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Eccidio del Padule di Fucecchio, ad Anchione il ricordo delle vittime

Momenti toccanti hanno sottolineato le celebrazioni per il 75° anniversario dell’Eccidio del Padule di Fucecchio che si sono svolte ad Anchione, ai margini del Padule e che ha visto una partecipazione nutrita nei vari momenti del programma congiunto predisposto dal comune di Ponte Buggianese e dal Comitato per le Onoranze ai Martiri del Padule di Fucecchio.

Presenza e partecipazione che è iniziata si dal pomeriggio, quando è stata data corale testimonianza di un sentimento sempre diffuso attraverso la deposizione di corone di alloro ai Cippi di Capannone, Pratogrande ed Albinatico; i primi due proprio nei luoghi ove si sono svolte le tragiche vicende del 23 Agosto 1944.

Alla sera, dopo la Santa Messa officiata da Monsignor Roberto Filippini, Vescovo di Pescia, che ha rivolto un messaggio di forte umanità e di stimolo ad una profonda riflessione, vi sono stati gli interventi di commemorazione del Sindaco Nicola Tesi (il testo dell’intervento è allegato alla presente), dell’Assessore della Regione Toscana Vittorio Bugli e del Procuratore Generale della Procura di Roma Marco De Paolis.

Quest’ultimo che ha condotto le indagini per le stragi, dopo il ritrovamento dei fascicoli nel cosi detto “Armadio della Vergogna” e che è stato Pubblico Ministero nei processi che si sono celebrati, ha portato la sua personale vicinanza ai Familiari delle Vittime ed ha richiamato l’attenzione all’indifferenza ed al clima che hanno portato a perpetrare tali crimini.

Ha voluto, fra l’altro sottolineare come gli imputati poi condannati, erano persone che svolgevano normali professioni e che anche dopo essersi resi colpevoli di orrende nefandezze hanno riprese la loro vita normale dopo la guerra.

Ha concluso indicando la necessità di mantenere la vigilanza democratica affinché non si creino le condizioni per il ripetersi di quelle tragiche vicende.

L'intervento del sindaco Tesi

Buonasera,

Vi saluto e Vi ringrazio per la Vostra presenza, anche a nome del Comitato Martiri del Padule di Fucecchio.

Saluto tutte le Autorità civili, militari e religiose presenti:

- il Rappresentante della Regione Toscana Dottor Vittorio Bugli;

- il Procuratore generale della Procura Militare di Roma Dottor Marco De Paolis;

- il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri Colonnello Gianni Fedeli;

- i Colleghi Sindaci e Amministratori e i rappresentanti delle Associazioni locali e territoriali.

Saluto e ringrazio Sua Eccellenza il Vescovo di Pescia che ha Celebrato il rito religioso appena concluso e che ci ha dato un grande messaggio di umanità e di profonda riflessione.

Anzitutto voglio nuovamente testimoniare la nostra vicinanza e i nostri sentimenti di solidarietà ai Superstiti ed ai Parenti delle Vittime della strage del 23 agosto 1944.

Oggi pomeriggio abbiamo, ancora una volta, dato testimonianza di questi sentimenti quando ci siamo recati nei luoghi della nostra campagna ove si sono svolte le tragiche vicende che insanguinarono la nostra terra.

In questi giorni il Direttore de “Il Tirreno” Fabrizio Brancoli ha scritto alcune riflessioni sulla Strage di Sant’Anna di Stazzema. Faccio mie tali riflessioni perché penso che riguardino tutte le stragi.

<< I morti dell’Eccidio del Padule di Fucecchio, così come quelli di Sant’Anna e delle altre stragi perpetrate nelle terre di

Toscana e d’Italia, ci hanno chiesto di non essere dimenticati: lo hanno fatto da vivi, nei loro ultimi istanti. Hanno voluto che ricordassimo, tutti, quell’orrore. Non per farne una maledizione o per cercare una vendetta, ma per imparare una lezione e per costruire la pace.

Si rivolgevano a noi. Volevano che sapessimo chi erano, quanti anni avevano, da dove arrivavano. E così dobbiamo continuare a fare, noi e chi verrà dopo di noi, se saremo bravi a passare il testimone della tolleranza, della fratellanza e della resistenza contro chi oserà tentare di spezzare questa linea invisibile, che porta dai boschi e dai borghi dell’alta Versilia fino a qui, ai margini del Padule di Fucecchio, in queste terre di Toscana di iper connessioni e di distanze abbattute, ma anche di oblio e di scarsa memoria. >>

E’ per questo che voglio ricordare, uno per uno con i loro nomi, così come riportati nelle Memorie di Padre Primo Egidio Magrini, le Vittime innocenti, anziani, donne, bambini uccisi qui vicino a noi, con una ferocia che si fa fatica anche solo a descrivere, per mano delle truppe naziste alle quali dettero aiuto e collaborazione alcuni aderenti al Regime Fascista:

Giorno 6 luglio 1944 – in località “Fattoria”

- Spadoni Agostino,

- Pinochi Celestino,

- Quiriconi Marino,

- Lucchesini Narciso,

- Guelfi Narciso.

Giorno 17 luglio 1944 – in località “Fattoria”

- Benedetti Rigoletto.

Giorno 23 agosto 1944 – in località “Pratogrande”

- Settepassi Sandra,

- Malfatti Evandro,

- Malfatti Inghilesco,

- Pollastrini Emilia,

- Giuducci Gianfranco,

- Barsali Lina,

- Barsali Giulia,

- Bendinelli Antonio,

- Cappelli Giuseppe,

- Cecchi Domenico,

- Ferlini Giancarla,

- Pagni Guido,

- Paolettoni Maria Dina,

- Parenti Alberto,

- Quiriconi Ettore,

- Magrini Domenico,

- Magrini Guido,

- Magrini Ivo,

- Magrini Giuseppe.

Giorno 23 agosto 1944 – in località “Capannone”

- Incerpi Giuseppe,

- Arzilli Alcibiade,

- Cardelli Rocco,

- Parenti Lia,

- Cardelli Pellegrino,

- Giuntoni Roberto,

- Giuntoni Rino,

- Magnani Enrico,

- Lucchesi Agostino,

- Bendinelli Valeria.

Giorno 23 agosto 1944 – in località “Fattoria”

- Federighi Maria,

- Moschini Antonio.

Gran parte delle Vittime erano residenti a Ponte Buggianese ed altri erano sfollati e ospitati nelle case della nostra campagna, perché pensavano di essere più al sicuro: essi provenivano da Barga, da Firenze, da Grosseto, da Pieve a Nievole, da Uzzano,

da Piombino, da Montecatini Terme. Altre furono le Vittime dell’Eccidio e ne stiamo dando testimonianza nelle “Celebrazioni del 75° anniversario”, che coinvolge le Comunità di Cintolese, di Castelmartini, di Stabbia e di Massarella e si concluderà con la Manifestazione unitaria di domenica 1° settembre a Castelmartini, nel Comune di Larciano.

Quando pensiamo ai morti delle stragi nazifasciste corriamo un pericolo. È il pericolo che la memoria diventi fredda. Un evento mostruoso come questo affronta, anno dopo anno, il pericolo di venire ricordato non per le lacrime e le grida, per lo strazio e l’abominio, ma per i numeri, le coordinate geografiche e storiche, la contabilità dei morti, le rigorose formalità del ricordo ufficiale. Se diventa rito, liturgia, prassi, la memoria può finire per stemperarsi e perdere forza. L’impegno della memoria è messo a dura prova, fisiologicamente, dal tempo che scorre. Ma è aggredito anche da cose meno dovute: il pensiero cinico, l’idea di non occuparsi della storia, il concetto deviante che certe cose sono accadute e basta, che non insegnano niente.

Oggi noi tutti abbiamo il dovere di ravvivare la memoria, prima di tutto noi rappresentanti delle Istituzioni.

Rivivere la pagina dolorosa degli Eccidi e delle stragi è “memoria” di un popolo del quale si ha l’onore di far parte.

Per chi non c’era, per chi è venuto dopo, anche molto dopo, “memoria” diventa sinonimo di radici.

Le radici sono la vita; possono esaltare, possono avvilire, possono turbare, ma sono la vita di ciascuno di noi. Alle radici si deve ritornare per riprendere fede ed entusiasmo e per non ripetere errori devastanti che hanno generato sofferenze immani.

Il patrimonio della “memoria” deve essere sempre presente e guidare il nostro cammino perché senza memoria non c’è vita,

senza memoria non c’è l’uomo; la persona umana è impoverita, è annientata.

Quando pensiamo alle Vittime dell’Eccidio del Padule di Fucecchio, ai condannati a morte per la libertà e ai Caduti perché la nostra libertà risorgesse dobbiamo sentire quanto quella realtà dolorosa e luminosa sia la nostra memoria, la nostra ricchezza, il nostro impegno; come sia parte della nostra vita.

Anche oggi bambini, donne e uomini vengono uccisi, trucidati; massacri avvengono in tante parti del mondo; tragedie che generano migrazioni di intere popolazioni che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla fame.

Questo richiede anche il nostro impegno nello sviluppare in noi il senso dell’accoglienza e della tolleranza, senza dimenticare i valori fondanti della nostra democrazia affinché il seme della violenza, dell’odio, dell’egoismo, dell’intolleranza e del razzismo non si diffonda e non prevalga.

Oggi deve prevalere la nostra umanità !

Oggi è ricorrente ripetere che “il Fascismo ha fatto tante cose buone; che è stato un evento storico degno di lode”.

NO – non è così !

Il Fascismo, così come il nazismo, è stata la negazione della libertà !

Sommo delitto che ha generato mille conseguenze deleterie, odio e violenza, in ultimo la guerra e le stragi, solo per speranza folle di dominio.

Turbare la storia per adeguarla a esigenze diverse è grave, come è grave turbare, alterare e cancellare la verità.

Solo nel rispetto della verità vi è la democrazia e la pace.

Anche la dittatura fa parte del nostro patrimonio, della nostra memoria, che consegna alle nostre coscienze un monito che mai può essere cancellato; la dittatura è stata l’acquiescenza dei più e il servilismo dei molti.

Il clima di intolleranza, di indifferenza verso il dolore degli altri e il revisionismo storico è un forte pericolo per la nostra libertà e per la nostra democrazia.

Noi non dobbiamo abbassare la guardia; dobbiamo riaffermare i Valori fondanti della convivenza civile, tutto il nostro agire deve contribuire ad isolare i nostalgici di un periodo drammatico di violenza e di morte. Dobbiamo combattere tutti coloro che fanno dell’intolleranza una bandiera e un vanto.

Dobbiamo essere vigili solo per essere noi stessi, uomini liberi che amano la libertà e la pace.

Fonte: Ufficio Stampa

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