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Emergenza pediatri, il progetto Pronti bimbi merita il plauso di Anaao

(Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/orzalaga-77630/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=6497498">Julio César Velásquez Mejía</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=6497498">Pixabay</a>)

L’istituzione della pediatria di famiglia, esperienza indubbiamente positiva, ha contribuito a generare la diffusa (ed errata) convinzione che i bambini possano essere visitati solo da medici specialisti in pediatria.

Soprattutto nei ponti festivi e nei fine settimana, gli unici pediatri disponibili si trovano in ospedale e purtroppo tutti i genitori sono consapevoli di quanto possa essere difficoltoso, per affollamento e attese, un ingresso in ospedale. Per chi può permetterselo e in alternativa al servizio in ospedale, una visita a prezzi calmierati può tamponare una situazione che non necessita strettamente di accesso in Pronto Soccorso ma che potrebbe essere trattata tranquillamente sul territorio.

È arcinoto che gli ultradecennali tagli alla sanità ed una serie di riforme non del tutto appropriate, hanno portato ad una situazione di crisi profonda e diffusa del sistema sanitario a livello nazionale che, per essere affrontata, avrebbe necessità di risorse economiche fresche e di una visione molto più ampia di quella offerta attualmente dalla politica.

In Italia abbiamo il più alto numero di pediatri in Europa, ma purtroppo non sono sufficienti a coprire le due linee - ospedale e territorio - che a suo tempo furono lodevolmente previste. Un’esperienza che ci vede unici al mondo, molto bella ma che allo stato attuale mette in difficoltà sia l’assistenza sul territorio che quella in ospedale. In tutto questo le famiglie devono ricorrere a percorsi alternativi come quello proposto dalla Croce Viola che va a tamponare una carenza che non dovrebbe esistere, ma qualcosa di non ottimale è meglio che il nulla.

Molto diverso è il discorso per quanto riguarda le esperienze che offrono presidi permanenti di prevenzione e su questo bisogna essere estremamente chiari: senza se e senza ma l’igiene dei luoghi di lavoro, la sicurezza della filiera alimentare, la prevenzione, le cure ed i follow up in campo oncologico, in un sistema sanitario che i decisori politici regionali professano voler mantenere pubblico, non possono e non devono essere surrogati in toto dal privato, pena la messa in discussione dei fondamenti del modello di sanità attuato in Toscana e vantato – in passato purtroppo - come esempio virtuoso, in contrapposizione alle esperienze messe in atto in altre regioni, soprattutto del nord Italia.

Fonte: Anaoo Toscana

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