Protesta dei lavoratori Dussmann davanti agli Uffizi: “Salari da fame e precarietà nei musei fiorentini”
Sabato 19 luglio, nel cuore di Firenze, il piazzale degli Uffizi si è trasformato in un punto di ritrovo per lavoratrici e lavoratori impiegati negli appalti dei servizi di accoglienza, sorveglianza, sicurezza e pulizia dei principali musei e biblioteche statali della città. Sostenuti da USB Firenze, Mi Riconosci? e Workers in Florence, i manifestanti hanno voluto portare alla luce le difficili condizioni lavorative a cui sono sottoposti, nonostante l’importanza dei luoghi in cui operano.
Dussmann, azienda tedesca responsabile della gestione di numerosi servizi nei musei statali fiorentini – tra cui Galleria degli Uffizi, Palazzo Pitti, giardino di Boboli, Galleria dell’Accademia e molti altri siti di rilievo – è stata al centro delle critiche. I lavoratori, spesso assunti con contratti in condizioni di precarietà, denunciano una serie di problemi: demansionamenti, errati inquadramenti professionali, pagamento incompleto di straordinari e maggiorazioni festive, assenza di pause su turni prolungati, carenze nella sicurezza e mobbing.
Durante il presidio, i manifestanti – molti dei quali giovani e studenti con part-time involontari da 20 ore settimanali – hanno indossato maschere bianche per proteggere la propria identità e hanno raccontato di "stipendi che oscillano tra i 600 e i 700 euro al mese". Una realtà che rende impossibile affrontare il costo della vita fiorentino, come sottolineato da Mario Carluccio, coordinatore USB Firenze: “Con questi stipendi a Firenze non si riesce nemmeno ad affittare una stanza”, ha affermato, evidenziando anche il clima di intimidazione che molti lavoratori subiscono.
Le proteste si inseriscono in un contesto nazionale caratterizzato da un sistema di appalti al massimo ribasso e dall’applicazione del contratto multiservizi, pensato in origine per il settore delle pulizie e della sanificazione, che prevede livelli salariali particolarmente bassi. “Queste sono le conseguenze del sistema degli appalti al massimo ribasso”, ha dichiarato Valentina Colagrossi, archeologa e attivista di Mi Riconosci?, che ha aggiunto come le retribuzioni da soglia di povertà siano perfettamente legali secondo i contratti collettivi nazionali vigenti. Andrea Raspa di Workers in Florence ha ribadito la necessità di un cambiamento: “È una prassi profondamente deleteria, che pesa sulle spalle di chi lavora e al contempo abbassa la qualità dei servizi erogati”.
Le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici sono chiare: revisione del sistema di appalti, adozione del contratto Federculture e, nel lungo periodo, reinternalizzazione dei servizi e del personale.
Dietro lo striscione “Firenze, culla dello sfruttamento”, la voce dei lavoratori dei musei statali fiorentini si è levata per chiedere condizioni più dignitose e il rispetto dei loro diritti, richiamando l’attenzione di cittadini e turisti su una realtà spesso nascosta dietro le meraviglie artistiche della città.