Riformisti per San Miniato contro Giglioli: "Restituisca l'urbanistica al ruolo originario"
L’inchiesta giudiziaria esplosa a Milano sull’urbanistica ha riportato sotto i riflettori un tema troppo a lungo trascurato: la pianificazione del territorio come strumento di crescita equilibrata e di tutela del bene comune. Ma Milano non è un caso isolato: è solo la punta dell’iceberg di un sistema diffuso, che si insinua anche nei nostri territori.
Nel comprensorio del cuoio – e in particolare nel Comune di San Miniato – non possiamo più chiudere gli occhi. Qui, dopo anni di amministrazione del partito “egemone” della sinistra, il significato autentico della parola urbanistica sembra essere stato dimenticato. Una disciplina che dovrebbe coinvolgere aspetti tecnici, amministrativi, economici, sociali e politici, finalizzata a migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’organizzazione degli spazi urbani, è stata ridotta a mero strumento autoreferenziale per la gestione del consenso.
A San Miniato, negli ultimi anni, si è assistito a un accentramento sempre più marcato della delega all’urbanistica nelle mani del sindaco. Con l’attuale primo cittadino, Simone Giglioli, questo fenomeno ha raggiunto il suo apice. Tra le numerose deleghe che ha deciso di accorpare a sé, spicca proprio quella all’urbanistica, che viene esercitata non con visione strategica, ma come mera contrattazione con i privati.
Il Piano Strutturale – che dovrebbe rappresentare lo strumento principe della programmazione territoriale, indicando il regime dei suoli secondo una visione chiara, non negoziabile e condivisa – è stato adottato nell’aprile 2024 in modo opaco e senza un vero percorso partecipativo. Nessun coinvolgimento effettivo né degli organi di partito, né delle istituzioni democratiche come consiglio comunale o giunta. Solo una facciata di condivisione con pochi tecnici, spacciata per “fenomeno partecipativo”.
Questo approccio evidenzia come l’urbanistica sia ormai considerata una pericolosa esclusività nelle mani del sindaco, e non più una materia di pianificazione collettiva: è divenuta uno strumento di potere.
E mentre si organizzano convegni su “dissesto idrogeologico e cambiamento climatico”, si dimentica che la prima vera forma di protezione di un territorio fragile come quello di San Miniato consisterebbe proprio in una gestione seria, equa e trasparente dell’uso del suolo stesso. Una gestione che dovrebbe stabilire regole chiare per tutti e non limitarsi ad inseguire il consenso accontentando i soliti noti.
È giunto il momento di restituire all’urbanistica il suo ruolo originario: non un mezzo per controllare il territorio, ma una bussola per orientarne lo sviluppo. Non uno strumento nelle mani di pochi, ma una responsabilità condivisa e partecipata che non perpetui nel mantenimento dei vecchi equilibri di potere.
Riformisti per San Miniato