Ospedale Empoli, "tassa-parcheggio" e cambi in un container: lavoratori in appalto "pronti a scioperare"
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"Non ci danno ascolto. La lavanderia è un disastro, per non parlare degli spogliatoi. Non dovremmo nemmeno entrarci". Così Costanza Pallotta, delegata Rekeep, descrive la situazione degradante in cui versano le lavoratrici e i lavoratori delle ditte di appalto che gestiscono i servizi di pulizia dell'ospedale San Giuseppe di Empoli.
Da ormai 15 anni, le addette alle pulizie sono costrette a cambiarsi all’interno di container, una soluzione che inizialmente doveva essere solo temporanea in attesa del completamento dei lavori alla struttura ospedaliera. Ma non è tutto: il problema riguarda anche i posti auto. Gli operatori devono pagare il ticket del parcheggio dell'ospedale a prezzo pieno o, come spesso accade, tentare la sorte posteggiando all'esterno, con il rischio di dover pagare pure una multa. Nonostante i continui reclami della R.L.S. di sito dell'ospedale di Empoli all' Usl, la situazione rimane invariata.
Questa mattina, Filcams CGIL, insieme a una delegazione delle ditte appaltate per i servizi di pulizia dell'ospedale (Rekeep, CTS, Cooplat), ha tenuto una conferenza stampa alla Camera del Lavoro di Empoli, nella speranza di far sentire le voci esasperate di queste lavoratrici e lavoratori – quasi un centinaio – che non ci stanno più e chiedono dignità per il loro lavoro. Donatella Galgani di Filcams, racconta che "gli spogliatoi per il personale femminile si trovano ancora nei container, nonostante siano passati anni dai lavori al San Giuseppe. La situazione è di forte disagio: non ci sono armadietti per tutte, le docce hanno solo tendine e non offrono alcuna protezione, mentre i container sono gelidi d'inverno e roventi d'estate. Inoltre, gli uomini non hanno neppure uno spogliatoio e sono costretti a cambiarsi nei bagni o nei ripostigli dell’ospedale". Galgani spiega che, nonostante le numerose segnalazioni all'Usl, la richiesta di spazi idonei per la vestizione non è mai stata accolta.
Come se non bastasse, ai lavoratori degli appalti non sono concesse agevolazioni per i parcheggi dell'ospedale che devono pagare il ticket a prezzo intero. Empoli Salute, l'azienda che gestisce il parcheggio, offre la possibilità di sottoscrivere un abbonamento bimestrale da 60 euro, che riduce il costo del ticket a 1 euro al giorno. Una soluzione che, a conti fatti, non cambia molto per questi lavoratori, la maggior parte dei quali, spiega Galgani, "essendo part-time, devono fare quasi 30 ore settimanali per uno stipendio di circa 1.000 euro".
L'abbonamento non tiene conto dell'effettivo utilizzo del parcheggio, rappresentando di fatto una "tassa" che i lavoratori devono pagare indipendentemente da riposi, ferie o malattie. "Si crea una disparità tra i lavoratori della funzione pubblica dell’ospedale, che pagano l’abbonamento in base all’effettivo utilizzo del parcheggio, e i lavoratori in appalto, costretti a sostenere costi più alti. Così si alimenta l’idea di una distinzione tra lavoratori di serie A e di serie B", afferma Galgani.
Chi non può permettersi quei 30 euro è costretto a parcheggiare fuori dall'ospedale, pagando comunque il ticket orario e sperando di non trovare una multa una volta scaduto il tempo di sosta. "È diventata una situazione insostenibile – prosegue Galgani – quella del parcheggio è una spesa che non tutti riescono a permettersi. Abbiamo chiesto al sindaco di trovare una soluzione proponendo una sorta di abbonamento, ma senza successo".
L'unica alternativa per questi lavoratori è posteggiare l'auto nel parcheggio libero di Avane, ma "è un parcheggio buio di notte. Il Comune ha installato alcuni lampioni lungo il tragitto, migliorando leggermente la situazione, ma gli ultimi 200 metri restano al buio. Questo rende il percorso pericoloso, soprattutto per le lavoratrici che terminano il turno e devono raggiungere l'auto. Come se non bastasse, le auto parcheggiate ad Avane hanno subito più volte atti vandalici".
Le richieste di Filcams a Empoli Salute e all'Usl sono, al momento, rimaste inascoltate. Galgani conclude affermando che, se non verrà trovata una soluzione, "non escludiamo lo stato d'agitazione. Stiamo parlando di lavoratori di un settore economicamente svantaggiato, che vengono messi in una condizione che li penalizza ulteriormente".