Blitz contro criminalità cinese, 13 arresti. Agivano tra Firenze, Prato, Pistoia e Siena
È di 13 arresti, 31 denunciati e oltre 73mila euro di sanzioni amministrative il bilancio dell'operazione “ad alto impatto” condotta dalla Polizia di Stato in 24 province italiane, tra cui anche la Toscana. Il blitz, coordinato dal Servizio centrale operativo, ha colpito le ramificazioni della criminalità organizzata cinese radicate nel Paese, e in particolare tra Prato, Firenze, Pistoia e Siena.
Nel complesso, l’operazione ha portato all’arresto di 13 persone: tra queste, una per spaccio di droga, resistenza a pubblico ufficiale e possesso di oggetti atti a offendere; due per sfruttamento della prostituzione; tre per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio; una per tentata estorsione; e sei soggetti ricercati, già destinatari di provvedimenti per reati come rapina aggravata, furto e cumulo di pene.
Sono inoltre state denunciate 31 persone a piede libero, identificate 1.942 persone e controllati 305 esercizi commerciali, due dei quali sottoposti a sequestro. I controlli stradali hanno riguardato 248 veicoli, in 52 posti di blocco.
Sul fronte dei sequestri, la polizia ha sottratto al mercato illecito 550 grammi di shaboo – una potente droga sintetica – pari a circa 5.500 dosi, oltre a 22.825 euro in contanti. Sono state inoltre elevate 29 sanzioni amministrative, per un totale di 73.382 euro.
Tra i reati contestati figurano traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, tentata estorsione, immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro e contraffazione. Nelle province toscane, considerate snodi cruciali per l’organizzazione, particolare attenzione è stata rivolta al fenomeno dell’hawala, un sistema di trasferimento clandestino di denaro usato per eludere i circuiti bancari ufficiali e finanziare attività criminali a livello internazionale.
Secondo la polizia, i gruppi criminali cinesi attivi in Italia sono spesso composti da membri provenienti dalla stessa area geografica della Cina, talvolta appartenenti alla stessa famiglia. Operano in un clima di omertà e intimidazione, replicando logiche mafiose come le faide interne e l’uso sistematico della violenza, anche con armi da fuoco. Le indagini hanno confermato l'esistenza di vere e proprie “ali armate” all’interno di questi clan.
Degli arrestati, quattro sono accusati di traffico di droga, due di sfruttamento della prostituzione, uno di tentata estorsione, mentre sei erano destinatari di provvedimenti di cattura, uno dei quali per rapina aggravata.
La criminalità cinese, rilevano gli investigatori, si muove in costante coordinamento con altri gruppi, italiani e stranieri, spartendosi affari e territori. Un modello criminale in crescita che trova terreno fertile proprio in alcune zone della Toscana, dove la presenza della comunità cinese è storicamente radicata.