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Empoli Nostra - Storie, Masolino a Empoli: l’affresco di Sant'Orsola rimasto nascosto per secoli

Dal 1943 al restauro recente: la lunga vicenda dell’affresco attribuito a Masolino da Panicale nella chiesa degli Agostiniani

È tornata la rubrica Empoli Nostra – Storie, curata da Paolo Pianigiani, appassionato di storia locale e fondatore dell’omonimo gruppo Facebook. Il progetto, in collaborazione con Radio Lady e Gonews.it, vuole riscoprire e raccontare l’anima profonda dell’Empolese Valdelsa, attraverso storie autentiche, interviste e documenti d’archivio.

La puntata andata in onda il 9 luglio 2025 è stata dedicata a Masolino da Panicale, pittore del primo Rinascimento, e a un suo affresco nascosto per secoli nella chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani a Empoli. Una storia affascinante, raccontata come sempre da Paolo Pianigiani.

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Il merito va a Don Giulio Lorini, che voleva abbellire la chiesa in vista della visita dell’arcivescovo di Firenze, Elia Dalla Costa, prevista per il 26 dicembre 1943. Visita che però non avvenne mai a causa del bombardamento della stazione e delle Cascine di Empoli.

Don Lorini sapeva, da documenti e studi, che nella chiesa erano presenti opere di Masolino, e così si rivolse a Ugo Procacci, massimo esperto dell’epoca. Nella parete del transetto destro, al lato di una cantoria che ospitava un organo, fu scoperto un frammento con delle ragazze che si rivolgevano a una figura centrale alla quale mancava la faccia e la parte sinistra del corpo. Procacci, vedendolo, affermò: "Questo è sicuramente un Masolino, ma non ho idea di cosa si tratti".

In particolare la figura centrale appariva ammantata di vaio, che come spiega Pianigiani "il vaio è un piccolo scoiattolo, la cui pelliccia era indossata da personaggi potenti come simbolo di importanza e ricchezza". L’affresco, in origine ben più esteso, era stato in gran parte coperto e cancellato nel corso dei secoli, come era accaduto anche ad altri cicli pittorici nella stessa chiesa. I dettami successivi al Concilio di Trento portarono infatti alla rimozione o copertura di molte opere antiche, ritenute superate.

Nel 1947 lo storico dell’arte Mario Salmi identificò il frammento affiorato nella chiesa degli Agostiniani come Sant’Ivo e i pupilli. Ma nel 2024, durante la mostra dedicata a Masolino, un giovane studioso, Francesco Suppa, avanzò una nuova ipotesi: il personaggio raffigurato non sarebbe Sant’Ivo, che solitamente ha in mano pergamene o libri, ma qualcun altro. L’uomo nell’affresco ha infatti un bastone, forse un cero: un riferimento alla Candelora, la festa della Presentazione al Tempio.

Durante il restauro curato da Lidia Cinelli, grazie alle fotografie agli ultravioletti sono emersi dettagli fondamentali: sopra le figure si distingue una bandiera sulle giovani donne. Questo indizio ha portato gli studiosi che hanno seguito il restauro a una nuova interpretazione iconografica: si tratta di Sant’Orsola e delle 11mila martiri. Secondo la leggenda, Sant’Orsola, principessa cristiana, fu uccisa insieme al suo seguito a Colonia dagli Unni durante il ritorno dal pellegrinaggio che aveva fatto a Roma.

Con il riconoscimento del ciclo pittorico dedicato a Sant’Orsola, si chiude un mistero durato secoli. E si aggiunge un prezioso tassello alla conoscenza dell’attività di Masolino a Empoli.

Paolo Pianigiani ha voluto fare dei ringraziamenti: "A Walfredo Siemoni, amico e studioso di cose nostre, in particolare Santo Stefano degli Agostiniani. Non è più con noi, ma i suoi studi e le sue pubblicazioni hanno fatto da continuo riferimento per la scoperta attuale. 

Agli sponsor: Il Colorificio Cappelli: Stefano Sabrina e Vittorio e il nuovo proprietario della ditta, Cristiano Tempestini. 

All’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha provveduto alle spese del restauro della parte in basso, che non era stata prevista nel progetto iniziale. Qui ricordo il dottor Antonio De Crescenzo che è intervenuto in prima persona.

A Lidia Cinelli la restauratrice, i funzionari della Soprintendenza dott.ssa Laura Torricini, dottor Alberto Felici, dott.ssa Elena Alfani e in ultimo ma non ultima, mia moglie Alena che ha eseguito le foto del restauro".

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