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Costa Concordia, dieci anni dopo prosegue il ripristino dei fondali del Giglio

A distanza di dieci anni dal naufragio continua il monitoraggio per il restauro ambientale a cura di Arpat e Ispra

Il prossimo 13 gennaio ricorre il decennale del naufragio della nave da crociera Costa Concordia, davanti all’Isola del Giglio. L’impatto provocò uno squarcio di 70 metri nello scafo che causò il parziale affondamento della nave e la morte di 32 persone.

A distanza di dieci anni prosegue il monitoraggio ambientale di parte pubblica, con oneri integralmente a carico di Costa Crociere, avviato immediatamente dopo il naufragio e svolto, secondo l’accordo tra Regione Toscana, ARPAT e ISPRA, sia per il controllo e monitoraggio sia per la verifica delle attività di ripristino dei fondali dell’area del Giglio interessata dall’incidente.

Dopo la conclusione delle attività di ripristino ambientale del tratto di fondale interessato dal naufragio della nave Concordia (fase WP9), che ha riguardato la rimozione delle opere di cantiere e i residui delle operazioni di rigalleggiamento del relitto (es. sedimenti cementizi, valve di mitili, rifiuti solidi), ha avuto inizio l’ultima fase progettuale che consiste nel recupero ambientale delle biocenosi di fondale danneggiate dall’incidente (fase WP 10).

Un nuovo accordo è stato così formalizzato lo scorso 6 agosto 2021 tra Regione Toscana, ISPRA, ARPAT e Costa crociere s.p.a. e prevede il compimento della fase conclusiva (working packages - WP10) del Piano di Restauro Ambientale e di Monitoraggio a Lungo Termine per il ripristino e il restauro ambientale dei fondali danneggiati, attività che ARPAT e ISPRA hanno avviato fin dal marzo 2019. L’Accordo ha una durata di cinque anni: le attività di monitoraggio e controllo a cura di ARPAT e ISPRA proseguiranno fino al 29 febbraio 2024 e comunque fino alla conclusione della fase WP10, che potrà ritenersi terminata solo in seguito all’ottenimento di parere positivo da parte dell’Osservatorio di monitoraggio Concordia, previsto dall’art. 2 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4023 del 15 maggio 2012.

In particolare, il recupero ambientale prevede azioni di reimpianto di esemplari della fanerogama marina Posidonia oceanica e di organismi appartenenti alla biocenosi del coralligeno. Tali operazioni sono condotte dal Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed ecologia applicata (CIBM), individuato da Costa Crociere quale referente tecnico-scientifico del “Piano di recupero ambientale e di monitoraggio a lungo termine” (approvato dall’Osservatorio ambientale il 16 ottobre 2018) mentre ARPAT e ISPRA sono le Istituzioni scientifiche pubbliche incaricate di effettuare il controllo e il monitoraggio ambientale delle attività svolte nel corso della fase WP10.

Gli obiettivi di ARPAT e ISPRA, nell’ambito del proprio "Piano di controllo e monitoraggio", concordato con l’Osservatorio, sono finalizzate alla valutazione dello stato ambientale dei fondali e si sostanziano nelle seguenti azioni:

a) valutare, nel lungo periodo, le dinamiche di recupero naturale delle biocenosi danneggiate dal naufragio della nave Costa Concordia e dal cantiere di rimozione.
Le conoscenze sullo stato ambientale dei fondali acquisite in questa ultima fase (fase WP10) saranno elaborate e comparate con i risultati delle precedenti fasi di monitoraggio (fase WP9), al fine di comprendere la naturale evoluzione della situazione ambientale. Sarà così possibile confrontare il recupero ambientale dei tratti di fondale danneggiati, sia in termini di nuova copertura che di dinamica di popolazione attraverso monitoraggi specifici sull’habitat coralligeno e sulla Posidonia oceanica.

b) verificare l’efficacia delle attività degli interventi di reimpianto svolte da CIBM per conto di Costa Crociere, previste nel “Piano di recupero ambientale e di monitoraggio a lungo termine”.
L’efficacia degli interventi di reimpianto di Posidonia oceanica e di componenti del coralligeno verrà valutata congiuntamente con il personale CIBM attraverso misure in campo e incontri tecnici allo scopo di affinare procedure e metodologie adottate.

Le attività di controllo e monitoraggio prevedono specifiche immersioni di squadre di operatori scientifici subacquei di ARPAT e ISPRA. Per valutare lo stato di qualità dei popolamenti del coralligeno, di Posidonia oceanica e degli habitat rocciosi in relazione alla potenziale presenza di specie macroalgali aliene, si prevedono controlli sia sui popolamenti impattati all’interno dei cantiere (impatto del relitto, cantiere di rimozione del relitto, cantiere di ripristino dei fondali) sia sui popolamenti naturali all’esterno del cantiere (siti di controllo). Per tutte le matrici si utilizzano indici specifici per valutare il loro stato, così da verificare alla conclusione della fase WP10 l’efficacia delle attività di reimpianto.

Le principali attività da svolgere saranno così articolate:

Controllo e monitoraggio dell’efficacia degli interventi di recupero ambientale: reimpianto di Posidonia oceanica e di specie del coralligeno.
Il monitoraggio delle azioni di trapianto delle talee di Posidonia oceanica sarà effettuato inizialmente attraverso osservazioni qualitative, con stime di ricoprimento e valutazione dei sistemi di ancoraggio delle talee al fondale (matte morta), e con tecniche semi-quantitative (conta fasci foliari, misure sulle foglie, densità talee, etc.), nelle fasi successive.

Monitoraggio delle praterie naturali di Posidonia oceanica, all’esterno del cantiere, limitrofe alle aree di intervento; monitoraggio della potenziale presenza di specie aliene macroalgali, sia nelle zone di impatto che di controllo. Il monitoraggio dei popolamenti naturali del coralligeno, verranno effettuati con cadenza annuale sia nelle zone di impatto all’interno del cantiere che esterne (siti di controllo), per valutare l’efficacia delle azioni di trapianto delle specie del coralligeno. A titolo di esempio, uno dei tre siti di controllo, Punta Lazzaretto, pur essendo in prossimità del sito di impatto, presenta un popolamento a coralligeno particolarmente ricco e caratteristico e molto simile a quello originario di Punta Gabbianara, che ha subito il maggior danno poiché direttamente interessato dall’impatto fisico con la Costa Concordia.

ARPAT e ISPRA elaboreranno rapporti tecnici delle attività di indagine sul campo, delle riunioni di coordinamento e confronto con CIBM ed un rapporto annuale delle attività svolte; tale documentazione sarà trasmessa all’Osservatorio di monitoraggio e prevederà l’elaborazione di rapporti tecnici che potranno essere di supporto alle decisioni che di volta in volta dovranno essere prese.

Fonte: Arpat

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