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Allarme medici di famiglia a Montopoli, futuro incerto per oltre duemila pazienti

Da gennaio Montopoli avrà due medici di medicina generale in meno: arriverà un solo sostituto. La preoccupazione del Comune: "Reclamiamo con i cittadini un servizio di prossimità che possa definirsi tale"

Giovanni Capecchi e Linda Vanni, sindaco e vicesindaca di Montopoli in Val d'Arno (foto gonews.it)

Dall’inizio del 2022 a Montopoli ci saranno due medici di medicina generale in meno, e il futuro risulta incerto per oltre 2mila persone. È l'allarme che ha lanciato questo pomeriggio il Comune di Montopoli, alla presenza dei due medici che per due diversi motivi ad anno nuovo lasceranno il posto, Luciano Caciagli e Francesco Peyronel. Il primo avendo maturato gli anni di lavoro, è prossimo alla pensione dopo aver servito per oltre 40 anni il territorio Montopolese. Il secondo è invece un giovane medico, in forze a Casteldelbosco dal febbraio scorso a tempo determinato, che ha dovuto dimettersi proprio per proseguire la formazione in medicina generale, che prevede un corso obbligatorio.

"Sono preoccupato – ha detto il sindaco Giovanni Capecchi – della situazione che si è venuta a creare. Ad anno nuovo mancheranno due medici sul territorio con il rischio che oltre 2 mila persone rimangano senza assistenza medica. Ci hanno promesso che il dottor Caciagli sarà sostituito, ma gli altri pazienti? Probabilmente saranno ridistribuiti tra gli altri medici, portando a 1800 pazienti chi oggi ne segue già 1500, proprio in un momento storico in cui i medici di famiglia si trovano a dover somministrare i vaccini anti influenzali, anti Covid e a dover assistere la popolazione più anziana. Invito la Asl Centro a venire direttamente a informare i pazienti delle loro decisioni. Noi siamo con i cittadini che reclamano un servizio di prossimità che sia degno di definirsi tale".

Francesco Peyronel (foto gonews.it)

Come spiegato dallo stesso dottor Peyronel in conferenza stampa, il corso che è tenuto a seguire ha una durata di tre anni ed è "l’unica possibilità in Italia per fare il medico di medicina generale. Non esiste neanche nessuna specializzazione affine o equipollente, neanche uno sconto della durata per aver già conseguito mansioni parte dello stesso percorso". E poiché il corso è obbligatorio e comporta 100 ore al mese di tirocini e lezioni didattiche da frequentare a queste condizioni "è ovvio che non posso aprire l’ambulatorio ai miei pazienti, diventa impensabile. Questo è il motivo principale per cui ho dovuto dare le dimissioni" aggiunge Peyronel. "Io sarei rimasto a lavorare qui perché mi sono trovato bene, ma dovendo garantire ai pazienti un servizio, mi sembrava scorretto nei loro confronti. È opportuno che le istituzioni prendano decisioni nell’accelerare il percorso formativo dei medici di medicina generale, o mancheranno sempre sul territorio".

Il medico, 31 anni e laureato già da sei, ha inoltre spiegato che ad aggravare la situazione c’è anche una delibera del 5 febbraio 2020, dell’Asl Toscana Centro, che "limita la possibilità di scelta dei pazienti". Il dottore il 15 febbraio scorso ha acquisito gli 800 pazienti di Casteldelbosco, "da allora non ho potuto prenderne altri, il mio numero poteva solo decrescere. È una delibera che va anche contro il nostro codice deontologico di medici - conclude - che parla di libertà di scelta del medico curante da parte dei pazienti. Una libertà che si scontra con il limite imposto per i medici a tempo determinato".

Luciano Caciagli (foto gonews.it)

Concorde con queste difficoltà anche un’altra generazione di medici, quella del dottor Caciagli prossimo alla pensione, che negli ultimi due anni di lavoro si è dedicato come tutto il settore all’emergenza Covid, prima con i tamponi poi con i vaccini. "C’è una carenza importante da parte di chi programma il servizio sanitario - dichiara il dottor Caciagli - e si è creato questo divario tra i medici uscenti e quelli che devono entrare al lavoro dopo gli studi. La pandemia ha aggravato ulteriormente la situazione". Per entrambe le posizioni c’è preoccupazione da parte dell’amministrazione comunale di un ricambio tempestivo per le cure dei cittadini, oltre che ad una nuova organizzazione del sistema. Da quanto emerso, dal primo gennaio dovrebbe esserci un nuovo medico, a tempo determinato, al posto del dottor Caciagli almeno fino a che non sarà indetto il nuovo concorso. La sostituzione dell’altro caso, ancora resta un mistero che preoccupa l’amministrazione.

"È un atto di denuncia molto forte quello che facciamo oggi - afferma la vicesindaca Linda Vanni - alcuni pazienti di Casteldelbosco resteranno senza medico di base, nell’altro caso i pazienti avranno un sostituto a tempo determinato. La frazione ha indetto una petizione popolare sulla delibera del 5 febbraio 2020, sono state raccolte circa 500 firme e inviate al direttore generale della Asl Toscana Centro Paolo Morello Marchese, all'assessore regionale alla sanità Simone Bezzini e al sindaco. Sono firme che noi abbiamo sostenuto - afferma ancora Vanni - il tema non è solo quello del medico di base ma anche quello di rivedere tra le strategie aziendali quelle disposizioni che non prevedono di aggiungere nuovi pazienti per i dottori a tempo determinato, andando di fatto a ledere il diritto alla libertà di scelta dei cittadini".

Svariati i contatti cercati dall'amministrazione guidata da Capecchi con l'Asl e la Regione. Adesso, Capecchi afferma: "Invito l'Asl Centro a informare i cittadini delle decisioni da loro prese, di cui noi non siamo certamente soddisfatti". Resta un altro nodo infine da sciogliere, ovvero che la medesima situazione del dottor Peyronel si ripeterà col nuovo medico che andrà a sostituire Caciagli. Essendo nuovamente a tempo determinato, la delibera non potrà fargli acquisire altri pazienti da quelli prestabiliti, magari gli stessi 800 che rischiano di non essere coperti dal medico di base. "La nostra è una richiesta di aiuto alla Asl - concludono dal Municipio di Montopoli - questa non è una situazione isolata ma diffusa nel Cuoio. Montopoli non è l'unico comune ad avere questo problema".

Margherita Cecchin

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