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Inchiesta Estar in Consiglio regionale: il dibattito in aula

Oggi, mercoledì 17 giugno 2020, l'inchiesta Estar è arrivata sui banchi del Consiglio regionale. L'azione volta al reperimento di mascherine chirurgiche ha prodotto i seguenti commenti in aula, arrivando a toccare la distribuzione delle mascherine da parte della Regione Toscana.

Alberti e Montemagni (Lega): “Buttati 50 milioni di euro per propaganda di Rossi”

“Tutta la vicenda mascherine ‘made in Tuscany’ si è trasformata in un grande caos e una operazione simpatia di Rossi – dicono Elisa Montemagni, Capogruppo Lega in Consiglio regionale, e Jacopo Alberti, consigliere regionale della Lega – adesso che son venute fuori le magagne, il Governatore non ha avuto nemmeno  il coraggio di venire a spiegarci in aula come è stato possibile buttare 50 milioni di euro per delle mascherine che non sono validate ancora dall’Istituto superiore di Sanità. Quelle mascherine distribuite gratis che erano il vanto di Rossi, sono state distribuite ai medici e successivamente ai cittadini senza certificazioni, milioni di mascherine inefficaci, pagate con i soldi dei toscani. Non ci crediamo che le mascherine ‘balorde’ sono andate solo alla Protezione Civile, e guarda caso a Estar sono andate quelle fatte bene”.

“Abbiamo chiesto le dimissioni di Rossi, tanto un  mese più o meno ormai non fa differenza, però forse possiamo risparmiare qualche milione di euro che fino a ora abbiamo speso per questa operazione simpatia. Abbiamo chiesto la sospensione degli indagati, perché chi ci dice che domani, con un possibile nuovo innalzamento del contagio, non sia di nuovo messo in mano a queste persone l’approvvigionamento di mascherine? Lo stesso per chi è coinvolto nella truffa dei ventilatori. Sapevamo che ci avrebbero votato contro, ma dovevamo farlo, per tutti i cittadini toscani che in questi mesi non hanno mai smesso di segnalarci i loro dubbi e sospetti sulle mascherine distribuite gratis, e per loro noi oggi ci abbiamo messo la faccia e non smetteremo di chiedere la verità su questi sprechi di denaro pubblico. La Regione, Rossi e Estar non possono continuare a trincerarsi dietro all’emergenza – concludono i due esponenti del Carroccio – perché ‘affidamento in somma urgenza’ non vuol dire ‘affidamento senza controllo’. E in queste settimane è emerso chiaramente che il controllo non c’è stato”.

Il dibattito di Jacopo Alberti (Lega), Marco Stella (Forza Italia), Paolo Marcheschi (FdI) e Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra)

"La Regione deve prendere provvedimenti contro i dirigenti Estar e il presidente Rossi deve dimettersi subito perché la Regione non ha applicato i controlli dovuti verso le aziende produttrici". Lo ha chiesto il portavoce dell'opposizione, Jacopo Alberti (Lega), al termine del suo intervento sulla comunicazione della Giunta in merito alla fornitura di mascherine da parte della Regione durante l'emergenza Covid-19. Alberti, rivolgendosi alla vicepresidente della Giunta, Monica Barni, ha sottolineato che "oggi, anziché lei, avrebbe dovute fare la comunicazione il presidente Rossi, perché sua è stata l'idea di far produrre e distribuire le mascherine di tessuto non tessuto". Mascherine che, ha ricordato, non avevano la validazione dell'Istituto superiore della sanità (Iss) e la cui produzione "è stata affidata a cinque aziende, una delle quali ha subappaltato ad altre 28 ditte, di cui abbiamo faticato a conoscere i nomi". Secondo Alberti, "noi pensiamo che a differenza di quanto detto, queste mascherine siano state distribuite non solo alla Protezione civile, ma anche ai cittadini" e inoltre "mancano le documentazioni di certificazione che sarebbe stata richiesta all'Università di Firenze".

Anche Marco Stella (Forza Italia) si è lamentato dell'assenza di Rossi in aula, "cui invece spettava di relazionare all'aula sul suo grande spot elettorale sulle mascherine gratuite per tutti". Stella ha aggiunto che la comunicazione non è stata convincente: "Bastava leggere il comunicato di Estar per avere le risposte che oggi ci sono state date". Ha definito la vicenda "anomala" e ha contestato che "come afferma Estar, quelle distribuite siano le migliorii mascherine disponibili in quel momento".
Riguardo alla certificazione, Stella ha spiegato che "le mascherine sono state messe in distribuzione da fine febbraio, ma la certificazione dell'Università di Firenze è arrivata solo il 4 marzo". Inoltre, ha criticato la tipologia di analisi effettuata, perché i risultati non sarebbero credibili. "Non mi convincono né i dati né i numeri - ha affermato - e l'unico dato vero è che in questa operazione i cittadini toscani hanno pagato, con le loro tasse, 40 milioni di euro per avere delle mascherine non certificate e che forse sono state comprate all'estero. Ma dove?" Stella ha
anche contestato la distribuzione gratuita a tutti: "Chi poteva pagare, avrebbe dovuto pagarle". Ha concluso definendo Estar "inaffidabile" e promettendo: "Noi andremo avanti in questa battaglia".

Paolo Marcheschi (FdI) ha esordito dicendo di "aver cercato di ottenere gli atti ufficiali, ma di aver faticato a reperire i documenti, e comunque non tutti mi sono stati forniti". Marcheschi ha aggiunto: "Estar ha agito nel segno dell'urgenza e, come per i ventilatori, si è battuto la strada sbagliata e si è giunti alla fornitura di 20 milioni di mascherine non certificate, che in parte sono andate anche ai medici che, infatti hanno fatto un esposto contro Rossi per epidemia colposa". Sul dato della certificazione, ha spiegato che l'Università di Firenze "ha messo nero su
bianco che la sua relazione non ha valore certificante" e "la Pontelab ha pubblicato sul suo sito un comunicato con cui prende le distanze a proposito della certificazione". Marcheschi ha aggiunto che "Estar ha affidato i lavori a cinque aziende, ma non si sa con quale metodologia e quando ho chiesto gli atti, ho solo avuto informazioni verbali ma non ho ricevuto i documenti. Agire in deroga non vuol dire non rispettare le regole di economicità, correttezza, garanzia della concorrenza e trasparenza. Sono ricorso alla Corte dei Conti per avere atti e mi rivolgerò anche alla Procura". Rispetto alle condizioni igieniche di uno dei laboratori, ha detto: "Sulle mascherine passavano i topi, eppure le abbiamo distribuite ai cittadini, mettendo a rischio la loro salute". Ha concluso dicendo che si è "trattato solo di uno spot elettorale e di un fallimento politico. Ve la vedrete con la magistratura".

"Io punterei il dito sullo sfruttamento del lavoro", ha esordito Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra), "perché parlare di mascherine ha poco senso, visto che, se indossate, proteggono gli altri e non chi le porta. Proteggono anche noi solo se tutti le portiamo". Al limite, ha aggiunto, "rispetto ai tessuti usati siamo di fronte a una truffa". Il punto vero, ha sottolineato "è che dalle perquisizioni della Guardia di Finanza è emerso lo sfruttamento del lavoro, la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, la frode e la truffa ai danni dello Stato". Soprattutto era drammatica la situazione in cui operavano i lavoratori". Riguardo a come Estar ha agito, infine, ha detto: "Bastava aver fatto un sopralluogo ai capannoni. È bene che la Regione si dichiari parte civile, ma Estar, dopo anche la vicenda dei ventilatori polmonari, va riformata necessariamente e il Consiglio regionale deve essere aggiornato sull'indagine".

Stella (Fi): "Grave che governatore e assessore Sanità non siano stati in aula"

"Dispiace sinceramente vedere che il governatore Enrico Rossi non abbia trovato neppure 30 minuti per presentarsi in Aula e riferire sulla posizione della Regione Toscana in merito all'inchiesta della GdF di Prato sulle mascherine, e che neppure l'Assessore alla Sanità si sia fatta vedere, mandando in rappresentanza la vicepresidente della Giunta Monica Barni. Vorremmo sapere per quale motivo Rossi sia scappato dal confronto su una vicenda così grave. Le spiegazioni della Giunta sono comunque insufficienti e non rispondono ai nostri quesiti". Lo ha detto in aula il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia).
"Per il tramite di Estar – richiama Stella – la Regione Toscana ha investito oltre 3 milioni di soldi pubblici per mascherine inutili a livello di protezione individuale e prodotte da un gruppo irregolare. L'emergenza non giustifica che si siano stipulati contratti milionari con il distretto parallelo del tessile cinese, quello stesso che le istituzioni hanno il dovere di contrastare. Per di più questa vicenda fa il paio con quella relativa ai 7 milioni di euro spesi sempre da Estar per 250 ventilatori polmonari mai arrivati. Tutto a spese dei cittadini toscani".
"Noi vorremmo sapere dal presidente Rossi - chiede Stella - chi ha scelto le aziende produttrici, come è stato assegnato l’appalto, quante mascherine sono state ordinate alle aziende oggetto dell'indagine e quante ne hanno effettivamente prodotte. Ma anche a che prezzo sono state acquistate e dove sono state distribuite. Sono tutti interrogativi che necessitano di risposte urgenti. I toscani vogliono sapere come sono stati spesi i loro soldi, e perché sono finiti ad aziende cinesi con lavoratori in nero, che hanno realizzato dispositivi non a norma".

Barni (vicepresidente della Giunta regionale): "Le mascherine non sono quelle prodotte per Estar"

“Quelle di cui si parla nelle intercettazioni non sono le mascherine prodotte per Estar. Le date e i prodotti non corrispondono. Gli stralci delle intercettazioni presumibilmente si riferiscono alla commessa per la Protezione civile nazionale”. È quanto dichiara la vicepresidente della Giunta Monica Barni nel corso della comunicazione sulla fornitura dei dispositivi di protezione individuale parte della Regione.
Nella ricostruzione fatta da Barni, in Toscana all'inizio del periodo di emergenza sanitaria (a partire dall'ultima settimana di febbraio), Estar e le Aziende sanitarie “hanno dovuto affrontare l'assoluta mancanza di dispositivi medici e di protezione da destinare agli operatori a causa delle mancate consegne da parte dei fornitori abituali. Estar ha quindi attivato forniture locali di mascherine a tre strati bianche denominate Toscana 1 che nulla hanno a che vedere con quelle citate negli articoli di stampa. Il loro potere di filtraggio è stato infatti testato dall'Università di chimica di Firenze”.
“Le mascherine prodotte – continua la vicepresidente - sono state fornite alle Aziende sanitarie nel periodo da fine febbraio alla prima settimana di aprile, in mancanza o a integrazione delle ordinarie mascherine chirurgiche. Nelle sale operatorie sono state fornite le poche quantità di mascherine reperite sul mercato, le migliori disponibili in quel momento”. “Dopo la
prima settimana di aprile, a seguito anche della ripresa delle forniture ordinarie e dei primi arrivi da parte del commissario per l'emergenza, le mascherine sono state interamente destinate ai cittadini in maniera gratuita. Per queste cosiddette protettive, non ci sono particolari norme di attestazione o certificazione essendo ammessa dall'istituto superiore di sanità anche l'autoproduzione casalinga e attestato comunque che tutte avevano superato il test dell'università”, spiega ancora la vicepresidente. Sull'inchiesta in corso e citando anche la Guardia di Finanza di Parto, Barni conferma che “Estar è parte lesa. Si stanno ponendo in essere azioni di tutela. La centrale ha inoltre prestato piena collaborazione agli inquirenti, fornendo documentazione e rimanendo a disposizione”.

Marchetti (Fi): "Non torna nulla"

«Il torto giudiziario non spetta a noi, ma quello politico è lampante. L’emergenza non giustifica che Estar abbia fatto saltare ogni minima procedura, gestendo gli approvvigionamenti in maniera quanto meno improvvisata e confusa. Dalle consegne al materiale non certificato, qui non torna nulla. E solo la scorsa seduta eravamo a parlare dell’inchiesta sui ventilatori polmonari mai arrivati. Ogni giorno lavoro per gli inquirenti? Così non può andare»: lo afferma il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti a seguito della comunicazione con cui la giunta regionale - per bocca della vicepresidente Monica Barni - ha espresso la propria posizione sul caso delle mascherine finite sotto sequestro, e sotto
inchiesta, nell’ambito di un’operazione della guardia di finanza coordinata dalla procura di Prato.
«Le situazioni non tornano, tra consegne e materiale non certificato. Si dimostra ancora una volta l’improvvisazione con cui Estar manovra le proprie azioni siano esse concorsi – enumera Marchetti – acquisizione di farmaci, e ultimamente in emergenza covid ventilatori e adesso mascherine. Le indagini ci diranno chi ha torto a livello giuridico, ma qui oggi a noi interessa la
responsabilità politica. Dove è necessario fare luce, significa che c’èdell’ombra. La sostanza oggi è che le mascherine Made in Tuscany di cui il governatore Rossi e la sua giunta, ma addirittura anche il suo partito, si sono tutti fatti belli alla fine della fiera non erano la miglior soluzione che si poteva individuare. E mi limito a questo». «Tirando le somme – conclude Marchetti – nelle ultime settimane ogni giorno c’è lavoro per gli inquirenti. Questo credo attesti una gestione improvvisata e confusa che non può essere giustificata con l’emergenza. La
fase emergenziale ha concesso procedure semplificate, ma pur sempre procedure che non andavano saltate a piedi pari».

Prosegue il dibattito in aula: Pecori (Gruppo Misto), Quartini (M5S), Montemagni (Lega), Bambagioni (Pd), Marras (Pd), Spinelli (Gruppo Misto), Casucci (Lega)

“All'interno del documento di valutazione di rischio previsto per legge dal 2008 si cita anche la casistica chimica e biologica. Questa ultima non è stato presa in considerazione da parte di tutte le Aziende, prova ne sono i mille operatori sanitari colpiti dal Covid”. È quanto dichiara Monica Pecori (Gruppo Misto) nel corso del dibattito seguito alla comunicazione
della vicepresidente della Regione, Monica Barni.

Da Andrea Quartini (Movimento 5 stelle) arriva la richiesta di “autosospensione di Estar almeno fino al termine dell'inchiesta”. “Sono certo che la centrale acquisti abbia agito in un contesto di grande difficoltà, ma è venuta meno alle più elementari norme di verifica e controllo. La superficialità è chiara. Ieri si parlava di ventilatori, oggi di mascherine. Non si tratta di muovere accuse per ragioni di propaganda ma di arrivare alla verità” chiarisce.

“È evidente che sono mancati e mancano i controlli. Nascondersi dietro l'emergenza non è sufficiente. Le verifiche andavano fatte immediatamente, come nel caso dei ventilatori polmonari. Occorre verificare se queste mascherine  garantiscono protezione o sono prodotte in contesti igienici molto precari”. È quanto dichiara la capogruppo della Lega Elisa Montemagni.
“I cittadini chiedono chiarezza e onestà. Qualcuno si assuma la responsabilità. Probabilmente dovremo mettere un freno all'attività di Estar”.

“È stata fatta una scelta in quel momento necessaria. Rossi si è assunto una responsabilità. Alle opposizioni, e a chi estremizza tutto, chiedo cosa avrebbero fatto in quel momento estremamente difficile”, dichiara Paolo Bambagioni (Pd). “Rivendico la scelta della Regione di fornire mascherine ma non si può pensare che siano tutte frutto di laboratori invasi da topi”.

“Se davvero c'è stato un tentativo di truffa in cui il danneggiato prevalente è la Protezione civile nazionale, siamo di fronte a feccia che va combattuta in modo esemplare. In emergenza si agisce e si sistema perché non c'è il tempo di fare le cose in maniera ordinaria”, dichiara Leonardo Marras capogruppo Pd. L'operazione mascherine, a detta del capogruppo, “è un servizio pubblico accessibile a tutti”. “Un mese fa si inseriva in un contesto nel quale a famiglia era prevedibile una spesa di 200 euro al mese. Ha significato garantire una gestione di ripresa ordinata. Ad oggi sono state consegnate quasi 64milioni di mascherine, non c'è altra comunità in Italia che abbia avuto questa capacità” afferma.

Serena Spinelli (Gruppo Misto) parla di un "crinale" di fronte alla scelta di  “assumere decisioni in emergenza" e "al controllo". "Ho sempre il timore di dove finisce uno e inizia l'altro. Capisco che spiegare e far comprendere non sia facile ma non diciamo che le mascherine non servono, spieghiamo bene che non sono dispositivi di protezione individuale ma collettiva. Nella nostra polemica politica non facciamo confusione” è quanto dichiara.

“Qualcuno ha sbagliato anche politicamente, qualcuno non ha controllato”, afferma Marco Casucci (Lega). “La politica deve evitare atteggiamenti e impostazioni totalizzanti. Estar non funziona, condivido l'appello alla sospensione. Questo è proprio il piano dove dobbiamo muoverci mantenendo toni responsabili”, conclude.

Al termine del dibattito, l'aula ha respinto una serie di atti collegati: un ordine del giorno presentato da Tommaso Fattori e Paolo Sarti del gruppo Sì-Toscana a sinistra, una proposta di risoluzione a firma Jacopo Alberti e Elisa Montemagni della Lega e una mozione del gruppo M5S a firma di Giacomo Giannarelli. Alberti, presentando la proposta di risoluzione ha sottolineato che la richiesta è quella di "chiedere alla Giunta provvedimenti nei confronti dei dirigenti di Estar e a Rossi di valutare di fare un passo indietro".

Il commento di Bruno Tommassini, Presidente CNA Federmoda Toscana

Dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio circa la messa in commercio delle mascherine ad un prezzo imposto al consumo che non poteva superare i cinquanta centesimi, CNA ha subito paventato il pericolo di una massiccia importazione di prodotti dalla Cina o da altri Paesi dove diritti del lavoro, rispetto dell’ambiente, etica e responsabilità sociale sono considerati un disturbo allo sviluppo economico.

Fin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, CNA Federmoda Toscana ha ritenuto encomiabile che molte aziende della moda avevano deciso organizzarsi e di alimentare la filiera toscana delle mascherine. È stato così che numerose imprese si sono impegnate nella produzione delle mascherine tipo “Toscana 1” che potevano essere realizzate e commercializzate ad uso della collettività. Nel contempo molte aziende si sono spinte oltre nella ricerca ed utilizzo di materiali lavabili e nel confezionamento di mascherine riciclabili. Si tratta di un prodotto non solo di qualità, ma che garantisce anche la legalità della filiera.

L’amara considerazione, alla luce delle cronache emerse in questi giorni a proposito di dispositivi di protezione individuale fuori legge, è che ancora una volta, è necessario avere piena contezza del costo del lavoro in Italia: il prezzo delle mascherine fissato a cinquanta centesimi non può rispecchiare i costi legati alla produzione con metodi tradizionali di mascherine in linea con le regole del lavoro vigenti nel nostro paese.

Infatti l’imposizione ad un prodotto “sartoriale” di un prezzo calcolato sulla base di un processo interamente automatizzato rappresenta un ulteriore schiaffo alle imprese toscane che nel rispetto delle normative hanno cercato di dare un contributo alla popolazione mettendo a disposizione conoscenze e competenze e facendo lavorare persone che in questo modo non gravano sulla spesa per gli ammortizzatori sociali.

La battaglia a sostegno del Made in Italy deve fondarsi su scelte responsabili come ad esempio quella di ritenere certe offerte irricevibili, perché esistono dei parametri al di sotto dei quali, in assenza di percorsi produttivi molto tecnologici, si sacrifica inevitabilmente la qualità del lavoro e l'individuo o non si rispettano le regole fiscali e contributive. È giunto il momento di decidere qual'è il futuro che vogliamo: lasciare tutto come prima del lockdown oppure legare le scelte politico-economiche ad una vera sostenibilità economica. Non bisogna inventarci niente di nuovo: basta rileggere e applicare il Titolo Terzo della Costituzione e determinare per ogni categoria i parametri oggettivi di riferimento su cui valutare la congruità economica e sociale delle commesse sia pubbliche che private, e ispirarsi a decisioni a favore delle produzioni locali.

CNA Federmoda Toscana è disponibile a sedersi intorno ad un tavolo per confrontarsi su queste proposte e soprattutto definire le strategie per renderle operative.

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