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Morte sul lavoro a Vinci, le reazioni di sconcerto

Paolo Aglietti (gonews.it)

Nella mattinata di ieri, 17 dicembre, una persona di 49 anni ha perso la vita in un infortunio sul lavoro con esito mortale.
Muzaffar è uscito di casa, a Reggio Emilia, per andare a lavorare ed è morto in Ospedale ad Empoli dopo un grave incidente mentre lavorava all’interno di una azienda agricola a Spicchio.

Non era dipendente dell’azienda agricola, ma sembra che stesse imbottigliando e caricando vino sopra un camion; non sappiamo ancora se fosse dipendente di una cooperativa emiliana, oppure di qualche ditta in appalto.

Le indagini sono ancora in corso al fine di chiarire la dinamica dell’incidente e la regolarità del rapporto di lavoro e auspichiamo che riescano rapidamente a chiarire l’accaduto e la situazione. L’unica cosa su cui abbiamo certezza è che, un altro lavoratore, un volto, una persona con progetti, preoccupazioni e speranze, è uscito per andare a lavorare e non farà più ritorno a casa. Alla famiglia vanno le nostre condoglianze e siamo a loro disposizione.

In questo momento economico si corrono grandi rischi: che da una parte le persone siano costrette ad accettare qualsiasi lavoro sotto qualsiasi condizione e che, dall’altra, alcune aziende, più o meno in difficoltà, scarichino costi lungo la filiera di appalti e sub appalti spesso con grave sfruttamento del lavoro.

E’ indispensabile garantire in forma estesa e costante la vigilanza delle Istituzioni pubbliche preposte ai controlli.
E’ di ieri la notizia positiva che è stato rifinanziato e rinnovato su tutto il territorio di Firenze, Prato, Pistoia il Protocollo “Lavoro Sicuro” tra la Regione Toscana, la Asl Toscana Centro e le tre Procure.

E’ un atto positivo e la Cgil Empolese Valdelsa chiede che i controlli a tappeto si estendano anche in questo territorio anche a garanzia delle tante aziende sane.

Risulta indispensabile progettare e costruire sui territori tra Istituzioni Locali, Regione Toscana, Procure e forze dell’ordine, Terzo Settore e forze sociali relazioni e soprattutto un sistema organico di azioni che possano offrire sostegno alle vittime di sfruttamento lavorativo definendo meccanismi di accoglienza ed offrendo chanches di reinserimento lavorativo.

Nell’Empolese Valdelsa poche settimane fa, in modo spontaneo ed artigianale, con il sostegno del Comune, del Terzo settore siamo riusciti a dare accoglienza a quattro lavoratori vittime di grave sfruttamento lavorativo. Questa esperienza va strutturata in modo più organico al fine di definire un modello utile per tutto il territorio.

Paolo Aglietti, coordinatore Cgil Empolese Valdelsa

Quello che sconcerta è il silenzio quasi unanime - salvo sporadiche eccezioni di circostanza - delle istituzioni, che di fronte alla tragedia insopportabile di una morte sul lavoro non hanno speso nemmeno una parola.

Forse perché l’uomo non era un figlio di questa comunità. Forse perché era un semplice operaio. O magari perché è difficile spiegare come ancora oggi si possa morire mentre si svolge il proprio lavoro. Già, perché non si spiega come sul lavoro si continui a morire con questa frequenza, con numeri così impressionanti. Numeri da emergenza, da strage. Quasi mille lo scorso anno, più di ottocento nei primi otto mesi del 2020. Per non parlare degli incidenti, oltre 320mila da gennaio ad agosto di quest’anno.

Come si fa? Come è possibile che questi numeri continuino a crescere? Forse perché la sicurezza - e lo stiamo vedendo bene, benissimo con la pandemia da Covid-19 - viene sempre dopo il profitto. Magari perché i contratti, quando ci sono, sono sempre più precari e i salari sempre più miseri. E si lavora sempre più velocemente, a cottimo, senza protezioni per poter ottenere quello di cui si necessita per vivere. Perché bisogna essere produttivi prima ancora che sicuri. E più c’è crisi più a rimetterci sono coloro che lavorano, in termini economici, sociali e purtroppo anche di vite perse.

Ecco, vorremmo poter dire che questa nuova tragedia potrà essere servita a qualcosa. Che smuoverà le coscienze e spingerà a rivendicare e ottenere più diritti, più tutele, più sicurezza sul lavoro. Non ce lo aspettiamo da chi rimane in silenzio di fronte ad un’ingiustizia come questa, non ce lo aspettiamo da chi sul peggioramento delle condizioni di lavoro guadagna. Ma siamo pronti a lottare con chi, come noi, vuole estirpare le radici di una strage continua che niente ha a che vedere con la fatalità.

Poterealpopolo Empolesevaldelsa

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