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Diego Zucca, un livornese a Mosca: "I russi continuano ad amare l'Italia"

Diego Zucca con la sua famiglia

Intervista a Diego Zucca, scrittore 43enne che vive in Russia da 14 anni: "La difficoltà maggiore è l'incertezza della situazione. Nessuno sa cosa succederà domani"

Diego Zucca, la vita di un livornese a Mosca: "I russi continuano ad amare l'Italia"

Dall’Italia con amore. Non è la versione nostrana di un film con uno 007 italico, ma la scelta di vita compiuta da Diego Zucca, 43enne di Livorno che da quattordici anni vive a Mosca. Un grande salto che Diego è orgoglioso di aver fatto. "Certo, l'Italia mi manca, questo è naturale per ogni persona che vive all'estero. La famiglia in primis, soprattutto questi ultimi anni, prima con la pandemia, poi con queste sanzioni mi è stato e mi è difficile andare a Livorno. Poi mancano le piccole cose che fanno le grandi differenze: la colazione al bar, il chiacchiericcio delle persone che non si fanno gli affari loro, le grida del mercato ortofrutticolo, il mare".

A spingere il livornese nella terra degli Zar è stata la forza 'che move il sole e l'altre stelle', l’amore. Una scelta di cuore, quindi, ma che ha avuto risvolti positivi anche dal punto di vista lavorativo, visto che se in Italia Diego ha sperimentato molto il precariato, passando da un’occupazione all'altro, in Russia è riuscito a dedicarsi con profitto alla sua vera passione: la scrittura.

"Non ero mai stato in Russia – racconta – se non nel 2007, un anno prima del mio trasferimento, per conoscere la famiglia della mia futura moglie. Non conoscevo nessun altro, ma sono stato accolto da questo Paese veramente bene. Dopo quattordici anni posso dire che il trasferimento è definitivo, ma torno sempre volentieri in Italia in vacanza dai miei, quando posso. Due anni fa ho pubblicato un thriller in italiano (Spirali di follia, ed. Arpeggio Libero), poi ho scritto una sceneggiatura in russo di un cortometraggio tratto da un mio racconto e presto uscirà il film. Inoltre, insegno la lingua italiana. Non lavoro nel settore in cui lavoravo in Italia, ma lavoro nel settore che sognavo quando ero in Italia. Direi che il cambiamento è stato radicale, sia come lavoro che come luogo".

Le circostanze della guerra tra Russia e Ucraina non sembrano aver influito sui rapporti di amicizia che Diego ha instaurato con i 'locali'. "Dopo l'inizio del conflitto il rapporto verso di me non è assolutamente cambiato. I russi continuano ad amare e apprezzare l'Italia. Per questo non ho mai avuto preoccupazioni o ripensamenti in questo senso. Perché qui nulla è cambiato nei rapporti tra le persone. I russi con cui sono entrato in contatto mi hanno sempre apprezzato, instaurando un rapporto che molto spesso dal lavoro è sfociato in amicizia. Ho un gruppo con cui ogni tanto gioco a calcetto. In palestra - in cui tra l'altro ho conosciuto un conterraneo toscano di Montecatini - tutti vogliono scambiare due chiacchiere nello spogliatoio. Poi, credo dipenda molto dal mio carattere ciarliero – al limite del logorroico – e socievole che incoraggia la gente a parlare".

Neppure la quotidianità dello scrittore livornese e dei moscoviti in generale pare aver subito eccessivi contraccolpi generati dalle sanzioni internazionali e dalla situazione geopolitica. "Il comportamento delle persone non è assolutamente cambiato, nei negozi si trova praticamente tutto, benché alcuni marchi abbiano deciso di lasciare il mercato russo. La difficoltà maggiore è forse l'incertezza della situazione. Nessuno sa cosa succederà domani, né in Russia, né in Europa o in America, per esempio".

Insomma, forse 'del doman non c'è certezza', ma Diego ha bene in mente quale sarà il prossimo impegno. "Penso di scrivere un altro libro e un'altra sceneggiatura. Vediamo come andrà. A parer mio Italia e Russia devono collaborare a livello commerciale perché sono molto vicine e godono di un rapporto stima e affetto molto forte".

Giovanni Gaeta

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