituita in numero legale in prima convocazione si svolgerà in seconda, con all’ordine del giorno sia il bilancio consuntivo 2018 che il piano aziendale di risanamento. “Il 29 luglio la Giunta avrà gli elementi per poter operare valutazioni e scelte in coerenza col Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”, ha concluso l’assessore.
“Quando si parla di Terme mi trovo a intraprendere un percorso a ostacoli e ho difficoltà ad essere soddisfatto”, ha esordito Marchetti, affermando di “non aver ancora compreso quali sono le idee della Giunta regionale sul rilancio delle Terme, che per Montecatini sono fondamentali”. Da qui l’invito a tornare in Aula chiarendo la posizione dell’esecutivo.
Tagli ai comuni fusi, approvata mozione di Capirossi (Pd) “Sforbiciata dal 25 al 60 percento per i comuni toscani”
Attivarsi nei confronti del Governo, affinché vengano quanto prima garantite le risorse statali spettanti ai Comuni nati da processi di fusione, secondo quanto indicato dalla normativa nazionale vigente, al fine di superare l’attuale fase di riduzione di tale contribuzione e consentire la necessaria erogazione dei servizi e la realizzazione di investimenti previsti da parte di tali enti; sostenere, di conseguenza, le iniziative che saranno intraprese dai Comuni toscani e da ANCI Toscana ai fini del riconoscimento delle risorse spettanti, al fine di ripristinare il necessario rapporto di fiducia e il principio di leale collaborazione tra i diversi livelli della pubblica amministrazione. È ciò che chiede alla Giunta la mozione “In merito merito al taglio, operato dal Governo, dei contributi statali spettanti ai Comuni risultanti dal processo di fusione dei Comuni.”, iniziativa di Fiammetta Capirossi, consigliera regionale Pd mugellana ed approvata a maggioranza dall’aula.
“In questi giorni i sindaci dei comuni toscani oggetto di fusione sono impegnati in due sitin davanti alla Camera e al Senato – spiega Capirossi – per la premialità annua erano state destinate specifiche risorse per 10 anni. Risorse importanti per le casse comunali e che con questo decreto il Governo ritira incrinando di fatto il rapporto di collaborazione e fiducia tra i Comuni e lo Stato. Non stiamo parlando di poche risorse, ANCI Toscana nel lanciare il suo grido d’allarme ci dice che secondo i dati, i 14 Comuni nati da fusione sul territorio regionale, perderanno così complessivamente circa 4 milioni di euro di entrate con tagli che andranno dal 25% per i primi comuni che si sono fusi per primi, fino a quasi il 60% dei comuni più recenti. Ad oggi abbiamo dunque dei Comuni e dei cittadini toscani che vedono tagliarsi fondi il 25 di giugno, quando ormai i bilanci sono già stati approvati, rischiando un pericoloso disavanzo provocato proprio da quel Governo che dovrebbe tutelarli. Rimango dunque veramente stupita che proprio i colleghi dei partiti di Governo non abbiano votato a favore di questo atto”.
Consorzio zona Apuana, la revisione è legge
Via libera a maggioranza alle norme per il riassetto del Consorzio per la Zona Apuana, con cui la Regione procede alla riorganizzazione della struttura e del funzionamento del Consorzio per promuovere interventi a sostegno dei processi di reindustrializzazione e di promozione del territorio della zona apuana. La proposta di legge contempla una revisione complessiva degli assetti istituzionali del Consorzio per la Zona Industriale Apuana e della sua governance.
La proposta di legge ha ricevuto il voto favorevole del Pd e della consigliera Serena Spinelli (gruppo Misto-Art.1/Mdp); hanno votato contro M5S, Lega, Forza Italia e FdI; si sono astenuti Sì-Toscana a sinistra e la consigliera Monica Pecori (gruppo Misto-Tpt). Il testo èstato approvato con 20 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astenuti.
L’atto è stato illustrato dal presidente della commissione sviluppo economico, Gianni Anselmi (Pd) che ha ripercorso le tappe che si sono succedute dall’iniziativa della Giunta di “metter mano” al Consorzio istituito nel 1947, per promuovere iniziative pubbliche e private per il completamento della zona industriale apuana e favorire la nascita di nuove iniziative industriali e artigianali nel territorio di competenza.
L’iniziativa normativa nasce dalla necessità di procedere al riassetto del Consorzio a seguito del suo commissariamento e successivo risanamento. La Regione Toscana intende ridefinirne – attraverso la previsione di una nuova compagine partecipativa – anche funzioni e gestione. “L’obiettivo è quello di dare più strumenti a questo organismo sul territorio, migliorarne l’efficienza e soprattutto di favorire il raggiungimento di risultati in quel territorio, che ha le sue complesse criticità per quanto riguarda lo sviluppo economico, l’utilizzo delle aree, la presenza del porto, la diversificazione economico produttivo anche rispetto all’imponente presenza dell’attività estrattiva”. “Per tutto ciò – ha affermato Anselmi – il Consorzio deve essere messo nelle condizioni di operare per adempiere alla mission per cui è stato concepito”.
La norma si è resa necessaria anche per riequilibrare i rapporti tra le pubbliche amministrazioni partecipanti al Consorzio, si è previsto per l’amministratore unico – il cui nominativo è proposto dal presidente della Giunta regionale – la nomina da parte dell’assemblea con la maggioranza dei due terzi dei componenti.
Attraverso il Consorzio si svolgono azioni per il potenziamento di attività esistenti e di promozione e programmazione dello sviluppo economico-produttivo e azioni per favorire le condizioni necessarie per creare attività produttive nei settori dell'industria e dei servizi. I consorzi di sviluppo industriale sono enti pubblici economici a struttura associativa cui possono partecipare soggetti pubblici e privati rappresentativi della società civile e sono dotati di piena autonomia statuaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria. Ad essi si applicano le norme della leggi regionali e sono sottoposti alla vigilanza e al controllo delle Regioni. Del consorzio fanno parte la Regione, i comuni di Massa e Carrara, la Camera di Commercio di Massa e Carrara. Tra le sue competenze, l’ente può anche proporre eventuali provvedimenti espropriativi agli enti territorialmente competenti, può stipulare accordi di collaborazione con altri enti pubblici ed assumere ogni altra iniziativa ritenuta utile per lo sviluppo industriale della zona.
Una novità introdotta dalla norma è l’inserimento, tra gli organi consortili - l’assemblea, l’amministratore unico con funzioni di direzione del Consorzio e il collegio dei revisori - del comitato di area, nominato con decreto del presidente della Giunta regionale e costituito da rappresentanti delle associazioni degli industriali, degli artigiani, dei commercianti e delle organizzazioni cooperative operanti nel territorio dei comuni Massa e di Carrara, nonché da rappresentanti delle organizzazioni sindacali più rappresentative nel territorio del Consorzio. Il comitato è presieduto dal presidente della Giunta regionale, o suo delegato Il comitato ha funzione consultiva sui documenti programmatici e su qualunque altro argomento per il quale l’amministratore unico ritenga di doverlo acquisire; esso formula proposte per la programmazione dell’attività del Consorzio.
Riguardo alle proprie spese, il Consorzio provvede con contributi annui a carico dei soggetti consorziati, corrispettivi versati da enti pubblici e soggetti privati, per l'esecuzione di infrastrutture, di opere di urbanizzazione, per la vendita e la concessione di aree e, in generale, per i servizi resi dal Consorzio, contributi annui a carico di ogni impresa con sede legale o con un’unità locale nel perimetro del Consorzio, entrate derivanti da convenzioni sottoscritte con enti pubblici ed ogni altro provento comunque derivante dall'attività consortile.
Il presidente Anselmi ha citato quindi la clausola valutativa, introdotta con emendamento in Commissione, e che prevede una relazione periodica da parte della Giunta regionale al Consiglio, sull’attività del Consorzio.
Giacomo Giannarelli (M5S) ha annunciato il voto contrario alla proposta di legge. Il consigliere si è dichiarato d’accordo con la proroga del commissariamento, e con l’iniziale collaborazione avviata con i Comuni del territorio, “ma non con la proposta di riorganizzare una struttura che non assolve i suoi compiti”. Il Consorzio, ha aggiunto Giannarelli, “è uno strumento che non ha risorse, né i mezzi per interfacciarsi con l’estero, o per dialogare con le imprese toscane e italiane; abbiamo strumenti regionali, come Sviluppo Toscana, che potrebbero assolvere queste funzioni”. Quindi il voto contrario “è un voto politico”; il Consorzio “è una realtà odiata dalle imprese perché non ha portato le risposte che doveva” in un’area di crisi complessa.
Tommaso Fattori (Sì Toscana a Sinistra) ha annunciato il voto di astensione. “Una svolta era necessaria, e così una riorganizzazione – ha detto -; tuttavia in mancanza di un piano di reindustrializzazione del territorio, il Consorzio rischia di essere una scatola vuota; deve essere messo in grado di poter fare politica industriale vera, non immobiliare, come ha fatto fino ad ora”. L’ulteriore questione riguarda “le bonifiche del territorio, fortemente inquinato”. Anche su questo “Il Consorzio ha fatto poco”. Quindi “senza una strategia più complessiva” c’è il rischio “si inefficacia”, anche se ci sono aspetti condivisibili, come il Comitato d’area, organismo consultivo e rappresentativo del territorio.
Giacomo Bugliani (Pd), presidente della I Commissione, ha ricordato che “I trascorsi del Consorzio Industriale non hanno dato i risultati auspicati”, ma ciò non significa “che la Regione, anche come organo legislativo, debba abdicare al suo ruolo, rinunciare a dare una disciplina utile per rivitalizzare una zona industriale che effettivamente a oggi è assolutamente problematica”. Le difficoltà della zona vanno da quelle “di origine ambientale” alla mancanza di un’organizzazione. Di qui “l’opportunità di intervenire con una disciplina nuova”. Il testo al voto ha recepito anche una serie di osservazioni che sono giunte dalla I Commissione. Il consigliere ha definito “fondamentale la scelta di fondo di dare vita a una struttura maggiormente snella e che veda un forte protagonismo da parte degli enti che devono essere coinvolti”, quali la Regione, i Comuni di Massa e di Carrara, la provincia, la Camera di Commercio e, nell’eventualità, l’Autorità di sistema portuale. Anche secondo Bugliani la costituzione del Comitato d’area “per le caratteristiche di coinvolgimento delle associazioni sindacali e datoriali può avere un ruolo di cerniera con il territorio”. Il consigliere ha concluso il suo intervento manifestando “apprezzamento”, parlando di “una sfida che tutti dobbiamo cogliere” e ricordando “il compito di controllo e monitoraggio” che spetta alla Regione.
L’assessore all’Economia, Stefano Ciuoffo è intervenuto per ricordare il lavoro – di quasi tre anni – sul Consorzio, precisando “che la Regione non è socio” ma ha assunto un ruolo di vigilanza e controllo dal ’91; “la Regione non era responsabile nelle scelte e nella gestione ordinaria”. L’efficacia delle azioni del Consorzio sul territorio, “se c’è stata”, è venuta meno con il tempo. Ciuoffo ha parlato però di un’area “importante e strategica per la Regione e per la provincia di Massa e Carrara, con la vicinanza del porto e del reticolo ferroviario”. “La Regione, pur non essendo socia, ha assunto la responsabilità di cancellare il Cda e mettere il commissario; risanare le partite correnti con erogazioni, senza niente chiedere ai soci; ha svolto ruolo di accompagnamento e sostegno alla crescita”. L’assessore ha difeso anche il rapporto con “gli enti locali, “rimasto inalterato” da parte della Regione anche nelle modifiche che si sono susseguite nella loro guida. La Regione, ha concluso, “si impegna direttamente, e non con Sviluppo Toscana. Il testo prevede già per 3 anni l’impegno finanziario di 400mila euro da parte della regione, gli altri faranno la loro parte. Si aspetta una progettualità vera dai territori”.
Capitale cultura 2021: sollecitare Governo per pubblicazione bando, sì a mozione
Sollecitare il Governo alla pubblicazione del bando per l’assegnazione del titolo di capitale della cultura 2021. Il Consiglio regionale della Toscana approva a maggioranza una mozione che impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso l’esecutivo nazionale. La mozione a firma dei consiglieri del Partito democratico Alessandra Nardini, Francesco Gazzetti, Andrea Pieroni, Antonio Mazzeo, Gianni Anselmi, Roberto Baldi, Monia Monni e di Serena Spinelli (Gruppo misto-Art.1-Mdp), impegna la Giunta regionale “ad attivarsi per quanto di sua competenza presso il Governo affinché si possa arrivare quanto prima alla pubblicazione del bando per l’assegnazione del titolo di capitale italiana della cultura per l’anno 2021, cosicché le realtà toscane interessate possano organizzarsi al fine di realizzare i progetti culturali necessari per presentare le proprie candidature”.
“Le città di Volterra e di Livorno hanno manifestato l’interesse a concorrere, ma il ritardo consistente nell’emissione del bando può compromettere un’adeguata preparazione”, spiega in Aula la prima firmataria Alessandra Nardini. “Un ritardo che è in conflitto con gli interessi dei progetti territoriali”, di amministrazioni comunali neoelette, che hanno bisogno di risposte chiare e vogliono lavorare per il bene delle loro comunità, ricorda la consigliera Nardini. “Il riconoscimento, gli investimenti conseguenti e la capacità attrattiva, della promozione territoriale e degli eventi associati sono un importante motore economico per aree ben più vaste della sola città che si aggiudica il titolo. Il governo – chiude Nardini – si dimostri all’altezza delle ambizioni della Toscana e delle nostre città”.
La consigliera Irene Galletti (Movimento 5 stelle) annuncia voto di astensione del proprio gruppo: “Provo antipatia per atti strumentali, come questo, che non rende onore al grande lavoro che è stato svolto nel corso di quest’anno da parte del Mibac. Il bando sarà redatto a breve – osserva la consigliera – o perlomeno ci sarà una risposta rapida”. Di qui il voto di astensione, “con sofferenza. Volterra e Livorno possono comunque organizzarsi, preparare i loro progetti, che saranno sicuramente validi anche negli anni successivi, sono sicura, nel caso non dovessero aggiudicarsi il bando per il 2021”.
Francesco Gazzetti (Pd) ricorda alla consigliera Galletti che “l’idea di candidare Livorno nasce dall’amministrazione comunale precedente, quella a guida del Movimento 5 stelle”, e osserva che “questa legislatura è tutta contrappuntata da atti che dimostrano una assoluta e costante attenzione alle realtà di Volterra e di Livorno. Quello che conta è il giudizio e il grado di interesse di quelle comunità su proposte che vengono portate avanti dal territorio. Per questo, mi auguro che la mozione possa trovare un’ampia e convinta approvazione in questa assemblea”.
Fusioni di Comuni: sì a mozione per garantire risorse statali
Garantire le risorse statali spettanti ai Comuni nati da processi di fusione, per superare l’attuale fase di riduzione e consentire la necessaria erogazione dei servizi e la realizzazione degli investimenti. Il Consiglio regionale approva a maggioranza una mozione “in merito al taglio, operato dal Governo, dei contributi statali spettanti ai Comuni facenti parte delle fusioni realizzate”, presentata dai consiglieri del Partito democratico Fiammetta Capirossi, Ilaria Giovannetti, Elisabetta Meucci, Lucia De Robertis, Simone Tartaro, Antonio Mazzeo, Enrico Sostegni, Alessandra Nardini, Ilaria Bugetti.
Il Consiglio impegna la Giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Governo e a sostenere le iniziative che saranno intraprese dai comuni toscani e da Anci Toscana, per riconoscere le risorse spettanti e quindi “ripristinare il principio di leale collaborazione e fiducia tra i Comuni e lo Stato”.
“In questi giorni i sindaci e Anci sono impegnati in due sit-in a Roma”, ricorda la prima firmataria Fiammetta Capirossi. “Il Governo ha lasciato gli stessi fondi sull’apposito capitolo di bilancio, circa 46milioni di euro, ma nel 2018 ci sono state ben 31 fusioni di Comuni, una sola in Toscana. Senza il necessario reintegro per una cifra di 26milioni, sarà necessario ridurre il contributo previsto per ogni Comune”. In Toscana sono state 14 le fusioni di Comuni portate a termine, ricorda ancora la consigliera. “Secondo i dati raccolti da Anci Toscana, i nuovi Comuni nati da fusione sul territorio regionale, rischierebbero di perdere complessivamente circa 4 milioni di euro di entrate previste. Saranno esposti al rischio di disavanzo, se non potranno contare su un avanzo di amministrazione. Mi auguro che l’Aula si esprima con voto unanime”.
Auspicio non raccolto dai consiglieri di opposizione. Gabriele Bianchi (Movimento 5 stelle) obietta che “il provvedimento pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 152 del 25 giugno 2019 prevede il contributo per dieci anni ai Comuni che hanno dato vita a una fusione” e chiede “il ritiro della mozione. Non siamo noi ad aver fatto caos sugli enti, a cominciare dalle province”.
Voto contrario preannuncia anche il consigliere Marco Casucci (Lega), che chiede a sua volta “almeno il rinvio della mozione”, afferma che “non ci sono obblighi nei confronti delle amministrazioni locali” e invita la maggioranza a “non farci le prediche su come debbano essere trattati gli enti locali”.
Voto favorevole da parte di Serena Spinelli (gruppo misto-Art.1-Mdp), che richiama “la certezza del rispetto dei rapporti istituzionali, non si può dire che si può cambiare idea nei rapporti fra istituzioni con effetti retroattivi”.