Polemica a Castelfranco, dalle parole di don Testi alle repliche della politica. Il vescovo mette un punto
Castelfranco di Sotto (foto gonews.it)
Non si placa il botta e risposta sulla polemica che ha superato i confini di Castelfranco di Sotto, arrivando anche in Valdera. Lo scontro, tra post su facebook e dichiarazioni pubbliche, va avanti ormai da settimane e in particolare vede al centro della discussione il parroco del comune del Cuoio don Ernesto Testi e l'assessora regionale Alessandra Nardini. Ma andiamo per ordine.
L'innesco della polemica
Tutto ha inizio dopo un fatto di cronaca, in merito a una rissa tra tre persone avvenuta in centro a Castelfranco. È il 17 luglio e sulle pagine de Il Tirreno, don Testi prende posizione dicendo "ci chiamano fascisti perché vogliamo stare tranquilli a casa nostra" affermando inoltre che "la sinistra ha fatto finta di non vedere". In quell'occasione parla anche di una polemica sollevata dal sindaco Fabio Mini, di centrodestra alla guida del Comune dal 2024, in cui è intervenuta Nardini. La discussione in quel caso era sui rifiuti e partiva da un post dello stesso Mini, del 13 luglio, con fotografie di spazzatura e materassi abbandonati in centro storico nel quale aveva scritto "questo è il risultato dell'integrazione amata tanto dai sinistroidi" parlando di "lotta al degrado" e di "Castelfranco ai castelfranchesi". Ben presto l'assessora condivide il post definendolo "intriso di razzismo" e aggiungendo, "Il Sindaco Mini dovrebbe occuparsi di tutte le persone che vivono a Castelfranco, di chi è doc ed ha la pelle bianca e di chi è arrivato qui da altri Paesi, o magari è anche nato qui, ma avendo la pelle un po' più scura, evidentemente al Sindaco piace meno. Il tempo della campagna elettorale è finito. Amministri, risolva i problemi".
Lo sfogo dall'altare di don Testi: "Accogliere non vuol dire lasciare che la gente faccia che gli pare, ma vivere in pace"
Qualche giorno dopo don Testi ritorna sull'argomento alla fine della messa del 20 luglio. Durante gli avvisi parrocchiali, di fronte ai fedeli riuniti in Chiesa, decide di approfondire la questione con "una serie di precisazioni" dopo le affermazioni nei giorni precedenti. Le sue parole sono riprese, integralmente, in un video che in questi giorni è rimbalzato sui social: "Perché mi sono arrabbiato tanto, e ho inveito contro qualcuno. Perché è un po' di anni che qualcuno tenta di minimizzare o nascondere dei fenomeni che purtroppo ci sono. Martedì sera io sono rincasato alle 23, e c'erano degli amici extracomunitari che si prendevano a bottigliate e hanno tirato fuori anche un coltello. Ho trovato una bambina straniera che piangeva in lacrime spaventata". "Perché - continua - tutte le volte si deve far metter bocca all'assessore regionale, che tra l'altro è mia compaesana (Capannoli ndr), per negare una cosa evidente. Sono stato tacciato di razzismo, di fascismo. Ma cos'è il fascismo? è non sopportare che qualcuno la pensi diverso da te. Ragionate e vedete chi è che non sopporta che ci sia un pensiero diverso dal suo, tanto da negare l'evidenza". Sui rifiuti in mezzo al paese dice: "Se voler star puliti e voler dormire la notte è esser razzisti allora sono razzista in questo senso, non in altri sensi. Scusate ma mi sembrava doveroso dirlo, perché mi hanno trattato di tutti i titoli". Poi dall'altare conclude: "La devono far finita queste persone a ragionare con l'ideologia, ad applicare le loro idee alla realtà e se la realtà non torna con le loro idee allora è sbagliata la realtà. Ma non è così che funziona la vita. E se continuano io continuo. I problemi ci sono e vanno risolti. Bisogna tentare di farlo. Accogliere non vuol dire lasciare che la gente faccia quello che gli pare, e violenti la vita di chi c'è già. Vuol dire vivere in pace, volersi bene". Uno sfogo che, dalla Chiesa, si è concluso con un applauso dei presenti.
Le repliche. Il vescovo: "Ribadisco la mia stima per don Ernesto". Nardini: "Attacco ingiustificato"
Passano i giorni dopo le "precisazioni" del parroco, condivise centinaia di volte e commentate da molti. Fino all'intervento del vescovo di San Miniato Giovanni Paccosi: "In merito alle polemiche relative alle parole che il parroco di Castelfranco ha pronunciato domenica scorsa (non all’omelia ma negli avvisi parrocchiali), per difendersi da offese gravissime ricevute per aver espresso le sue considerazioni sulla situazione difficile dell’ordine pubblico e del decoro nel centro di Castelfranco, invito tutti in primo luogo ad ascoltare quello che Don Ernesto ha detto e che si può facilmente rinvenire in Internet" si legge in una nota diffusa dalla Diocesi di San Miniato. "Nelle sue parole non è ravvisabile altro che la preoccupazione di un pastore e il disagio che un popolo intero vive. E questo è uno dei compiti fondamentali di ogni pastore, che ha inoltre anche il diritto di difendersi pubblicamente di fronte ad accuse ingiuste rivoltegli pubblicamente. Ribadisco la mia stima per Don Ernesto ed invito tutti ad abbassare i toni del confronto, per farne un dialogo utile a crescere insieme nell’accoglienza di tutti, nel rispetto di ognuno, nella costruzione di una convivenza pacifica e ordinata. Saremo così un piccolo segno di dialogo e di costruzione della pace in questo mondo che sembra allontanarsi sempre più da questi valori fondamentali che ci sono stati insegnati da Gesù e dal suo Vangelo".
Il sindaco Mini, ieri, ha affermato: "Tutto il Pd contro Don Ernesto…. il Sindaco di Pontedera, l’Assessore Regionale Nardini e chi più ne ha più ne metta. Dimostrate ancora una volta la volontà di imporre il vostro pensiero unico. Grazie a Dio esistono uomini di fede come il nostro Don Ernesto e il nostro Vescovo Giovanni Paccosi che con la parola di Dio chiudono una polemica vergognosa".
Nuova replica anche da parte dell'assessora Alessandra Nardini: "Non avrei voluto tornare sopra alla vicenda dell'attacco ingiustificato del parroco di Castelfranco di Sotto nei miei confronti, perché non voglio in alcun modo alimentare una polemica che avrei preferito non fosse mai nata, e che non ho certo innescato io. Ci tengo però, anche alla luce di quello che sto leggendo, a ribadire ancora una volta come sono andati i fatti: io non ho attaccato, né menzionato nel mio primo intervento, il parroco. Io ho risposto, e lo rivendico nel mio ruolo politico e istituzionale, al Sindaco Mini che aveva scritto un post che giudico vergognoso e intriso di razzismo. Rispetto all'oggetto della discussione, il parroco ha scelto autonomamente di inserirsi nello scontro, dalla parte del sindaco, di esprimere le sue posizioni via social e a mezzo stampa (opinioni che non condivido - né da cittadina laica né da cattolica - ma a cui io non ho mai risposto, dato che non reputo un parroco un interlocutore politico, avendo lui un altro ruolo), poi le ha ribadite dall'altare durante la Messa, chiamandomi direttamente in causa, come si può facilmente riscontrare dal video che gira in rete. Lui ha attaccato me, non il contrario. Se poi, come apprendo dal comunicato della Diocesi, le dichiarazioni del parroco hanno causato a lui attacchi personali o offese, me ne dispiaccio sinceramente, ma questo non cambia di una virgola i fatti, l'uso improprio del suo ruolo e quello che ho scritto prima e sostenuto ieri. Sono da sempre aperta al dialogo e al confronto, partendo però da un punto imprescindibile: la verità nelle ricostruzioni e il rispetto dei ruoli, che in questa vicenda è venuto meno".
La polemica fino a Pontedera
Una vicenda sulla quale molti si sono espressi. Fino a Pontedera, a partire dal sindaco Matteo Franconi che sempre ieri, 26 luglio, in un post sulla propria pagina Facebook dove comunicava il provvedimento di Daspo urbano emesso dalla questura di Pisa nei confronti di quattro persone "responsabili di gravi condotte in occasione della "Notte Bianca" lo scorso giugno, conclude commentando i fatti del Cuoio. "Ancora oggi un parroco a Castelfranco, teoricamente un epigono di quell'insegnamento (riferendosi a quelli del "rivoluzionario di Nazareth" citato poco prima ndr), lamentandosi di gesti oggettivamente riprovevoli (da prevenire e sanzionare) ci carica un surplus di intollerabilità per il fatto che siano stati compiuti da "stranieri"; lo fa assecondando la solita sciocca, errata e purtroppo diffusa litania che il buonismo della sinistra li abbia fatti venire e li abbia tollerati; lo fa scivolando nello scontro politico nei confronti di Alessandra Nardini (a cui voglio esprimere vicinanza) che aveva stigmatizzato un post intriso di un oggettivo razzismo neofascista del Sindaco di quel comune. Le opinioni sono sempre libere e tutte legittime, anche quelle politiche, anche quelle dei parroci, anche quelle espresse nei sermoni. Ma quella libertà vale quanto quella di coloro che, come me, Alessandra e tanti altri, leggono le sue parole (oltreché inopportune) lontane anni luce dal messaggio che dichiarano di professare".
Per Gian Paolo Quercetani, consigliere di Fratelli d'Italia Pontedera, "l’intervento del sindaco Franconi sui social contro il parroco di Castelfranco di Sotto è un attacco scomposto e profondamente scorretto. Travestito da riflessione etica, è in realtà un processo politico a chi osa esprimere un disagio reale, condiviso da molti cittadini. Il parroco ha detto una verità scomoda? Ha denunciato paure e problemi che esistono? Allora, per Franconi, va etichettato, isolato e zittito. È la solita logica: chi non si allinea al pensiero dominante viene bollato come razzista o intollerante. Ma il parroco di Castelfranco - continua Quercetani in una nota - non ha fatto altro che dare voce a un disagio che troppi amministratori continuano a negare. E no, non spetta al sindaco giudicare chi ogni giorno vive accanto alla gente, ascolta le difficoltà e affronta la realtà che la politica finge di non vedere. Serve rispetto, non sermoni. Serve ascolto, non bavagli. Chi difende davvero la comunità, oggi, ha il coraggio di dire la verità".

