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Valigie con resti, riesame: 36enne poteva uccidere ancora

Il carcere di Sollicciano

La 36enne Elona Kalesha, arrestata per il duplice omicidio dei coniugi Shpetim e Tauta Pasho, avrebbe agito "con fredda determinazione e poi depistò le indagini". Avrebbe inoltre attuato una condotta "sintomatica di una spiccata pericolosità sociale", e per questo c'è il "concreto e attuale pericoloso che possa reiterare delitti contro la vita e l'incolumità personale".

I giudici del tribunale del riesame di Firenze, lo scrivono nell'ordinanza con la quale hanno rigettato il ricorso presentato dai legali della donna, gli avvocati Federico Febbo e Antonio D'Orzi, contro l'applicazione della custodia cautelare in carcere.

La pericolosità sociale della donna, sostengono ancora i giudici, "si evince anche dai precedenti penali risultanti a suo carico". "Ad ogni favorevole occasione - sottolineano poi i giudici - la Kalesha ha depistato da subito le indagini sulla scomparsa" dei due coniugi, genitori dell'ex fidanzato Taulant Pasho. Il riesame ha anche ritenuto che sussista il "grave pericolo" di fuga della donna, che ha conservato "forti legami di amicizia e di parentela" nel suo paese di origine. Per questi motivi, "la misura cautelare della custodia in carcere è l'unica idonea".

L'inchiesta vede indagati anche Denis Kalesha, fratello minore di Elona e l'ex fidanzato Taulant Pasho.

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