Accorpamenti scolastici, la Toscana si oppone al governo. Ricorso alla Consulta
Norme lesive delle competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica ex commi 3 e 6 dell’articolo 117 della Costituzione, nonché dei principi di cui agli articoli 5, 118 primo e secondo comma, e 120 della Carta, ovvero leale collaborazione e sussidiarietà, mancato rispetto delle procedure di coordinamento Stato-Regioni in materia di scuola e delle disposizioni che regolano l’esercizio del potere sostitutivo.
Sono queste le ragioni attorno alle quali la giunta della Toscana ha dato mandato all’Avvocatura regionale, con una delibera approvata ieri, di ricorrere davanti alla Corte costituzionale contro la nuova disciplina di riorganizzazione della rete scolastica contenuta nell’ultima legge di bilancio (legge 197 del 29 dicembre 2022, “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”). Nel dettaglio si tratta dell’art. 1, comma 557 della legge, che inserisce i commi 5 quater, quinquies e sexies dopo il comma 5 ter dell’art.19 del Dl n. 98/2011, convertito in legge 111/2011. A illustrare questa mattina i motivi alla base del ricorso alla Consulta, sono stati il presidente Eugenio Giani e l’assessora all’istruzione Alessandra Nardini, durante una conferenza stampa a a Palazzo Strozzi Sacrati. Le norme in questione individuano i parametri correttivi per determinare e ripartire i contingenti dei dirigenti scolastici, prevedendo una riduzione degli organici da parte dello Stato in modo unilaterale, che costringerà ad accorpare numerosi istituti senza la possibilità di alcun intervento regionale. Si stabilisce infatti che lo Stato potrà esercitare il potere sostitutivo di determinare la distribuzione tra Regioni dell’organico nel caso di mancato accordo entro il 31 maggio in conferenza unificata. I criteri che il Ministero dell’Istruzione e del Merito adotterà per definire i contingenti non sono stati ancora esplicitati chiaramente, ma sulla base di elaborazioni comunicate dal Ministero si evince che il numero di dirigenti scolastici che verrà assegnato alla Toscana non sarà sufficiente a coprire le attuali dirigenze attive sul territorio regionale.“Stimiamo un taglio di dirigenti in 40 unità”, afferma il presidente Eugenio Giani, spiegando che “l’accorpamento di istituti pregiudica la stessa capacità di svolgere un servizio scolastico adeguato soprattutto nelle aree della Toscana diffusa, mettendo a rischio funzionalità ed efficienza. “Con il ricorso – osserva il presidente dopo aver sottolineato come la decisione è il risultato di una profonda valutazione collettiva della giunta - vogliamo dire che la scuola pubblica non può essere penalizzata, ridimensionata, e considerata oggetto di tagli in un momento in cui invece abbiamo bisogno di offrire più qualità e qualità di servizio scolastico proprio nelle aree più interne, più disagiate, in cui abbiamo il rischio di spopolamento”.
econdo Giani, “Il governo deve mettere soldi sulla scuola. Se c’è bisogno di risorse per poter consentire di lasciare quantomeno inalterati il numero di dirigenti e l’autonomia delle singole scuola allora queste sono una proprietà”. “Sulla legge di bilancio c’erano 35 miliardi, e allora, - chiede il presidente - perché le maggiori insufficienze le abbiamo viste proprio su scuola e sanità? Nella sanità sono stati indirizzati due miliardi, nella scuola ancora meno, e il risultato è questo”.“Con il presidente Giani – dice l’assessora Nardini - abbiamo dichiarato fin da subito la nostra contrarietà verso questa scelta del Governo che penalizza la scuola, la quale invece di vedere forti investimenti, come sarebbe necessario e doveroso, è oggetto di tagli. “La questione – osserva Nardini – preoccupa sia per le implicazioni sulla qualità della didattica che sui livelli occupazionali, quindi bene hanno fatto i sindacati a far sentire la loro voce. Proprio nei giorni scorsi ho promosso un incontro con le categorie di Cgil, Cisl e Uil Toscana che seguono la scuola, Anci e Upi Toscana in rappresentanza di Comuni e Province".
“Insieme ad altre colleghe e colleghi assessori regionali - conclude - ci siamo sempre, in ogni sede, dagli incontri con il Ministero alla Commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni, dichiarati contrari a questa scelta e ci siamo attivati con i nostri Presidenti per promuovere il ricorso. Ha già seguito questa strada la Campania e sono intenzionati a farlo anche Puglia ed Emilia Romagna. Mi auguro che, al netto del colore politico, anche altre Regioni seguano questa strada a tutela del proprio sistema scolastico. Con questa norma si tagliano autonomie scolastiche e si scarica sulle Regioni la responsabilità di questa scelta. Non è certo questa la flessibilità che volevamo per tutelare alcune situazioni particolari, così alle Regioni non resta che decidere dove tagliare. La scuola dovrebbe essere al centro dell'attenzione delle istituzioni a tutti i livelli, a maggior ragione dopo questi anni così difficili".Fonte: Regione Toscana