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Coronavirus, la foto dell'infermiera toscana che ha fatto il giro del web

È già appurato, quasi scontato, che il coronavirus lascerà il segno. Sulle nostre abitudini lo ha fatto già dalla giornata di ieri, sull'economia purtroppo quasi tutte le imprese se ne stanno accorgendo. Ma c'è un segno strettamente fisico, che sta a significare lo sforzo di chi è in prima linea per affrontare questa emergenza sanitaria. Il segno delle mascherine negli operatori sanitari dopo ore e ore di lavoro, a seguito di giorni senza sosta in ospedale.

Ha fatto il giro dei social una foto scattata su Instagram da Alessia Bonari, infermiera di origini grossetane, 23 anni. Alessia è in Lombardia, nel cuore dell'emergenza coronavirus, a fare il proprio dovere. E dunque sul famoso social network l'ultimo scatto è molto diverso dai momenti felici in giro per l'Italia durante vacanze o brevi soggiorni. La foto la ritrae con vistosi arrossamenti sul volto, a causa di una mascherina indispensabile per lavorare ma comunque scomoda e irritante.

Nelle sue parole ammette di avere paura in questi giorni: "Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono nel tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato".

Lavorare nelle condizioni degli operatori sanitari, in Italia, nel 2020, durante questa allerta, non è la cosa più facile del mondo. Ce lo spiega proprio Alessia: "Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro".

Infine un monito per quelli a cui viene chiesto delle semplici cose: stare a casa il più possibile e non mettere a rischio la salute altrui: "Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile. Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare. Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore".

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