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Il Governo impugna legge regionale toscana sul salario minimo

Il Governo ha deciso di impugnare la legge regionale toscana n. 30 del 18 giugno 2025, che prevede un criterio premiale nelle gare pubbliche per le aziende che garantiscono un salario minimo di almeno 9 euro lordi all’ora. La norma si applica agli appalti regionali ad alta intensità di manodopera e si basa sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

La decisione è stata presa nel Consiglio dei ministri di lunedì 4 agosto. Nel comunicato diffuso dopo la seduta si legge che l’impugnazione è stata motivata perché “talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di tutela della concorrenza, violano l'articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione”.

Immediata la reazione del Partito Democratico toscano: Se la concorrenza la si deve fare sulla pelle dei lavoratori, siamo ben felici di aver promosso e approvato una legge che secondo il Governo viola le regole vigenti, ha dichiarato Vincenzo Ceccarelli, capogruppo del Pd in Consiglio regionale.

“Premiare le aziende che partecipano ad appalti pubblici regionali, se garantiscono ai propri operai un salario minimo non inferiore a 9 euro – ha aggiunto – è un modo per spingere le aziende a competere liberamente, come prevedono le regole della libera concorrenza, ma partendo dal principio che la salute dei lavoratori e la qualità del lavoro non possono essere messi in discussione”.

Per Ceccarelli, si tratta di una norma di civiltà che dà attuazione al principio costituzionale secondo cui “la Repubblica è fondata sul lavoro, e noi aggiungiamo: su un lavoro che sia dignitoso e sicuro”.

“Quando si abbassano troppo i salari, il lavoro diventa inumano e pericoloso – ha proseguito –. Questa è l’ulteriore dimostrazione che la destra che ci governa fa la faccia dura per difendere gli interessi dei potenti, ma scappa quando c’è da difendere i più deboli”.

Il Pd regionale auspica ora un intervento della Corte Costituzionale, che sarà chiamata a valutare il merito del ricorso. “Mi auguro che saprà leggere nel giusto modo la ratio di questa norma”, ha concluso Ceccarelli.

I deputati PD: "Rancore Meloni senza limiti"

"Ormai il governo Meloni è diventato soltanto un organo di propaganda politica: dopo aver annunciato la Zes nelle Marche nel disperato tentativo di nascondere i disastri della destra nella Regione, adesso tenta di affossare per l'ennesima volta le riforme della giunta Giani in Toscana. Dopo aver impugnato poche settimane fa la norma regionale sul 'fine vita' adesso blocca la legge sul 'salario minimo' che avrebbe assicurato a tutti i bandi di gara propri e di tutti gli enti collegati almeno 9 euro all'ora ai lavoratori coinvolti. Siamo francamente sconcertati da un governo ormai fuori dalla realtà, immobile ed incapace di dare risposte alle necessità delle famiglie ed ai diritti delle persone. Con questi atti punitivi la destra conferma che sa utilizzare il potere soltanto per reprimere e punire chi governa per aiutare le comunità. Non ci faremo intimidire, perché il bene del paese viene prima del rancore e della propaganda": è quanto riporta una nota congiunta dei parlamentari Pd Emiliano Fossi, Marco Simiani, Simona Bonafè, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Christian Di Sanzo, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli.

 

Fratoianni (AVS): "Meloni dimostra ciò che è, una destra nemica dei lavoratori "

"Impugnando la legge della Toscana sul salario minimo il governo Meloni dimostra ciò che è, una destra nemica dei lavoratori e di chi fatica ad andare avanti. Se si fosse trattata di una legge a favore delle banche o delle compagnie energetiche il governo Meloni non avrebbe fatto una piega. Ma di fronte alla legge della Regione Toscana sul salario minimo da garantire ai lavoratori, la destra si è messa prontamente all’opera per bloccarla". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.

"È più forte di loro: quando qualcuno vuole tutelare i più deboli, i lavoratori e le lavoratrici - conclude il leader di SI - a mettere i bastoni fra le ruote ci pensa il governo Meloni: una destra nemica della povera gente e di chi fatica ad andare avanti, ecco cosa sono".

 

Giani: “Pronti a costituirci in giudizio contro il Governo”

Indignazione, sconcerto e la ferma determinazione a dare battaglia in ogni sede a difesa della legge toscana sul salario minimo impugnata dal Governo. Il presidente Eugenio Giani reagisce e conferma l’obiettivo di tutelare gli stipendi dei dipendenti delle aziende che lavorano, in appalto, per la pubblica amministrazione.  “Esprimo la mia più netta contrarietà alla decisione del Governo, si tratta di una norma di civiltà, pensata per garantire dignità e tutele a chi lavora, premiando negli appalti pubblici le aziende che riconoscono almeno 9 euro lordi all’ora ai propri dipendenti.

Come Regione Toscana ci costituiremo in giudizio davanti alla Corte Costituzionale per difendere con determinazione questa legge e il principio che la ispira: il lavoro deve essere giusto, sicuro e retribuito in modo equo. La Toscana continuerà a battersi per il rispetto della dignità delle persone e per un modello di sviluppo fondato sul lavoro di qualità.”

Con Giani l’assessore ai contratti, Stefano Ciuoffo: “La legge è uno strumento per tutelare i salari, l’impugnativa non significa che la legge sia già stata bocciata: E’ bene ribadire con forza che ci sono elementi di valore per sostenere le ragioni della legge toscana . Inoltre, la premialità inserita non configura alcuna imposizione agli imprenditori che decidano di partecipare alle gare”.

“Il rancore di questo governo verso le classi lavoratrici più fragili non ha limiti. In Toscana oltre 57mila famiglie vivono sotto la soglia di povertà, e cosa fa il Governo Meloni? Impugna una legge che avrebbe garantito dignità salariale e tutele minime nei bandi pubblici. Un gesto di ostilità politica e sociale che svela, senza più ambiguità, la vera natura del centrodestra: ideologico, reazionario e nemico dei diritti fondamentali”. Lo dichiarano in una nota congiunta Riccardo Ricciardi, vicepresidente del M5S, Andrea Quartini, deputato M5S, e Irene Galletti, presidente del Gruppo M5S in Regione Toscana.

Non c’è alcuna giustificazione logica – proseguono – se non un furore ideologico che colpisce chi prova a costruire soluzioni concrete contro la povertà lavorativa. In Toscana si è scelto di agire, e il Movimento 5 Stelle è stato parte attiva fin dall’inizio, grazie ad un nostro atto che ha avviato il percorso legislativo regionale.”

“Questa destra grida al merito ma teme la dignità – concludono i portavoce del M5S – e ogni volta che può sceglie l’arroganza del potere contro i bisogni reali delle persone. Ma se pensano di fermarci con un ricorso, si illudono: questa battaglia per i diritti non finisce qui, è solo all’inizio.

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