Teatro coi detenuti: 'La Città Invisibile' conclude il suo viaggio a Gorgona
Con la conclusione delle repliche de “La Città Invisibile”, si chiude un nuovo, intenso capitolo del progetto “Il Teatro del Mare”, ideato e diretto da Gianfranco Pedullà all’interno della Casa di Reclusione dell’Isola di Gorgona.
Ma che c’entra il teatro con il carcere? A questa domanda risponde l’esperienza di questi anni: un percorso unico in Italia che non si limita a fare teatro sulle persone ma con le persone. Un lavoro che va oltre la semplice espressione artistica, trasformandosi in responsabilità condivisa, autoapprendimento, trasmissione dell’esperienza.
In questo spazio unico, dove la natura incontaminata e la direzione illuminata della struttura penitenziaria hanno saputo accogliere e rinnovare termini come terapia, progetto, riscatto, ogni mattina i detenuti hanno lavorato fino alle 11, per poi cambiarsi e andare in scena. Non per interpretare una parte scritta da altri, ma per portare se stessi, le proprie esperienze, le proprie cadute e il modo in cui provano a rialzarsi.
“La Città Invisibile” nasce da un percorso laboratoriale di drammaturgia curato da Chiara Migliorini, che ha raccolto frammenti, racconti, paure, ricordi, sogni dei detenuti e li ha messi su carta. Gianfranco Pedullà ha poi trasformato questi materiali in un canovaccio teatrale, mentre Francesco Giorgi ha costruito l’universo sonoro che attraversa lo spettacolo.
La struttura narrativa prende ispirazione dalle Carte dei Tarocchi, ma la vera base della storia è la vita stessa dei protagonisti: i loro simboli, archetipi e confessioni. Come racconta un detenuto che interpreta un cieco in scena, spiegando che prima di questo percorso era davvero cieco: cieco di fronte a se stesso, alla propria coscienza; ora, grazie alla redenzione, al laboratorio e a un cammino interiore “vede”.
Come ricorda Gianfranco Pedullà, “Nel mio percorso di sperimentazione in carcere si lavora sul teatro delle persone, il teatro delle maschere. La crescita del gruppo è fondamentale: uno insegna all’altro, ci si trasmette l’esperienza. Non è un teatrino di dilettanti: loro sono attori. E quando qualcuno mi attacca dicendo che metto in scena persone che hanno fatto cose brutte, io rispondo che mando in scena i miei attori. Questa cultura reazionaria è pericolosa, perché dimentica che il teatro, qui, è uno straordinario strumento di emancipazione e di cultura viva.”
“La Città Invisibile”, come i lavori precedenti di questa straordinaria avventura teatrale (Ulisse, Metamorfosi, Una Tempesta), ha dimostrato come l’arte possa aprire crepe nella durezza della vita, farsi spazio nelle ferite personali e collettive per offrire possibilità di cambiamento.
Ora lo sguardo si sposta alla prossima tappa: a settembre l’esperienza di Gorgona sarà tra i protagonisti della Rassegna Nazionale di Teatro in Carcere “Destini Incrociati”, a Firenze e Livorno, in un confronto con esperienze artistiche di tutta Italia che condividono la stessa convinzione: il teatro non è solo una forma di terapia, ma un grande strumento culturale e sociale.
Questo percorso è reso possibile grazie a una visione aperta, coraggiosa e lungimirante della Direzione dell’Isola di Gorgona, del PRAP di Firenze, del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con il sostegno della Regione Toscana, del Comune di Lastra a Signa e di tutti coloro che credono che l’arte possa, davvero, illuminare anche i luoghi più bui.
Fonte: Teatro Popolare d'Arte Lastra a Signa - Ufficio stampa