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In piazza per Maati, il corteo contro la violenza e l'indifferenza. La madre Silvia: "Chi sbaglia deve pagare"

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Nonostante l'invito a manifestare fosse rivolto a scuole e istituzioni, la partecipazione è stata al di sotto delle aspettative

Basta violenze, giustizia per Maati!”, “I nostri figli devono poter tornare a casa la sera!”, “Giustizia per i nostri ragazzi!”. Sono stati questi i cori che hanno scandito il 'Manifest A-Maati' di oggi, 29 aprile 2025, l'evento organizzato dal comitato A-Maati contro ogni forma di violenza e in onore del giovane diciassettenne ucciso a Campi Bisenzio il 29 dicembre 2024, dopo una serata in discoteca.

Dopo aver attraversato il centro storico di Empoli, corteo, armato di striscioni e fischietti, si è concluso sul sagrato della Collegiata, dove si sono tenuti gli interventi finali.

A prendere la parola sono stati i genitori delle vittime: per Maati Moubakir, il padre Farid e la madre Silvia Baragatti; per Niccolò Ciatti, il padre Luigi. Tra i presenti, anche il sindaco di Empoli Alessio Mantellassi, l’assessora Valentina Torrini, il vicesindaco di Montespertoli Marco Pierini, l’ex sindaco di Certaldo Giacomo Cucini, il Centro Aiuto Donna Lilith, una delegazione del liceo ISIS Enriques di Castelfiorentino, insegnanti dell'Istituto Copernico di Poggibonsi, che Maati frequentava, e don Guido Engels.

Nonostante l'invito a tutte le scuole del territorio dell'Empolese Valdelsa, di San Miniato, Colle Val d'Elsa, Poggibonsi e Siena, la partecipazione è stata scarsa, decisamente sotto le aspettative. L’unico istituto presente, l’ISIS Enriques di Castelfiorentino, ha preparato un intervento, poi recitato dai rappresentanti d’istituto, che hanno sottolineato come nelle scuole non servano soltanto più ore di educazione civica — sebbene fondamentali — ma anche l’avvio di una riflessione profonda, che dia valore a quei ragazzi che, come loro, scelgono di lottare per celebrare e difendere la vita.

Iniziativa che è comunque “un punto di partenza” e "l'inizio di una sfida" come afferma il sindaco Mantellassi sulla via della maggiore sensibilizzazione sul tema dei giovani e della violenza: il sindaco ha sottolineato l'importanza della presenza dell'istituto ISIS Enriques ringraziando "chi oggi ha scelto di essere qui, anche solo rinunciando a un giorno di lezione per prendere posizione. È un gesto importante, è un pezzo della missione educativa della scuola".

Rivolgendosi ai più giovani ha aggiunto: "Dobbiamo cominciare a parlare di quello che è successo non solo oggi, ma ogni giorno. Andare oltre il fatto di cronaca. L’indifferenza non si manifesta solo quando ci si volta dall’altra parte in strada: è anche quando, il giorno dopo, non c’è un movimento di coscienza che ci scuote e ci porta in piazza. Leggere un fatto e voltare pagina per fare altro significa che quell’indifferenza che ha ucciso il giorno prima continua a uccidere anche il giorno dopo. L’indifferenza uccide".

Il vicesindaco di Montespertoli, Marco Pierini, si è espresso con parole molto decise definendo “inammissibile ritrovarsi a dire ‘pochi ma buoni', dobbiamo pretendere le presenze e commentare le assenze". Come istituzioni e scuole siamo troppo pochi - commenta invece Giacomo Cucini -. La povertà sociale, culturale ed educativa non può ricadere solo sui ragazzi, ma sugli adulti che dovrebbero ascoltare i bisogni e le volontà delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, educandoli alla pari”.

Il Comitato A-Maati, nato a seguito della tragica morte di Maati, "nasce dalla volontà di ricordarlo e di chiedere giustizia per un ragazzo che non c’è più - racconta la madre Silvia -. Ma nasce anche per far capire ai ragazzi che, se mai un giorno dovessero pensare di commettere qualcosa, in Italia ci sono delle pene, se vengono applicate. Spero vengano applicate. Se si dà l’esempio che chi sbaglia paga forse ci sarebbe più paura di compiere atti illeciti”.

Maati era un ragazzo buono — prosegue la madre —. Siamo qui per quello che è successo quattro mesi fa. Il 9 dicembre Maati non è tornato a casa dopo essere andato a ballare. È stato accoltellato da coetanei per nessun motivo. Motivi per ammazzare una persona non ce ne sono mai, ma da quello che sappiamo oggi, lui è stato ucciso per futili motivi. È stata una crudeltà inaudita: cinque coltellate. E nessuno di quei ragazzi... non ce n’è stato uno. La verità è che la società ha fallito”.

Una violenza che, nasce dall'indifferenza e che, come sottolinea anche l’assessora Torrini, “dilaga da per tutto anche tra le giovani generazioni e aumentano gli episodi nei social media. Questa violenza ci preoccupa e oggi siamo qui per denunciarla e affermare che insieme possiamo fare qualcosa lottando contro l'indifferenza che ha ucciso Maati”.

La stessa indifferenza che la madre di Maati denuncia oggi chiedendo a chi ha assistito ai fatti di farsi avanti. Un'indifferenza che può essere sconfitta come racconta don Guido Engels: "Mio nipote è stato testimone di violenza. Il suo gruppo non voleva denunciare ma la mamma gli ha detto di fare la cosa giusta e testimoniare. Ora quelli non sono più i suoi amici, ma questo ci insegna che dire 'no' è possibile". Riguardo ai social e all'intrattenimento digitale, il sacerdote ha commentato: "Attenti ai telefoni e ai passatempi violenti. Ci lavano il cervello".

Al corteo è intervenuto anche Luigi Ciatti, il padre di Niccolò, il giovane fiorentino ucciso violentemente a Lloret de Mar nel 2017 fuori da una discoteca: “Rivivo in continuazione nella mente quella sera in cui mio figlio ha perso la vita, quando un suo coetaneo ha deciso di togliergliela. Sono atti volontari. Sarebbe bastato che i buttafuori o altri ragazzi fossero intervenuti per salvare Niccolò. Se quel ragazzo che ha colpito Niccolò, o quello che ha accoltellato Maati, si fosse fermato a pensare... Un’indifferenza tragica. Basterebbe veramente poco: il rispetto per la vita, l’amore per l’altro. A volte basta solo fermarsi al momento giusto”.

Questi interventi hanno evidenziato un problema centrale: le istituzioni e la scuola scelgono di ignorare le problematiche dei ragazzi, proprio quelli che dovrebbero essere i primi ad essere ascoltati, protetti e formati. Il Comitato A-Maati ha rivolto un appello diretto alle istituzioni, denunciando che “troppo spesso si girano dall’altra parte e fanno troppo poco. A Firenze, Pontedera, Castelfiorentino, Siena vige ormai solo violenza, paura, droga e coltelli. Chiediamo di unirvi a noi e di difendere il cittadino. Voltarsi dall’altra parte non risolverà nulla. Chiediamo pene più severe: chi toglie la vita, che è sacra, deve essere punito”. Anche la scuola Copernico, frequentata da Maati, ha espresso il proprio disagio e ha lanciato un invito al mondo dell’istruzione: “Bisogna parlare di più con i ragazzi, mettere da parte i libri e parlare con loro. Hanno bisogno di più empatia”.

Di fronte a una problematica così frequente tra le giovani generazioni, la scuola, che come afferma Mantellassi ha “la missione educativa di crescere i ragazzi al senso critico”, non ha risposto come ci si aspettava: nessun istituto di Empoli e del territorio, infatti, ha partecipato al corteo. A tal proposito, la madre di Maati lancia un appello rivolto soprattutto alle scuole e alle istituzioni, invitandole “a fare il primo passo. La violenza è intorno a noi, questa società ha creato una voragine nei giovani, sta a noi aiutarli a scegliere se riempire la loro vita con rabbia e violenza, o con speranza e costruzione”.

Niccolò Banchi

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