Memoria e impegno civile, Gianfranco Maris a dieci anni dalla sua scomparsa
"Mi chiamo Gianfranco Maris e sono nato tre volte". Con queste parole si presentava spesso, quasi a voler riassumere in una frase la sua intera esistenza: quella di un uomo che ha attraversato il Novecento con una fedeltà incrollabile agli ideali della giovinezza, senza mai smettere di crederci, né di lottare per difenderli.
Nato a Milano il 19 gennaio 1921 (e registrato ufficialmente il 24), considerava però il 5 maggio 1945 la data della sua vera rinascita: quel giorno, dalla torretta del campo di concentramento di Mauthausen-Gusen, vide arrivare una camionetta americana.
Deportato per il suo impegno antifascista, sopravvissuto all’inferno dei lager, tornò in un’Italia libera con una missione chiara: difendere la memoria, promuovere la giustizia, costruire una democrazia solida e consapevole. La sua intera esistenza fu segnata da un profondo senso civico e morale.
Avvocato, membro del Consiglio Superiore della Magistratura, senatore della Repubblica dal 1963 al 1972 per il Partito Comunista Italiano, Maris fu sempre coerente e rigoroso nel mettere al centro della sua attività pubblica i valori dell’antifascismo e della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza e fondata sulla dignità della persona.
Ma più di tutto, fu un instancabile custode della memoria e della democrazia. Dal 1978 e fino alla sua morte nel 2015, fu presidente nazionale dell’ANED. Fu lui a promuovere la nascita della Fondazione Memoria della Deportazione, che considerava un punto di riferimento culturale e morale per la crescita delle nuove generazioni. Non una semplice raccolta di archivi, ma un luogo vivo, pensato per “educare la coscienza civile” e trasmettere valori.
Non si stancò mai di raccontare cosa accadde nei campi. Lo faceva senza odio, con precisione e con dignità, per spiegare ai giovani il significato della libertà, dei diritti, della responsabilità civile.
"Dall’oblio della Storia nascono i mostri", diceva spesso. Ed è contro quell’oblio che ha combattuto per tutta la vita, parlando nelle scuole, nei convegni, nei consigli comunali, ovunque fosse possibile costruire consapevolezza.
Per Gianfranco Maris, la memoria non era soltanto un dovere morale: rappresentava un vero e proprio atto politico e costituzionale. La Costituzione italiana, nata dalla Resistenza, era per lui il più alto simbolo del riscatto collettivo dopo la barbarie.
A dieci anni dalla sua scomparsa, il suo esempio resta vivo e continuerà a esserlo ogni volta che la memoria sarà scelta, difesa e trasmessa come atto di democrazia.
L’ANED di Firenze lo ricorda con affetto, gratitudine e responsabilità.
Fonte: Ufficio Stampa