Disney Store chiudono in Italia, a Firenze 15 lavoratori a rischio
Disney Store, punti vendita in chiusura. L'Assemblea unitaria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, è andata nella direzione dell'attivazione immediata di un tavolo istituzionale con i ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro e l'avvio del confronto con la direzione societaria di Disney Store, per conoscere i dettagli della procedura di liquidazione del marchio avviata nei giorni scorsi. I sindacati hanno inoltre deciso l'attivazione dello stato di agitazione e la proclamazione di 4 ore di sciopero a livello territoriale, con sit in di protesta davanti ai punti vendita e ulteriori 4 ore di sciopero a livello nazionale.
La nota di Filcams Cgil Firenze: "Ci sarà una mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori e la Filcams Cgil sarà al loro fianco"
"Disney abbandona l'Italia e abbandona Firenze. Una doccia fredda arrivata venerdì quando l'azienda comunica la messa in liquidazione dell'azienda che - tradotto - significa abbandonare al proprio destino 240 lavoratori" afferma in una nota Francesca Battistini, Filcams Cgil Firenze.
Disney Store in Toscana si trova a Firenze e per i 15 dipendenti del punto vendita, situato in pieno centro cittadino in via dei Calzaiuoli, il posto di lavoro è a rischio.
"Questo il mondo fatato, questo il mondo di grandi e piccini fatto di gioco, fantasia, sogni e balocchi... L'azienda sceglie, decide che si abbandona il canale fisico e decide che solo il canale virtuale è quello su cui vale la pena di investire, e poco importa se a pagare il prezzo di questa scelta sono donne e uomini a cui fino a ieri veniva raccontato un sogno, un team al servizio di grandi e piccini. Grave e inaccettabile che si proceda in questa direzione".
"Alla proclamazione dello stato di agitazione - prosegue Battistini - seguirà la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori e la Filcams Cgil sarà al loro fianco. Coinvolgeremo le istituzioni locali, la cittadinanza perché si sostenga con tutti i mezzi la battaglia di donne e uomini ai quali ad oggi non è data alcuna prospettiva. La battaglia contro questa ennesima prova di indifferenza da parte di aziende multinazionali nei confronti delle persone, della loro carne viva inizia qui".