Cardinal Simoni fa visita ai gruppi scout a Santa Maria a Ripa
Potremmo definirla "incommensurabile" l'emozione degli Scout del Clan gemellato "Proxima Centauri" Empoli 1 e 3 che l'altro ieri - sabato 21 giugno - hanno avuto l'onore di accogliere il Cardinale S.EM.R. Ernest Simoni nella Parrocchia di Santa Maria a Ripa. Insieme ai ragazzi, a partire dalle ore 17 un già folto gruppo di fedeli presenziava l'evento nell'annoso Convento empolese, ora custodito dall'Ordine dei Carmelitani Scalzi.
Grazie al supporto del Cav. Vieri Lascialfari - segretario di Sua Eminenza - i parrocchiani si sono potuti immedesimare nella vita del Porporato albanese. Una vita di fedeltà alla Luce del Vangelo, quell'abbagliante fulgore mai estintosi nei suoi sessantanove anni di sacerdozio; fiaccola inflessibile persino di fronte alla morte, destino al quale per ben due volte fu condannato.
Il già vivace spirito vocazionale che a soli quattro anni portava il piccolo Ernest ad animare la Messa poté coronarsi solo nel 1956, anno in cui ricevette l'ordinazione. Già otto anni prima infatti, l'intera Albania dovette cominciare a fare i conti con il rigido regime comunista di Enver Hoxha, che aveva imposto l'ateismo di Stato nella Costituzione, dichiarando: "Se non estirpiamo il clero cattolico non avremo mai la vittoria". Questa fu la citazione che quattro poliziotti rinfacciarono a Simoni una volta terminata la canonica Messa della vigilia di Natale 1963: mentre lo ammanettavano definendolo "nemico giurato del popolo", il già intimorito sguardo dei fedeli finì per rassegnarsi e flettersi di fronte alla condanna per impiccagione emessa nei suoi confronti. Trasferito in una piccola cella, dove fu denudato e vessato, venne lasciato in compagnia di una spia del governo, con lo scopo di trovare un movente espiatorio per giustificare la sua reclusione; il registratore che a sua insaputa venne attaccato sotto la canottiera riportò nondimeno al dittatore Hoxha le parole: "Sempre amare, perdonare, pregare per i nemici. Dare la propria vita per il nemico". Di fronte all'evidenza dei fatti, il Presidente albanese gli commutò la pena nell'ergastolo. Per i successivi trent'anni, Simoni affrontò i lavori forzati in condizioni disumane, soffrendo la fame e la totale privazione della libertà. Nonostante le innumerevoli carenze e i cimenti con cui conviveva ormai quotidianamente, nel cuore di Don Ernest non tramontò mai l'amore per la fede: mettendo a repentaglio la propria vita (in quegli anni, un "innocente" segno della croce in Albania significava autocondannarsi a dieci anni di galera), raccoglieva di nascosto i suoi compagni di cella per la celebrazione clandestina della Messa: piccoli grani di farina e succo d’uva assumevano così la forma di corpo e sangue di Cristo. Nel fulcro della sua prigionia, tentando di salvare un compagno dalle intenzioni suicide, si getterà ai suoi piedi, rincorrendolo nella neve: pur avendolo protetto dal filo spinato, i proiettili lo raggiungeranno alle spalle, con il presbitero che miracolosamente rimarrà illeso. A seguito di un'ulteriore condanna a morte nel 1973 - anch'essa non eseguita - dopo diciotto anni di lavori forzati, nel 1981 Simoni sarà formalmente “liberato”, ma l'apposizione di "nemico del popolo" permarrà ancora sulla sua carta d’identità: continuerà a lavorare scavando fogne, schernito dal popolo di Scutari - sua città d'origine - fino all'epilogo del regime.
A sorpresa, nel 1991 busserà alla porta della sua abitazione Madre Teresa di Calcutta, "postina" d'eccellenza del Vaticano, che dal suo saio tirerà fuori un piccolo bigliettino con su scritto: "Mi interesso della tua salute", firmato Papa Giovanni Paolo II. Da quel momento in poi, nel paese balcanico, il supplizio della fede rifiorì in un nuovo e grande sentimento di apertura: ad oggi il paese rappresenta un esempio internazionale per la pacifica convivenza tra molteplici e differenti confessioni. La storia di Ernest Simoni commuoverà così profondamente Papa Francesco, che il pontefice ardirà definirlo un "Martire vivente", e lo conferirà due anni più tardi della berretta cardinalizia.
Attualmente, Sua Eminenza risiede a Firenze, e nonostante l'età avanzata ha scelto di proseguire la sua opera apostolica in viaggio per tutto il mondo, per trasmettere la sua preziosa testimonianza, per essere ancora una volta Servo di Dio.
A seguito di un lungo e meritato applauso, con un ampio e sincero "Grazie" il Sindaco del Comune di Empoli, Alessio Mantellassi ha voluto esordire con il suo intervento: «Che la vita di Don Ernest sia da esempio per tutti noi. Non solo per l'immenso sentimento di fede, che oggi siamo chiamati a celebrare con gioia; ma per dimostrare ancora una volta come soltanto con i valori della democrazia, con l’unione pacifica tra le diversità sia possibile rendere onore alla convivenza civile». Insieme al Primo cittadino, i Capi e i ragazzi del Clan gemellato "Proxima Centauri" Empoli 1 e 3, oltre a ringraziare calorosamente la Parrocchia di Santa Maria a Ripa e il Porporato per aver reso possibile l'incontro, hanno presentato il progetto estivo che si stanno prefiggendo di realizzare: un viaggio di dieci giorni con destinazione il piccolo villaggio rurale di Bardhaj (zona settentrionale dell'Albania), per vivere una grande esperienza di servizio, all'insegna della solidarietà, della coesione e del loro inimitabile senso avventuriero di fratellanza. L'esperienza verterà prevalentemente intorno alla Parrocchia Orionina del villaggio, dove gli Scout, ospitati dal parroco Padre Emilio Valente, si diletteranno in attività di animazione con i bambini e i ragazzi dell'oratorio e in altri vari lavori di manovalanza presso il Convento delle Suore Clarisse. Frequenti saranno gli spostamenti nella vicina città di Scutari, dove, tra le altre cose, i ragazzi potranno visitare la citata cella di Don Ernest. «In accompagnamento ad un sempre più rinnovato e crescente spirito di fede e del servizio - valori fondamentali nella Branca R/S - stiamo compiendo un lungo cammino di preparazione, necessario affinché ci si impratichi di come oltre al nostro "dare", sia essenziale il "ricevere" dagli altri, il poter cioè apprendere, il doversi adattare alla convivenza con una cultura indubbiamente ricca di valori a noi sconosciuti, ma dai quali sarà possibile apprendere molto», spiegano i Rover e le Scolte empolesi. Sono proprio questi ragazzi gli autori del Capitolo sul tema dell'Ecumenismo e dell'importanza della pacificità religiosa: interessanti e stimolanti sono stati a maggior ragione i numerosi incontri con i principali testimoni della religione cristiana (cattolici ed ortodossi), musulmana ed ebraica, che hanno fatto crescere forte e saldo il sentimento di apertura al prossimo e dell’”imparare ad imparare”, valori che costituiscono le fondamenta dello sviluppo della pace. L'interesse degli Scout per la "Terra delle Aquile" venne fatto loro conoscere tramite l'iniziativa AGESCI "Progetto Albania", un contesto noto tra gli Scout di tutta Italia con l'obiettivo di costruire la consapevolezza e la responsabilità per divenire portatori di aiuto e capacità di ascolto in una terra in cui nonostante l’odierno progresso sociale permangono ancora povertà, contrasti, culture retrograde e anacronistiche. Un seminario di due giorni tenuto a maggio presso Villa Buri (Verona) che ha coinvolto due ragazzi delegati degli Scout empolesi ha permesso a tutto il gruppo di riflettere a lungo su ciò che davvero la realtà schipetara a cui andranno incontro mostrerà loro fin dal primo approdo.
Dopo un gaio scambio di doni tra i ragazzi e il Cardinale, il Porporato stesso ha presieduto la Santa Messa delle ore 18:30, animata dal coro parrocchiale e concelebrata dal Parroco di Santa Maria a Ripa, Padre Giuseppe Lobo OCD, il quale
ha salutato Sua Eminenza ringraziandolo ed invitandolo a ritornare. Prima di lasciare la Parrocchia, il presule ha benedetto i fedeli, eseguendo nei loro confronti il rito esorcista. La serata si è poi conclusa con un piccolo rinfresco conviviale organizzato dagli Scout all'interno dell'Oratorio.
Fonte: Ufficio stampa