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Giornate Fai Primavera 2023, i gioielli da riscoprire in Toscana

Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 si rinnova l’appuntamento con le “Giornate FAI di Primavera”, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Anche in questa 31ª edizione, la manifestazione di punta del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari della Fondazione, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it).

Tra le numerose aperture previste in TOSCANA in occasione delle Giornata FAI di Primavera 2023:

FIRENZE

Fondazione Roberto Longhi
Ingresso su prenotazione e riservato agli Iscritti FAI
L'edificio della potente famiglia Alberti, situato alle pendici della collina di Santa Margherita a Montici, fu a lungo proprietà del Monastero di Santa Brigida al Paradiso, dagli stessi Alberti fondato alla fine del Trecento. A seguito della soppressione del monastero il complesso passò in mano a privati che nel corso dell'Ottocento ampliarono a più riprese la residenza, nel 1939 acquistata dallo storico dell'arte Roberto Longhi, che qui visse fino alla morte (1970) con la sua compagna, la scrittrice Anna Banti. La stessa si prodigò perché il luogo diventasse sede di una Fondazione a lui intitolata, che ancora oggi tutela e valorizza l'eredità di Roberto Longhi e di Anna Banti. Si tratta in particolare di un lascito intellettuale, composto da una biblioteca di circa 25.000 volumi, una fototeca di circa 60.000 immagini e un’estesa raccolta di opere d'arte. Quest'ultima - che annovera numerosi capolavori, tra cui il Ragazzo morso da un ramarro del Caravaggio, il Cristo morto trasportato al sepolcro di Battistello Caracciolo e dipinti di Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Guido Reni - spazia dalle tavole del Trecento toscano e padano ad alcune delle più rappresentative tele dei pittori lombardi e genovesi attivi tra la fine del Cinquecento e il Seicento, passando per un significativo nucleo di opere che documenta la grande corrente del Naturalismo seicentesco. In occasione delle Giornate FAI, si visiteranno la biblioteca e lo studio di Roberto Longhi e vari ambienti privati che hanno mantenuto inalterati gli arredi, la collocazione delle opere d’arte e gli oggetti della vita quotidiana.

Villa Schifanoia – Sede EUI – European University Institute
Questo scorcio della collina fiesolana venne definito per la sua bellezza Schifanoia, dall'espressione “schivare la noia”. Circondata da un rigoglioso giardino all'italiana disposto su tre livelli, la Villa, sviluppata su due piani, è stata acquistata nel 1986 dallo Stato Italiano per permetterne l'utilizzo da parte dell'Istituto Universitario Europeo (EUI), di cui è tuttora una delle sedi. In origine semplice edificio rurale, alla metà del Quattrocento la famiglia Cresci lo trasformò in una sontuosa residenza di campagna. Nel 1927 fu acquistata dal ricco avvocato, finanziere e diplomatico Myron Taylor, a cui si deve il restauro interno dell'edificio e l'attuale disposizione dei giardini; in seguito la donò a Papa Pio XII e venne affidata alle Suore Domenicane di Sinsisawa. La villa conserva ancora l'impianto originario quattrocentesco; alla seconda metà del XIX secolo risalgono invece le strutture adiacenti e la suggestiva Cappella di San Tommaso, testimonianza del revival neo-medievale del periodo. Gli ambienti interni presentano decorazioni ed elementi artistici risalenti a diverse epoche e stili, risultato degli interventi di risistemazione voluti da Taylor. La visita riguarderà i giardini formali, la cappella e l'interno, dove si accederà ad ambienti non fruibili al pubblico, tra cui il salone principale e l’ex biblioteca che ospita un magnifico soffitto ligneo cinquecentesco di manifattura spagnola. Nel 1966 Villa Schifanoia ospitò il set del celebre film di Ettore Scola “L' Arcidiavolo”, con Vittorio Gassmann.

Palazzo della Banca d’Italia
Il Palazzo venne realizzato per ospitare la direzione generale della Banca Nazionale del Regno d’Italia negli anni tra il 1865 e il 1869 - periodo in cui Firenze fu capitale - seguendo il progetto dell’architetto napoletano Antonio Cipolla che si ispirò all’architettura rinascimentale cinquecentesca secondo i dettami dell’epoca, trasmettendo al contempo decoro e rappresentatività. Nel 1871 la capitale fu trasferita a Roma e il palazzo fiorentino divenne una delle sedi periferiche della Banca. Un intervento di radicale ristrutturazione della parte centrale del complesso fu attuato tra il 1969 e il 1974 da Giuseppe Giorgio Gori, Carlo Chiappi e Rino Vernuccio. All’interno, nel grande androne, venne collocata la statua in marmo di Camillo Benso conte di Cavour di Augusto Rivalta e fu realizzato il monumentale scalone ellittico, il cui soffitto, sovrastato da una cupola vetrata, venne decorato da Girolamo Magnani, famoso scenografo di gran parte delle opere di Giuseppe Verdi. Al piano terreno si trova anche la biblioteca, intestata nel 2002 a Carlo Bombrini, Direttore Generale della Banca d’Italia nel periodo di Firenze Capitale, con una sala ottagonale dal soffitto affrescato a motivi floreali da Gaetano Lodi. La visita in occasione delle Giornate FAI permetterà di ammirare il grande atrio caratterizzato da un imponente soffitto ligneo a cassettoni in stile neorinascimentale, lo scalone e, ai due piani superiori, le decorazioni di Girolamo Magnani e Luigi Busi e vari ambienti, tra cui l'Ufficio del Direttore della sede, la Sala del Consiglio di reggenza e il Salone delle Assemblee.

SIENA

Accademia Musicale Chigiana
Ingresso su prenotazione
Posto nel cuore di Siena, il Palazzo Chigi Saracini è uno dei più antichi del centro storico. Sede di una raccolta d'arte tra le più importanti della città, accoglie da circa un secolo l'Accademia Musicale Chigiana, voluta dal conte Guido Chigi Saracini, grande mecenate della musica e delle arti. Ancora oggi, in estate, l'Accademia Chigiana ospita allievi da tutto il mondo, che arrivano a Siena per perfezionarsi nella pratica dei propri strumenti con i maggiori maestri a livello internazionale. Il palazzo, già presente nel XIII secolo, apparteneva alla famiglia Marescotti, una delle più potenti nella Siena ghibellina. Successivamente i proprietari furono i Piccolomini del Mandolo e infine i Saracini, che contribuirono in maniera sostanziale alle collezioni d'arte presenti all'interno degli ambienti. Galgano Saracini infatti, alla fine del Settecento, acquistò sul mercato antiquario opere di grandissimo pregio di artisti come Sassetta, Beccafumi, Sodoma e molti altri. I salotti del palazzo presentano, oltre ai preziosi dipinti, anche collezioni di maioliche, sculture, oggetti curiosi e fotografie di artisti che si sono esibiti nei concerti organizzati dal conte Guido Chigi Saracini nei teatri e nell'imponente salone dei concerti realizzato da Arturo Viligiardi nel 1932. Qui gli affreschi, del medesimo artista, rimandano alla storia antica del palazzo e alla musica che da un secolo risuona in questi ambienti. In occasione dei 100 anni della stagione concertistica Micat In Vertice, sarà eccezionalmente visitabile Palazzo Chigi Saracini e saranno aperti al pubblico spazi privati come la cappella e la biblioteca, con un ciclo ottocentesco di dipinti dedicato a Dante, luoghi di grande fascino che ospitano opere d'arte di pregio e un patrimonio librario e archivistico di eccezionale interesse. Nella tradizione dell'Accademia Chigiana, non mancherà un momento musicale a cura della Direzione artistica dell'Accademia stessa.

LIVORNO

Cimitero comunale "La Cigna" detto "I Lupi"
Il cimitero sorge in una zona che, all'epoca della realizzazione, era distante dalla città, in località Santo Stefano ai Lupi, lungo le sponde del torrente Cigna. La sua costruzione risale al periodo dell’occupazione francese, quando fu ordinato di realizzare un nuovo spazio cimiteriale distante dalla città stessa, in ottemperanza all'editto di Saint-Cloud (1804) emanato da Napoleone. Il nuovo cimitero fu progettato dall'architetto livornese Riccardo Calocchieri, che fu sostituito da Gaspero Pampaloni e da Stefano Diletti, quindi concluso e benedetto nel 1822. Oggi il complesso cimiteriale occupa una superficie di 110.000 m² e ospita 190.000 salme. Nell'asse centrale è presente un viale alberato che congiunge la chiesa del cimitero ai colonnati perimetrali, all'interno dei quali sono ospitate pregevoli opere marmoree. Lungo il viale sorgono numerosi monumenti funebri caratterizzati da simboli che evidenziano l'appartenenza a diversi credi religiosi e ideali politici, soprattutto legati al periodo risorgimentale. L'apertura nelle Giornate FAI prevede un percorso alla scoperta della storia della città attraverso le tombe di cittadini illustri e non, appartenenti a etnie, credo e contesti sociali tra i più diversi.

LUCCA

Conservatorio Luigi Boccherini
All'interno delle storiche mura di Lucca, sorge, nel palazzo seicentesco Lippi, il Conservatorio Luigi Boccherini . A Lucca videro la luce maestri e musicisti di fama internazionale, come Luigi Boccherini e Giacomo Puccini, il quale, presso il conservatorio frequentò lezioni di violino, di pianoforte e vocalizzo, armonia pratica, organo, composizione e contrappunto. L'Istituto Superiore di Studi Musicali nacque il 14 agosto 1842, quando il Duca Carlo Ludovico di Borbone emanò un decreto che riordinava le scuole musicali pubbliche. Nel settembre 1924, sotto la direzione di Gaetano Luporini, l'Istituto Musicale ottenne il pareggiamento ai Conservatori di Stato. Poi, in occasione del secondo centenario della nascita di Luigi Boccherini, il 19 febbraio 1943, l'Istituto assunse il nome del famoso musicista. L'Istituto conserva all'interno della propria biblioteca preziosi fondi appartenuti alle famiglie di importanti musicisti e donati dagli stessi o dalle famiglie alla scuola: il fondo Puccini, il fondo Bottini, il fondo Boccherini e il fondo Bonaccorsi. Di Giacomo Puccini l'Istituto musicale conserva molte memorie: il pianoforte e l'armonium su cui prendeva lezioni, una preziosa raccolta di composizioni giovanili (autografi e copie), alcuni quaderni di appunti usati al Conservatorio di Milano e anche gran parte delle composizioni degli antenati di Giacomo, donati da lui stesso nel 1891. In occasione delle Giornate FAI saranno organizzate visite per gruppi di circa 25 visitatori. Dopo un'introduzione storica sulla nascita dell'Istituto e sulle opere principali del maestro Boccherini, la visita proseguirà nella Biblioteca, dove i visitatori potranno scoprire documenti, spartiti e manoscritti inediti.

LUCCA

Palazzo Mediceo Seravezza - Museo del lavoro e delle tradizioni
Il Palazzo Mediceo Seravezza, sede del Museo del lavoro e delle tradizioni popolari versiliesi, sorge alle pendici delle Apuane e prende il nome dal fiume Vezza che attraversa il borgo. Edificato da Cosimo I dei Medici tra il 1561 e il 1565, è costituito dal Palazzo, le Scuderie, la Cappella, il Giardino. A differenza delle altre Ville Medicee è connotato da una elegante semplicità, dal momento che la villa fu concepita come una residenza per le visite alle miniere e alle cave di marmo. Francesco I e Ferdinando I infatti avviarono qui le escavazioni del Monte Altissimo, in continuità con l'opera iniziata da Michelangelo. Alla morte di Francesco I, nel 1587, la famiglia Medici cessò la gestione dell'attività estrattiva e di lavorazione del marmo. Nel 1609 con la morte di Ferdinando I la reggenza passò alla Granduchessa Maria Cristina di Asburgo Lorena. In seguito, attorno agli anni venti dell'Ottocento si intravide la possibilità di una ripresa economica con l'avvio delle attività estrattive da parte di imprenditori stranieri come Guglielmo Walton e Jean Baptiste Alexander Henreaux. Seravezza divenne così il maggior centro industriale e commerciale della Versilia. In tempi moderni il palazzo è stato utilizzato per usi civici e istituzionali e nel 1967 divenne sede del Comune di Seravezza; successivamente, vi venne trasferita la biblioteca comunale, e infine nel 1996 è stato inaugurato il Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica. Il museo è composto da undici sale ognuna delle quali è dedicata a un tema specifico. Oltre alle stanze destinate a ospitare strumenti, attrezzi e accessori attinenti ai principali lavori (agricoltura, miniera, scultura, tessitura ecc.) è presente una raccolta di oggetti, arredi e strumenti della vita. Durante le Giornate FAI, i visitatori potranno scoprire le tradizioni del lavoro tessile, dell'escavazione, lavorazione artistica e non del marmo, delle lavorazioni del ferro e di molti altri mestieri, depositari della memoria storico-lavorativa di parte della Versilia.

PRATO

Convitto nazionale statale Francesco Cicognini
Il Convitto Cicognini si erge dove, nel Trecento, sorgeva l'abbazia di Grignano. Venne fondato nel 1692, grazie a Francesco Fazzi, Lorenzo Niccolai, Francesco Cicognini che destinarono le loro eredità alla realizzazione di una scuola retta dai gesuiti per giovani di qualsiasi estrazione sociale. Il granduca di Pietro Leopoldo la dotò quindi di un teatro e di una biblioteca con testi francesi. Nell'Ottocento la scuola andò incontro a un rinnovamento, grazie all’insegnamento del patriota Atto Vannucci. Dall'Unità d'Italia, il "Real Collegio-Convitto Cicognini" è una scuola laica e tra il 1874 e l'1881 ospitò il giovane Gabriele D'Annunzio, mentre ai primi del Novecento Curzio Malaparte. Tra gli altri illustri convittori figurano Bettino Ricasoli, Cesare Guasti, Tommaso Landolfi, Mario Monicelli. Il progetto dell'edificio è dell'architetto milanese Giovan Battista Origani, mentre la facciata con torretta e orologio è stata realizzata nel 1737 su disegno dell'architetto Pier Giovanni Fabbroni e, con le sue cornici modanate e le decorazioni a punta di diamante, presenta la sobria ed elegante fantasia dello stile tardo barocco toscano. All'interno del Convitto si possono ammirare il teatro con gli affreschi neoclassici di Stefano e Luigi Catani e quelli novecenteschi di Guido Dolci, la cappella dei collegiali con stucchi di Anton Francesco Arrighi e la pala d'altare del bolognese Ercole Graziani, il refettorio con le scene dell'antico e nuovo testamento e la gloria di Sant'Ignazio di Giacinto Fabbroni. Il primo piano conserva anche la biblioteca donata da Atto Vannucci alla scuola in memoria dei suoi anni giovanili, che verrà aperta in esclusiva e per la prima volta in occasione delle Giornate FAI.

PISTOIA

Ex Chiesa di San Jacopo in Castellare
San Jacopo in Castellare, una delle chiese più antiche di Pistoia, sorge nel cuore del centro storico della città. La sua facciata da più di mille anni sporge sull'antico sdrucciolo del Castellare, e i primi documenti che ne attestano l'esistenza risalgono al 1131, anche se era probabilmente presente già prima del Mille. Posta a ridosso della prima cerchia muraria in zona "castellare", una fortificazione militare del X secolo, l'attuale conformazione dell’edificio risale al XIII secolo quando fu ampliata con l'aggiunta di due cappelle laterali e la navata allungata passando da una pianta basilicale a una pianta a croce latina. Nel XVI secolo, con la costruzione della nuova sede della Pia Casa di Sapienza, vennero apportate ulteriori modifiche e venne costruito un edificio prima destinato a granaio e poi a ospedale per i pellegrini. Le Giornate FAI consentiranno di scoprire l'interno di San Jacopo in Castellare, chiuso al pubblico da decenni e recentemente restaurato. La chiesa, sconsacrata dopo la soppressione del vescovo Scipione de Ricci nel 1783, negli anni ha incontrato vari usi: prima lanificio, poi oratorio delle adiacenti Scuole Normali Leopoldine - oggi sede dell'Archivio di Stato - dopo l'unità d'Italia divenne di proprietà comunale. I numerosi scavi archeologici qui effettuati hanno riportato in luce il ciclo di affreschi del XIII e XIV secolo che adornavano le pareti della chiesa con figure di santi, decori geometrici e panneggi di elegante fattura. La chiesa si appresta alla sua definitiva riapertura al pubblico grazie a un progetto di restauro finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia.

Ippodromo Snai Sesana di Montecatini Terme e il mito di Varenne
Considerato un gioiello tra gli ippodromi italiani perché ubicato tra le suggestive colline toscane della Valdinievole, l'impianto montecatinese rappresenta una meta per turisti provenienti da tutto il mondo. Fu edificato nel 1914 per volontà del barone Giuseppe Petrone e di Giuseppe Sesana; i lavori durarono due anni, e il 16 luglio 1916 si tenne la giornata inaugurale con i driver più famosi dell'epoca. Negli anni '30 il commendator Sesana ne rilevò le quote e iniziò a dedicarsi al miglioramento dell'impianto. L'Ippodromo venne quindi chiuso negli anni della guerra fino alla riapertura nel 1946. Nel 1949 l'architetto di impianti sportivi Paolo Vietti Violi progettò il rifacimento delle tribune e della pista, inaugurate nel 1953. L'area dell'impianto di Sesana misura 130.000 m², dei quali, 17.000 m² sono per la pista da corsa, 7.000 m² per la pista da allenamento, 31.000 m² dedicati alle scuderie, 30.000 m² al pubblico, e il resto per attività varie. Le scuderie sono composte da 447 box, di cui 100 stabilmente utilizzati durante le giornate di corse, oltre a sellerie, fienili, mascalcie, un tondino di esercizio al coperto, diversi box di isolamento e servizi per il personale, ristoranti e bar, e ampi parcheggi riservati. L'Ippodromo è dotato di un impianto di illuminazione che consente una perfetta visione delle corse durante la programmazione in notturna. La tribuna coperta accoglie duemila spettatori comodamente seduti, la sala stampa, la sala regia dell'ippodromo, mentre il parterre e lungo tutto il bordo pista l'impianto può ospitare oltre 8mila persone. La visita consentirà inoltre di scoprire la sala dedicata a Varenne, il più noto cavallo trottatore al mondo, da sempre considerato uno dei migliori di tutti i tempi. Si visiterà infine il piccolo museo dell'ippica e alcuni spazi riservati agli addetti ai lavori come il "tondino" e le stalle.

MASSA

Treno Ospedale Centoporte
Sin dalla Prima Guerra Mondiale la Croce Rossa Italiana si era dotata di treni ospedali che, originariamente, avevano ciascuno una capacità di 266 barelle e potevano essere adattate per trasportare anche fino a 300 infermi per parecchi giorni su carrozze di 3ª classe intercomunicanti tra loro e attrezzate di infermeria, con portiere allargabili per il caricamento dei feriti sia di testa che di fianco. Ogni carrozza, opportunamente ventilata, illuminata e riscaldata, poteva contenere 36 barelle disposte in tre ordini e divise in due reparti di 18. A queste carrozze se ne aggiungevano altre destinate all'alloggio del personale direttivo e di assistenza, ed eventualmente a quello delle Infermiere Volontarie, alla farmacia e sala di medicazione, alla cucina e mensa e al magazzino. Il treno visitabile nel Centro Operativo CRI di Marina di Massa risale nello specifico alla Seconda Guerra Mondiale ed è ancora oggi allestito con arredi, attrezzature e vettovaglie originali. Alcune scene del film Il Paziente Inglese (1996) di Anthony Minghella sono state ambientate in queste carrozze. Il luogo, normalmente chiuso al pubblico, sarà visitabile in esclusiva in occasione delle Giornate FAI.

GROSSETO

Arti e Mestieri a Massa Marittima, il gioiello delle colline metallifere
Massa Marittima si è sviluppata a partire dall'XI secolo con lo spostamento della diocesi di Populonia verso le Colline Metallifere. Grazie allo sfruttamento delle risorse del sottosuolo, attrasse maestranze e artisti e il fermento sociale conseguente alle numerose attività imprenditoriali cittadine permise alla comunità di strutturarsi in Libero Comune fino al 1335, anno dell'ingresso in città dei senesi. In questi anni fu elaborato uno dei più antichi codici minerari d'Europa, gli Ordinamenta super arte rameriae et argenteriae civitatis Massae, e furono costruiti alcuni tra i principali monumenti della città. Il centro storico permette di osservare produzioni artistiche, architettoniche e di storia del lavoro che caratterizzavano i centri urbani dal medioevo fino all'età contemporanea. L'affresco alle Fonti dell'Abbondanza è un unicum per il suo carattere laico e per la sua monumentalità, posizionato all'ingresso della città a sottolineare l'importanza di un edificio che doveva provvedere alla conservazione delle derrate alimentari e al fabbisogno idrico della città. La Piazza ospita la Cattedrale di San Cerbone, sintesi unica tra stile romanico e gotico in cui hanno operato tanto maestranze alloctone, come i maestri comancini, quanto il principale architetto del gotico toscano, Giovanni Pisano. La grande abbondanza di edifici sacri che popolavano il centro storico ha permesso ai terzieri - rioni - di allestire le proprie sedi all'interno di chiese dall'indubbio valore architettonico, come il San Pietro all'Orto, edificio gotico databile attorno alla metà del 1200 e simbolo della “Città Nuova”. Il percorso di visita prenderà avvio dall'edificio delle Fonti dell'Abbondanza per proseguire verso il Duomo e apprezzare il lavoro degli scalpellini che lo hanno modellato. Si proseguirà quindi verso un'antica falegnameria che conserva una collezione etno-antropologica di strumenti per la lavorazione del legno e si accederà alle sedi dei tre terzieri, aperte eccezionalmente per l’occasione, dove il pubblico potrà ad esempio scoprire i mestieri legati al Balestro del Girfalco (la forgiatura dei quadrelli da balestra, la tessitura e l'artigianato artistico). Infine si terrà una visita inaugurale al Frantoio storico di Città Nuova, restaurato e riaperto proprio per le Giornate FAI.

Torre di Buranaccio a Capalbio e passeggiata nella Riserva
Il percorso alla scoperta della Riserva Naturale proposto in occasione delle Giornate FAI di Primavera, di circa un chilometro e della durata di venti minuti, si svolgerà a piedi su un terreno sabbioso che attraversa il tombolo che separa il mare dalla zona umida, un lembo di duna costiera miracolosamente integro. Partendo dalla parte più antica in mezzo alla macchia mediterranea, dove è possibile godere degli straordinari profumi delle piante selvatiche come il mirto, l'elicriso, il rosmarino e tanti altri, si avrà inoltre l'occasione di ammirare alcune piante monumentali di particolare pregio. È proprio all'altezza di una di queste, una quercia da sughero di oltre 400 anni, che il percorso si immetterà sul sentiero per raggiungere il lago di Burano e la Torre di Buranaccio, meta finale della passeggiata.

AREZZO

La Via Sacra di Arezzo, oggi Via Garibaldi
L'itinerario delle Giornate FAI condurrà il visitatore alla scoperta della trasformazione architettonica della via Sacra di Arezzo, tracciato di circa un chilometro lungo il quale nel Medioevo si allineavano numerosi ospedali, monasteri e compagnie laicali. Oggi chiamata via Garibaldi, si presenta con una serie di architetture che spaziano dal Trecento agli anni Venti del Novecento. L’itinerario comincerà da largo Benadir per proseguire verso la Chiesa della Santissima Annunziata, Palazzo Barbolanida Montauto, Palazzo Ciocchi Del Monte (Museo d'Arte Medievale e Moderna, il Palazzo della Finanza famoso per aver ospitato le riprese del film La Vita è bella), Logge del Grano (il mercato in cui gli aretini commerciavano i cereali), Piazza del Popolo fino al Liceo Francesco Petrarca, che custodisce al suo interno la bellissima fontana in pietra disegnata da Guglielmo da Marcillat e scolpita da Santi Subisso, e dove i monaci benedettivi si lavavano le mani prima della mensa.

Anche i Beni del FAI, tra cui Torre e Casa Campatelli a San Gimignano (SI) e il Teatrino di Vetriano a Pescaglia (LU) - frazione Vetriano, partecipano alla grande festa delle Giornate di Primavera e saranno aperti eccezionalmente a contributo libero.

Fonte: Fondo Ambiente Italiano

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