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Nonna con febbre dopo contatto con positivo, il nonno muore per Covid-19. La famiglia: "Tamponi dopo un mese"

coronavirus toscana

La nonna con la febbre dopo aver incontrato un parente positivo al Covid-19, sintomi febbrili che passavano da membro a membro della famiglia, poi il nonno ucciso proprio dal Coronavirus, e i primi tamponi arrivati solo un mese dopo. È l'odissea sanitaria di una famiglia di Castelfiorentino che ha dovuto affrontare un mese terribile di allarmi inascoltati e richieste di tamponi ignorate.

A raccontarlo è un membro del nucleo familiare, composta da sei persone che abitano sotto lo stesso tetto: la nonna, il nonno, padre, madre e due figlie. La storia inizia il 15 marzo quando la nonna accusa i primi sintomi febbrili: "Non eravamo preoccupati in quel momento - ha spiegato a gonews.it la nipote -  Aveva avuto per qualche giorno una lieve febbre a 37, abbiamo chiamato il dottore e ci ha detto che i sintomi non erano compatibili con il Covid-19 soprattutto in mancanza di sintomi respiratori. Ci disse si trattava di un virus intestinale".

I timori sono però diventati più forti quando il 20 marzo si è scoperto che la cognata e la sorella della nonna erano entrambe positive e l'avevano incontrata il sabato 7 marzo. "Abbiamo saputo della positività e poco dopo si sono ammalati anche il nonno e mio padre - spiega ancora la nipote - e abbiamo capito che non si trattava solo di una febbre e di un virus intestinale. Abbiamo contattato da sabato 21 tutti gli enti possibili usando tutti i mezzi messi a disposizione dalla autorità sanitarie dal 118, al numero verde dedicato, alla guardia medica. Nonna era ormai una settimana con febbre e vomito, poi un uomo di 85 anni e uno di 56 con la febbre alta da giorni. Nessuno però ci ha preso in considerazione"

"Dopo che la zia è stata ricoverata a Empoli - continua - l'Asl ci ha contattati, ma ci hanno ritenuti non idonei a fare i tamponi perché non avevamo sintomi gravi e compatibili. Abbiamo cercato di ottenere qualcosa tramite i medici di famiglia, ma anche loro non erano a corrente di quel che potevano fare. Nessuno sa chi deve far cosa: ci hanno detto di chiamare l'Asl, questa ci diceva di chiamare il medico"

Dopo tre settimane, e tre malati da giorni, la situazione precipita: "Il 25 marzo il nonno, 85 anni, ha iniziato a star molto male ed è stato necessario il ricovero al San Giuseppe. Da quel giorno siamo stati invitati alla quarantena, ma senza ancora essere ritenuti idonei per i tamponi. Nonno è morto il 7 aprile. L'8 aprile e l'Asl ci ha detto potevamo uscire senza alcun problema. A quel punto tramite un altro medico che finalmente ha preso in considerazione il nostro caso, ho richiesto e ottenuto che fossimo inseriti nella lista dei tamponi (i risultati non sono ancora giunti, ndr)".

La direttiva sanitaria al 20 marzo stabiliva che il tampone si poteva richiedere se "nei 14 giorni precedenti" si aveva avuto un "contatto stretto" con un soggetto positivo, il tampone veniva richiesto dal medico di famiglia in presenza di sintomi compatibili, con invito alla quarantena. La nonna, però, non sarebbe stata ritenuta idonea al tampone, forse perché il contatto avuto con i soggetti positivi non è stato considerato "stretto" o perché non presentava sintomi compatibili; bisogna comunque ricordare che dagli studi effettuati il 5% dei casi positivi può avere solo sintomi gastrointestinali.

Interpellata sulla vicenda l'Asl Toscana Centro ha dichiarato quanto segue: "L'azienda sanitaria ha prontamente preso in carico la situazione che riguarda un intero nucleo familiare residente a Castelfiorentino. Sono state attivate le adeguate misure, già dalla conferma del caso di positività, ricoverato in ospedale e in seguito deceduto. E' stata fin da subito avviata l'indagine epidemiologica per individuare i contatti stretti legati al caso confermato. Sono stati posti in quarantena a domicilio con relativa sorveglianza attiva dall'igiene pubblica territoriale e monitoraggio da parte del medico di famiglia. Nel momento in cui sono emersi sintomi sospetti in alcuni soggetti in quarantena, il medico di famiglia ha prontamente richiesto i tamponi ed ha mantenuto con loro un costante contatto telefonico. La tempistica per l'esecuzione dei tamponi ha subito qualche variazione dovuta alla messa in atto di successive nuove procedure finalizzate alla gestione sempre più complessa di questa emergenza sanitaria"

 

 

Fonte: A cura di Giovanni Mennillo

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