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Piste da sci aperte a marzo o stagione finita in Toscana?

Piste da sci aperte

Impianti sciistici chiusi in Toscana, in zona arancione dal 14 febbraio, e in tutta Italia, con il provvedimento firmato dal ministro della Salute Roberto Speranza "che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del Dpcm 14 gennaio 2021". Per i gestori degli impianti sciistici toscani il quarto rinvio avrà un pesante impatto sull'economia della montagna, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale.

Piste da sci aperte, ormai un miraggio: stagione finita?

Il Presidente del Consorzio Multipass Abetone, Giovanni Guarnieri, non è ottimista sulla possibilità di un inverno tanto lungo da poter avere una stagione sciistica che vada oltre la fine di febbraio.

"All'Abetone nel 2020 siamo stati fermi, con la caduta di 4-5 metri di neve abbiamo aperto e, andando al 5 di marzo, forse dopo il grande freddo potrebbe venire il caldo. Una settimana prima dell'apertura si farà un'assemblea degli impianti per valutare la situazione". I danni sono notevolissimi, e i Decreti Ristori sembrano non bastare, perché la montagna pistoiese, nei fatti, sta facendo i conti con due anni senza fatturato.

"I lavoratori assunti per l'apertura della zona gialla sono tutti in cassa integrazione- prosegue il presidente del Consorzio Multipass Abetone Guarnieri-. Prima che venisse annunciato il passaggio della Toscana in zona arancione sono stati fatti investimenti per battere tutte le piste sull'Abetone. Tutto l'indotto è fermo". Sulla scia di decreti governativi e ordinanze ministeriali, la montagna è stata sul punto di riaprire per ben quattro volte. "È la quarta volta che ci prepariamo per aprire e si sta chiusi. Siamo attoniti. Centinaia di migliaia di persone sono ferme in tutta Italia. Gli impiantisti hanno assunto e messo in sicurezza le piste. Servono certezze".

Anche Rolando Galli, presidente Anef Toscana, associazione degli imprenditori funiviari aderente a Confindustria, è pessimista sulla possibilità di un colpo di coda della stagione sciistica.

"La stagione è compromessa in maniera irreparabile. A livello tecnico potremmo sperare in una coda di stagione a fini promozionali, per dare un segno che la montagna è viva. Ma dal punto di vista dei conti la stagione è finita".

La chiusura dell'Appennino per due anni ha seriamente danneggiato gli impianti e l'indotto. "Siamo stati chiusi due anni, a inizio stagione 2019-2020 abbiamo fatto ricorso all'innevamento artificiale". Quando la neve ha imbiancato l'appennino nel febbraio 2020, l'Italia ha fatto i conti con quelli che sembravano essere i primi casi di coronavirus da covid-19 nel nostro Paese. "Il 22 febbraio è stato chiuso il turismo scolastico, fondamentale per gli impianti sciistici dell'Abetone, poi l'8 marzo è arrivata la chiusura totale. Con il lockdown si è chiusa la stagione in maniera ampiamente deficitaria. La stagione 2020-'21 non è mai iniziata. Ci troviamo di fronte al doppio problema problema economico e pandemico.

Quattro promesse di riapertura e quattro rinvii: "Abbiamo iniziato con la normale attività di preparazione che si fa a cavallo tra ottobre e novembre per riaprire a dicembre, cosa che non è mai avvenuta. Dai primi giorni di gennaio abbiamo fatto assunzioni per le straordinarie nevicate e per la riapertura prevista il 7 gennaio, rinviata al 18 gennaio, e abbiamo ricevuto un nuovo rinvio al 15 febbraio". A questo punto la Toscana è entrata in zona arancione e, subito dopo, è arrivata la decisione del ministro della Salute, Roberto Speranza, di rinviare l'apertura degli impianti sciistici al 5 marzo.

A quanto ammontano le perdite?

I costi sostenuti dagli impianti per le riaperture sono stati ingenti. "Per 4 volte è stata fatta la preparazione del comprensorio che comprende centinaia di ettari di piste. per la preparazione, che non può essere fatta in un giorno e richiede impiego di persone e mezzi, si può stimare un investimento di capitali da 100mila euro per ciascuna volta. La situazione è al collasso- prosegue Rolando Galli, presidente Anef Toscana. Questa mattina Galli insieme ad altri imprenditori della montagna pistoiese ha incontrato i consiglieri regionali Niccolai e Fratoni. "I consiglieri si impegnano affinché la montagna non chiuda, ma le necessità sono moltissime perché sono coinvolti albergatori, ristoratori e attività commerciali".

Costi e ristori, cosa fare?

"I costi incomprimibili attorno a un'attività sciistica sono circa del 70% del fatturato, per il solo comparto impiantistico la perdita è intorno ai 10 milioni di euro, per ogni euro speso, 8-10 ricadono sull'indotto, per cui si stima che  l'indotto avrà perso intorno agli 80 milioni di euro solo sulla montagna pistoiese, mentre in Toscana, con l'Amiata si superano i 100 milioni di euro".

Grande attesa per il decreto Ristori 5, la cui bozza prevede indennizzi per circa 32 miliardi di euro. Il Governo chiederà la fiducia alle Camere mercoledì 17 febbraio, e con ogni probabilità il primo provvedimento sarà proprio il Decreto Ristori 5.

"I fondi servono in tempi brevissimi - sottolinea ancora Galli -. In condizioni normali, per fare l'esempio di Società Abetone Funivia, si impiegano 70 dipendenti, mentre oggi sono circa 20. È triste non poter supportare tante famiglie in questo momento. Questa crisi rischia di spopolare il territorio, in montagna se non funziona il turismo invernale si resta fermi".

Marco Niccolai, Presidente della Commissione Aree Interne, si è rivolto all'assessore regionale Leonardo Marras di convocare un 'tavolo neve' già istituito in Regione, per "concertare un'azione forte ad ogni livello affinché il settore degli sport invernali, che rappresenta molto dal punto di vista turistico e occupazionale per i territori montani, non abbia un colpo mortale a causa degli effetti della pandemia". Niccolai ha iniziato oggi, 15 febbraio, una serie di incontri con gli operatori delle stazioni sciistiche della Toscana, settore duramente colpito dalle restrizioni dovute all’emergenza Covid. La prima tappa questa mattina agli impianti dell'Ovovia dell’Abetone. All’incontro era presente anche la consigliera regionale Pd Federica Fratoni.

 

Chiarastella Foschini

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